Si ricomincia a parlare del peso del debito pubblico, come fosse colpa nostra

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Il peso del debito e delle guerre

Sul Corsera del 28 agosto 2024, è apparso un articolo[1] di Sabino Cassese “Quel Peso Politico del Debito“, dove fa notare che il bilancio del Governo italiano è di 1000 miliardi, ma il Debito Pubblico è di circa 3000 miliardi. Evidenzia che un debito così elevato è un freno alla spesa pubblica quindi un limite alla politica del Governo. Ricorda anche che la formazione del bilancio del Governo sia da quasi 80 anni, un processo incrementale, frazionario, che riflette obblighi da pagare per la gestione corrente e, diciamo noi bonus e sovvenzioni politiche, fatti da altri Governi nel passato e che continuano a persistere. Inoltre, ogni anno, occorre pagare gli interessi sui Titoli di debito, e gli interessi su 3000 miliardi sono elevati. In realtà sembra che il pagamento degli interessi sia fatto con altro Debito incrementale; quindi, si emettono nuovi Titoli per pagare gli interessi dei vecchi. Nel 1776 Adam Smith diceva che imponendo nuove tasse che servano a pagare gli interessi, la liberazione del Debito Pubblico sarà mediante bancarotta. Quindi, in realtà l’economia e la finanza comandano la politica, permettendo ai Governi di agire solo con minime delibere per costi incrementali.  Cassese osserva che i Governi di breve durata sono invogliati a spendere molto per vantaggi politici e fare Debito, che tanto ricade sui successori, ma se un Governo vuole durare vari anni, deve affrontare un percorso obbligato da vincoli abbastanza stretti. L’articolo di Cassese è un monito al Governo. Ovviamente è uno scenario di ottica nazionale, ma quello che i cittadini avvertono è una potenziale crisi debitoria e monetaria internazionale, che coinvolga USA, Giappone, UK e di conseguenza la UE. Molti credono che il denaro sia stampato dallo Stato, oppure che, essendo di carta o bit elettronici, sia creato dal nulla[2].

Il punto è che in tutti gli Stati occidentali, una quota consistente del Debito Pubblico è costituito dalla massa degli interessi cumulati sui debiti, anche scaduti e rimborsati. Il sistema è che gli interessi e gli interessi sugli interessi, composti, vengono pagati non emettendo nuove tasse, ma nuovi Titoli di debito con altro interesse. L’Italia si è fregata da sola con l’adozione dell’euro, non tanto per gli aumenti dei prezzi al consumo, che riflettevano una situazione comunitaria, ma perché aveva Titoli di debito in Lire con l’interesse del 7-9%. Il tasso medio dei paesi euro era del 3,5%. Il Governo non ha ristrutturato il debito, da Lire a euro, abbassando gli interessi, ma ha solo fatto il cambio monetario: quindi l’Italia ha pagato interessi dell’8-9% in euro per anni, con un rialzo del Debito pubblico (ndr.: il direttore generale del Tesoro era Mario Draghi). Tutta la situazione economica dipende dagli interessi. In Occidente le Banche Centrali sono separate e indipendenti dal Governo. In realtà i banchieri centrali, non possono fare niente per influire sulla spesa pubblica a deficit dei Governi, possono solo aumentare o diminuire gli interessi, per raffreddare o incentivare l’economia, in funzione di vari parametri, ad esempio l’inflazione. Oggi la teoria di alzare gli interessi per abbassare l’inflazione è da considerare una idea vecchia, degli anni 1930, infatti la sostenne Keynes 90 anni fa. Serve forse solo nei casi di ‘inflazione da domanda’ creata da una massa monetaria superiore all’assorbimento dell’economia. Comunque, non si capisce perché deve farlo la Banca Centrale, i Governi potrebbero benissimo raffreddare un’economia riscaldata aumentando le tasse. Ma perderebbero consenso e allora sono guai. Ai tempi di Keynes, esisteva solo l’economia privata, quindi il capitale privato e il lavoro. Oggi in Occidente l’economia pubblica dello Stato è talvolta preponderante all’economia privata. La Sanità, la Scuola, i welfare delle casse integrazioni, la difesa, l’università pubblica, le aziende partecipate etc… tutte cose “sociali“ che non esistevano negli anni 1930. Quindi, gli alti tassi di interesse non impattano solo sui consumatori e sulle imprese private che rallentano i consumi e gli investimenti, ma impattano sulla spesa a deficit dei Governi e quindi sulle politiche e l’aumento del Debito[3].

