Riceviamo e pubblichiamo l’opinione di Daniele Carozzi sul conflitto russo ucraino che, come ha detto ieri Papa Francesco, è stato lungamente preparato con il commercio d’armi.
Con il dissolvimento dell’Unione Sovietica nel 1991, le trasformazioni nei Paesi ex-satelliti furono numerose e talvolta cruente. Nella neonata nazione Ucraina, ad esempio, andava crescendo il distacco dalla lingua e cultura russe, rispetto ad una sempre più forte identità ucraina e democratico-occidentale, che guardava con attenzione e affinità verso l’Unione Europea. Nella mappa sotto si evidenzia la presenza in Ucraina di popolazioni russofone (il che non necessariamente significa russofile) rilevata nel 2001, dove secondo un censimento si definiva di identità ucraina il 78,8% della popolazione. Nel 2015, secondo il Centro Razumkov, gli ucraini erano arrivati all’86%. E oggi la percentuale è salita al 92%. Secondo lo studio, la quota di coloro che si considerano ucraini è più alta tra i più giovani dai 18 ai 22 anni (96,2%). Mentre è invece inferiore al 90% tra gli over 60. Tale fenomeno non solo veniva osservato con preoccupazione dalla Russia la quale, fin dai tempi dell’URSS di Stalin, soffre di “sindrome dell’accerchiamento e dell’invasione” da parte dell’Occidente, ma la situazione creò forti dissonanze fra russofili e non all’interno della stessa Ucraina, fino a scoppiare nella rivoluzione del 2014, che vide la fuga del Presidente russofilo Janukovyc. Una rivoluzione culminata in vera e propria guerra civile tra popolazione russofona (e russofila) e il preminente movimento Euromaidan che guardava ad una forma liberale e democratica vicina alla Unione Europea.
L’occupazione della Crimea
Nella guerra civile ucraina vi furono forze paramilitari del cosiddetto Donbass (le regioni russofone di Donec’k e Luhansh’k) e della Crimea, che si scontrarono con Forze Armate ucraine (o appartenenti al movimento Euromaidan) e ciò provocò da una parte e dall’altra numerosi morti, sia in uniforme che civili. Nel marasma generale, sostenuto con truppe che indossavano una non identificabile uniforme, nel 2014 avviene l’occupazione russa della Crimea. Ciò per i seguenti motivi:
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La popolazione della Crimea (che oltretutto dispone ancora di una forte comunità di discendenti italiani là rimasti dopo la guerra del 1853 con le truppe inviate da Cavour) è fortemente russofona, e la Russia aveva quindi il pretesto per difenderla dalle provocazioni e dagli eccidi ucraini.
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Alla Russia interessano i “mari caldi”. I suoi mari sono estesissimi ma freddi, ghiacciati per buona parte dell’anno. Viceversa, con la possibilità del “caldo” Mar Nero, è assicurato l’accesso (attraverso gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo del Mar di Marmara) al Mar Mediterraneo. Con il duplice scopo di Commercio civile e… controllo militare.
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La Crimea ha infine dato alla Russia la possibilità di piazzare armi nucleari in una zona strategica del Sud Europa, diminuendo un poco la sua “sindrome da accerchiamento”. Attualmente si conta che in Crimea siano stanziati circa 40 mila militari del Cremlino.
I dati, gravi in termini di morti e scontri fra le fazioni interne (pur con aiuti sottobanco dalla Russia e dalla NATO) che se le sono date di santa ragione (gli Euromaidan non furono di certo leggeri con i russofoni), non sono stati riportati con la dovuta eco da parte dei media occidentali in quanto ritenuta una questione interna, una rissa civile che avrebbe dovuto comunque risolversi senza ingerenze esterne. Oltre a ciò, la imponente percentuale di russofoni (e russofili) in Crimea lasciava intendere una sorta di diritto alla “autodeterminazione” dei popoli, secondo la (tuttora attuale) visione del Presidente americano Wilson (1856 – 1924).
Le crescenti preoccupazioni della Russia
La Russia avrebbe potuto accontentarsi della occupazione della Crimea senza invadere l’Ucraina? No, almeno per due motivi. Il primo è che il governo ucraino non intende accettare ufficialmente la perdita di una regione come la Crimea, pur se russofona (e russofila). Il secondo è che con il presidente ucraino Porosenko prima (2014 – 2019) e Zelenskyj poi, va crescendo nella nazione la… voglia di Unione Europea e di NATO. Effetti che hanno fatto scatenare l’ira di Putin il quale, già immaginando basi missilistiche USA piazzate in Kiev, rispolvera l’antica e mai dimenticata tradizione da Gengis Khan allo Zar fino a Stalin di convincere con le armi anziché con la diplomazia e mette in campo quello che durante l’imperialismo dell’Unione Sovietica aveva come messaggio “fratelli, amici della Russia, veniamo ad aiutarvi”. Con i carri armati. Dunque il 24 febbraio 2022 le forze militari del Cremlino invadono il territorio ucraino nel tentativo di un blitzkrieg (guerra lampo), in Russia denominato “Operazione speciale”, che però sta ormai durando da oltre un mese senza risultati definitivi.
