Questo primo turno delle presidenziali francesi, svoltosi domenica 10 aprile 2022, è stato decisamente importante per la Francia ed è una cartina di tornasole per la vecchia Europa. I vincitori come da previsioni e da sondaggi elettorali sono Macron e Le Pen. Però, ci sono delle novità importanti, si segnala soprattutto la rinascita dell’ala sinistra radicale con Mélenchon e il suo movimento Francia Indomita, poi la disfatta dei candidati dei partiti tradizionali, a destra come a sinistra:
– Repubblicani ai minimi storici. La candidata dei Repubblicani, Valérie Pécresse, con il 4,8%, non è stata in grado di oltrepassare la soglia per il rimborso delle spese di campagna elettorale, fissata per legge al 5%. Nel 2017 il suo predecessore François Fillon aveva raggiunto il 20%.
– Socialisti ampiamente sotto soglia. La socialista Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, ha ottenuto l’1,7% dei voti (Benoît Hamon nel 2017 era a sua volta crollato al 6,3%, percentuale che allora fu considerata alla stregua di un baratro politico).
– Ecologisti in affanno, con Yannick Jadot hanno oltrepassato appena il 4%, quindi anche loro sotto soglia popolarità e rimborsi elettorali.
Il turno di ballottaggio tra i primi due candidati, Macron e Le Pen, si svolgerà domenica 24 aprile.
A giugno si concluderà il tour de force con le elezioni parlamentari. Il 12 giugno 2022 con il primo turno per l’Assemblea nazionale e il 19 con il ballottaggio nei collegi.
Qualche Numero dalle Presidenziali francesi – a cura di Franco Astengo
Dopo lo spoglio voti primo turno delle presidenziali francesi di domenica 10 aprile è possibile tentare qualche prima valutazione generale, riservandosi una analisi più approfondita nell’articolazione territoriale. Molto opportunamente il sito del Ministero dell’Interno francese riporta anche le percentuali sul totale degli aventi diritto: in Italia questo tipo di analisi non si svolge quasi mai e si finisce con lo stravolgere il senso delle percentuali effettive di voto assegnandole soltanto sulla base dei voti validi (sorgono così equivoci come quello clamoroso delle Europee 2014 con il PD attestato a un fasullo 40% ottenuto semplicemente per una massiccia diserzione dalle urne). Nella Francia 2022 l’astensione è ancora cresciuta e questo elemento deforma il valore delle percentuali ottenute dai diversi candidati. Andando per ordine, su questo punto: nel 2017 ci si era attestati sul 77,77% dei votanti con l’1,78% di schede bianche e lo 0,78% di schede nulle. Nel 2022 il totale dei votanti è sceso al 74,86% (meno 2,91% : circa 1.500.000 in più di elettrici ed elettori che non si sono recati al seggio). Nel computo dei voti relativi ai diversi candidati si rileva anche una forte volatilità elettorale (non ancora, però, ai livelli assunti dal fenomeno nelle più recenti elezioni italiane) con la caduta dei due grandi partiti che avevano segnato il bipolarismo francese: il partito socialista e quello gollista (ed eredi) e la grande differenza tra centri urbani e Francia profonda. Considerato che i due candidati che andranno al ballottaggio hanno incrementato il loro plafond rispetto al 2017, diventa fondamentale capire cosa è successo per valutare il crollo di gollisti e socialisti. Prima di tutto la divisione a sinistra: la presenza di 5 candidature (compresa quella dei Verdi, che nel frattempo in Francia hanno assunto una dimensione maggiormente “politica” dai tempi ruralisti di Bovè) ha impedito all’ex-socialista ora radical-populista Mélenchon di arrivare al ballottaggio. La candidatura dell’ex-fondatore di Radio Tangeri è cresciuta in numeri assoluti da 7.059.951 a 7.605.495.
Intorno, a sinistra, registriamo: il pauroso arretramento della candidatura socialista, in questo caso Anne Hidalgo – sindaco di Parigi – che rispetto a quella di cinque anni fa di Benoit Hamon si ferma a 604.203 voti contro 2.291.288; il comunista Roussel (non presente nel 2017) ottiene 799.352 voti; i Verdi con Jadot 1.587.541 e le due candidature trotzkiste complessivamente 461.720 voti.
Un’ipotetica candidatura da Fronte Popolare (compresi gli ecologisti) avrebbe ottenuto nel 2017 9.978.128 voti, saliti nel 2022 a 10.454.108 a dimostrazione che, dal crollo dei socialisti, non si è avuto uno spostamento a destra ma ,considerato il quadro complessivo, semplicemente un maggiore frazionamento.
L’altro punto di caduta che andrà esaminato con attenzione è quello dei gollisti. La candidatura ufficiale dei “Repubblicani” nel 2017, presentata da Francois Fillon aveva ottenuto 7.212.995 suffragi: nel 2022 Valérie Pécresse, presidente dell’Ile de France, è scesa a 1.658.377 voti con un calo di 5.554.618 suffragi. Appare evidente che gran parte di questi voti abbiano rappresentato nel 2022 la base del consenso acquisito da Eric Zemmour, ultradestra, che ha raccolto 2.442.673 voti; un’altra parte dei perduti voti gollisti è da ricercarsi (oltre che nell’astensione) nell’incremento ottenuto dalla candidatura Le Pen. Nella sostanza non c’è complessivamente uno spostamento a destra ma uno spostamento della destra verso l’estrema destra che Macron sta cercando di recuperare corteggiando (come fa da tempo) l’ala più vicina all’ex-presidente Sarkozy: così la sinistra divisa si limita, pur disponendo di un notevole numero di voti, ad assistere abbarbicata al successo di Mélenchon che verificheremo quanto potrà essere trasmesso e reso efficace nelle elezioni legislative.