Un’osservazione: la FED americana ha aumentato i tassi al 5,5 % nel marzo 2022, quando l’inflazione – dovuta alla poca offerta aggregata, per via del Covid – galoppava già da 2 anni. In realtà li ha aumentati quando è iniziata la guerra in Ucraina e gli USA hanno immesso miliardi di dollari in armi e sostegno finanziario a Zelensky, tutti soldi senza nessun ritorno, come sempre sono i soldi che si spendono in guerra, che non sono produttivi. La BCE ha dovuto fare altrettanto, non tanto per le spese europee a sostegno della guerra, ma per pareggiare i tassi euro con quelli americani; in questo modo ha evitato lo swap o il carry trade cioè le speculazioni che si indebitano in una moneta a basso interesse per investire in una moneta ad alto interesse.

Adesso, l’ottica è la seguente: ogni Debito è pareggiato da un Credito; quindi, vi è gente che compra sia i Debiti governativi (Titoli), che privati (obbligazioni) perché vogliono guadagnare sugl’interessi. Chi sono? Principalmente Banche e fondi che poi li rivendono anche ai privati, se li richiedono. Bene, ora un occhio alla situazione internazionale di oggi con le due guerre, in Medio Oriente e in Ucraina: gli USA e la UE e UK spendono soldi – a debito, non ottenuti dalle tasse – nel buco nero delle guerre per supportare alcuni contendenti. Se una Banca Centrale abbassasse i tassi, dal 5,5 a 4%, ovviamente i Governi emetterebbero Titoli al 3,8-4%. E chi li compra in uno scenario pericoloso?

Negli ultimi 12 mesi la Cina ha venduto 750 miliardi di Titoli USA, da una giacenza iniziale di circa 1500, e le vendite dei titoli in dollari ed euro proseguono in tutto il mondo dai Paesi terzi, arabi inclusi. Si chiedono, perché mai dovremmo finanziare gli USA e i Paesi NATO che domani potrebbero farci guerra e bloccare i fondi e i pagamenti internazionali, come hanno fatto con la Russia? Risultato: il mercato dei Titoli dei Paesi Occidentali sembra contrarsi, per stimolare gli acquirenti ci vogliono interessi alti, remunerativi, che impatteranno ancora di più sui Debiti Pubblici, quello dell’Italia, incluso quello USA, oggi a circa il 130% del PIL. Sembra difficile, pertanto, che si realizzi una riduzione degli interessi, continuando con questo sistema.  A meno che appaia un Cigno Nero finanziario o geopolitico che sblocchi questa situazione.

Fabrizio Gonni

Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli, mail: gonni@istitutostudipolitici.it


[1] Opinioni | Quel peso politico del debito | Corriere.it

https://www.corriere.it/opinioni/24_agosto_28/quel-peso-politico-del-debito-b4c3c07d-c31c-459d-8d55-1adf9b01bxlk.shtml

[2] Questi esempi possono chiarire meglio il problema:

  • pochi pensano che il denaro si ottenga da uno scambio, esattamente come il cittadino scambia il proprio lavoro in cambio di denaro, che gli serve per acquistare beni e servizi e magari anche per risparmiare, quindi accumularlo;
  • esiste lo scambio “finanziario“ che permette anche di creare denaro dal nulla, come esempio il mutuo per acquistare casa: noi firmiamo un contratto che restituiremo l’importo prestato dalla banca con gli interessi in 20 anni: è esattamente questo contratto che permette alla banca di creare dal nulla il denaro che ci presta per acquistare casa. Non è che la banca usi i risparmi delle vecchiette! pone il contratto in bilancio all’Attivo patrimoniale e deve creare una posta passiva patrimoniale, a bilancio, ossia soldi “creati dal nulla” che consegna, a fronte della nostra promessa di pagamento.

Alla fine, non è che sia proprio denaro creato dal nulla, è generato in cambio di una quota dei nostri redditi per i prossimi 20 anni, prevista dal contratto di mutuo. Bene, anche per lo Stato funziona così: se il Governo vuole spendere oltre al gettito fiscale che riceve, lo deve fare a Debito, emette Titoli di rimborso, annuale, decennale, trentennale, che prevedono il pagamento di interessi. Quindi è come se facesse un mutuo. Quindi impegna i suoi redditi futuri per ripagare capitale e interessi.

[3] Si rammenta che Draghi, quando era alla BCE, ha ridotto i tassi allo 0,5 e l’overnight sottozero. Ricordate quando l’euro era a 1,59 sul dollaro? L’azione di Draghi ha consentito una svalutazione dell’euro ed evitato la scissione dell’Eurozona.

 

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