Piazza Piccoli Martiri, quartiere Gorla, Milano, 20 ottobre, ore 11,35: esattamente 76 anni dopo il bombardamento che ha causato la strage dei 184 bambini della Scuola elementare Crispi, accade il tanto atteso gesto di riconciliazione. Il Console USA Anthony Deaton – delegato ai rapporti con la stampa e la cultura- commosso porta un fiore sul Monumento ai Piccoli Martiri, che è anche Tomba e Sacrario, opera del grande scultore Remo Brioschi. Dopo anni di appelli, ultimo quello del sindaco Sala esattamente un anno fa, raccolti da altri consolati delle nazioni belligeranti della seconda guerra mondiale, il Rappresentante della nazione che si era resa responsabile della loro morte, con un bombardamento eseguito sui quartieri Gorla e Precotto con oltre seicento morti, ha rappacificato gli animi, tanto che la sua presenza è stata accolta con degli applausi spontanei. Una presenza ben accolta, sia in Chiesa nella celebrazione religiosa, che al Monumento, simbolo dei danni provocati dalla guerra, dedicato ai Piccoli Martiri. Lì sono custodite le spoglie dei 184 bambini uccisi il 20 ottobre 1944 da una bomba, infilatasi nella tromba delle scale della scuola, sganciata da un aereo americano, in una mattina soleggiata d’autunno su una città inerme priva di difese.
Il Consolato generale USA ha riparato dopo 76 anni al tragico “errore”, con un gesto di pietà umana, la deposizione di mazzo di fiori in ricordo di tanti innocenti.
La riconciliazione presuppone un risveglio delle coscienze, importante specie di questi tempi dove le oltre 64 guerre in corso nel mondo imperversano lasciandosi alle spalle migliaia di bambini uccisi ogni anno. L’incontro tra il Console Deaton e Rossana Mondoni, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra di Milano e Lombardia, che ha lavorato molto per questo obiettivo, ha suggellato a livello simbolico, un patto per la Pace il cui significato è che la guerra colpisce tutti, indistintamente, coloro che sono liberatori, per una serie di vicende che sfuggono di mano, possono diventare i carnefici e viceversa.
“Davanti al Monumento con la figura grave e gigantesca di questa madre che porta in braccio il proprio bambino privo di vita, con le mani distese, a monito dei danni delle guerre – spiega Mondoni- penso sempre a mio padre, deportato nel 1944 a Mauthausen e, liberato dagli americani il 5 maggio 1945. Mi rendo conto che il male va oltre la persona e ricopre tutte le brutture della guerra; i nemici per mio padre furono i nazifascisti, per questi bimbi inermi fu la bomba sganciata dagli americani, per gli esuli giuliano-dalmati furono i partigiani del maresciallo Tito. Non basta individuare il nemico per essere più tranquilli perché la morte ti può arrivare anche dal fuoco amico a da chi meno te lo aspetti. E’ per questo che bisogna lottare per la pace, non esistono guerre giuste, tutte lasciano sul campo migliaia di vittime innocenti, sono solo fonte di guadagno per pochi e di danno per molti.”
Questo gesto non elimina i danni della seconda guerra mondiale su Milano, però rimargina la ferita che Milano aveva ancora nel cuore. L’auspicio di tutte le autorità presenti – a partire dal Comune e dall’assessore Galli della Regione Lombardia – è che il monumento possa diventare il Sacrario simbolo dei bambini vittime dei conflitti in Italia.
Il Corriere della Sera ha dato il giusto rilievo alla buona notizia:
Nella foto in evidenza da sinistra: la sig.ra Graziella Ghisalberti, sopravvissuta al bombardamento della scuola, il prof. Giulio Vignoli che ha appena scritto un libro sulla strage, Mondoni presidente ANVCG Milano e il Console USA Deaton. Nelle foto qui sotto alcuni momenti della commemorazione al Monumento con le Autorità (Comune e Municipio 2, Città metropolitana, Regione Lombardia e da alcuni Deputati).