Ecco le forze in campo nei due schieramenti (immagine). Giusto per fare qualche paragone, con 60 milioni di abitanti l’Italia ha Forze Armate (Aeronautica, Marina ed Esercito) per un totale di quasi 170 mila uomini, di cui 96 mila nell’Esercito. La nostra nazione spende, per la Difesa, l’1,3 % del PIL, leggermente aumentato negli ultimi due anni (ma il Lussemburgo spende l’1,4%…) quando l’accordo NATO prevedeva, fin dal 2014, di raggiungere almeno il 2% per ognuno dei Paesi della U.E. Quota che, nonostante il clima fortemente pacifista, sotto l’effetto del conflitto ucraino verrà da noi raggiunta soltanto entro il 2025. Gli USA spendono il 4,3%, la Russia il 4%, la Cina il 7,5%, il Portogallo il 2,1%, il Regno Unito e la Francia il 2,3%.
(fonte: relazione gen. Arnò, convegno ISPG marzo2022)
Gli obbiettivi della Russia
Tuttavia, nonostante i numeri a confronto, l’avanzata delle Forze Armate russe sembra avere il fiato grosso e una gamba zoppa. La strategia militare dice che se vuoi il blitz rapido devi aggredire con obbiettivi chiari e forze che siano almeno il triplo di quelle dell’avversario. Evidentemente esistono realtà diverse fra i due schieramenti. Ad esempio:
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La conoscenza del terreno da parte degli ucraini
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La forte motivazione del popolo ucraino a difendere la propria terra
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La propaganda ampia, efficace e suadente di Zelenskyj (non priva di qualche fake), che si appella a valori religiosi, patriottici e della tradizione
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La scarsa motivazione delle truppe russe, che non hanno esattamente compreso il motivo di questa “operazione speciale” verso quella che ritenevano una nazione sorella
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La simpatia e solidarietà che il popolo ucraino ha attirato su di sé in quanto Stato sovrano vittima di una aggressione
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Il poco scrupolo dei russi che, pur disponendo oggi di tecnologie che consentono di centrare obbiettivi militari risparmiando il più possibile i civili, sembrano non curarsi di questo problema attirandosi le più aspre critiche da parte del mondo civile
Ipotesi sulle vere finalità
Putin è stato chiaro. Ha messo subito in evidenza che per fermare la sua intromissione armata devono verificarsi questi tre eventi:
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La dichiarazione ufficiale, da parte dell’Ucraina, di accettare l’annessione della Crimea alla Russia
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La dichiarazione ufficiale che l’Ucraina non apparterrà mai alla Unione Europea e men che meno alla NATO, rimanendo così uno stato “cuscinetto” a tutela dei confini di mamma Russia.
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L’annessione del Donbass (Provincie di Donec’k e Luhans’k alla Russia in quanto occupate da popolazione russofona – e russofila -).
In realtà vi sono leciti dubbi che, oltre ad impossessarsi delle provincie del Donbass, Putin voglia annettersi Odessa e, prendendo tempo, spostarsi ancora più a Ovest, fino a raggiungere uno Stato di cui nessuno parla: la Transnistria, capitale Tiraspol. La Transnistria (in rosso nella foto sotto), che sembra avere un nome onomatopeico, è una sottile striscia di terra situata fra la Moldavia e il Sud dell’Ucraina. Essa è russofona e nostalgica dell’URSS. Lì il Cremlino potrebbe avere la sua meta finale perché piazzando armi, anche di tipo tradizionale, con l’alleata Bielorussia, circonderebbe per buona parte l’Ucraina in modo da “tenerla sotto schiaffo” e garantendosi una sorta di “terra di nessuno” a tutela della sicurezza della Russia.
Probabilmente il mostrare i muscoli di Putin non intende arrivare ad una guerra nucleare (sarebbe troppo stupido), ma semplicemente occupare la Transnistria.
I giochi sono ancora aperti, vedremo come andrà a finire. Comunque, la Storia è sempre generata dai rapporti di forza. Vince, e vincerà, sempre il più forte. Potranno essere forze della ragione o dell’errore, ma… con la ragione del più forte. Tutto il resto è utopia.
Si vis pacem, para bellum
Daniele Carozzi