In sostanza si può affermare che per la prima volta la candidatura Le Pen di estrema destra non ha fatto il pieno al primo turno e dispone (al contrario dello scontro di 5 anni fa) di margini di crescita: oltre ai 2.442.673 voti di Zemmour sono da considerare anche il 1.095.703 voti di Lassalle (erede di Bayerou) e i 718.240 voti di Dupont – Aignan oltre all’incerta possibile divisione dei voti gollisti.
Macron ha portato avanti una politica di destra sottovalutando l’ampiezza del bacino della sinistra: Mélenchon ha dichiarato “non un voto per la Le Pen” ma non ha invitato a votare Macron. Esiste allora un margine di incertezza da non trascurare, considerando anche l’articolazione sociale e culturale dell’elettorato di France Insoumise che risulta molto diversa da quella per così dire “classica” di PS, PCF e LO. Sul voto per Mèlenchon sicuramente hanno insistito frange dei tanti “NO” che agitano l’estremismo europeo dall’emigrazione, all’emergenza sanitaria, alla guerra con richiami che, almeno in Italia, hanno assunto aspetti di dannunzianesimo di ritorno come nel caso del M5S che pure tentarono approcci con il movimento dei “gilet gialli”. Pesa l’incapacità della sinistra francese di valutare le proprie forze nelle diverse componenti e, di conseguenza, l’impossibilità di costruire una qualche dimensione unitaria.
Sarà l’affluenza al secondo turno a decidere il ballottaggio e soprattutto la possibile partecipazione di elettrici ed elettori della sinistra, perché la volatalità elettorale tra il primo e il secondo turno non è così scontata come si verificò invece nel 2002, quando Chirac raccolti 5.665.855 voti al primo turno volò al secondo a 25.537.956 facendo il pieno dell’antifascismo francese e surclassando Le Pen senio, passato da 4.804.713 a 5.525.032 ( su Chirac si assestarono gli oltre 4 milioni di voti socialisti di Jospin, i quasi 2 milioni del centrista Bayerou, mentre va ricordato che in quell’occasione le due candidature trotzkiste di Lotte Ouvriere e della LCR finirono davanti a quella del PCF).
Il parere di Felice Besostri
In Francia il limite di Mélenchon è Mélenchon, che sembra un De Magistris, incapaci di concepire altri che sé stessi.
Se al ballottaggio aumenta l’astensione viene favorita Marine Le Pen. Con la sola candidatura di Zemmour la Le Pen arriva a 10.552.475, cioè 991.896 voti in più di Macron, che potrebbe compensare con i voti di Jadot 1.587.541 e Hidalgo 604.203, che sono di più dei 1.095.703 voti di Lassalle (erede di Bayerou) e i 718.240 voti di Dupont – Aignan. La singola forza che farebbe la differenza sarebbe la France Insoumise, ma non credo che ci sia un’indicazione esplicita per Macron, tutto preso da un recupero a destra dell’elettorato gollista di Sarkozy.
Aggiungo: comunque è mancata una qualunque iniziativa che contrastasse la deriva delle 5 liste (con dieci milioni di voti). Noi in Italia abbiamo una situazione diversa perché il PD è simile a Macron e Draghi più ancora qualcos’altro. Inoltre da noi ci sono posizioni molto pesanti sulla questione della guerra. E’ necessario lanciare una proposta e cercare di riunire un tavolo dove comporre una Sinistra Costituzionale per una Zimmerwald1 italiana del XXI secolo.
Il Ministero degli Interni francese ha diffuso i dati elettorali delle elezioni presidenziali nella tabella sottostante.
Candidati | voti | % sui V.Validi | % sugli Iscritti | |
M. Emmanuel MACRON | 9 785 578 | 27,84 | 20,07 | |
Mme Marine LE PEN | 8 136 369 | 23,15 | 16,69 | |
M. Jean-Luc MÉLENCHON | 7 714 949 | 21,95 | 15,83 | |
M. Éric ZEMMOUR | 2 485 935 | 7,07 | 5,1 | |
Mme Valérie PÉCRESSE | 1 679 470 | 4,78 | 3,45 | |
M. Yannick JADOT | 1 628 337 | 4,63 | 3,34 | |
M. Jean LASSALLE | 1 101 690 | 3,13 | 2,26 | |
M. Fabien ROUSSEL | 802 615 | 2,28 | 1,65 | |
M. Nicolas DUPONT-AIGNAN | 725 356 | 2,06 | 1,49 | |
Mme Anne HIDALGO | 616 651 | 1,75 | 1,26 | |
M. Philippe POUTOU | 268 984 | 0,77 | 0,55 | |
Mme Nathalie ARTHAUD | 197 184 | 0,56 | 0,4 |
Le mappe del voto di Le Monde
(Les cartes des résultats de l’élection présidentielle 2022 des douze candidats (lemonde.fr)
Il voto prevalente per ogni comune (il candidato che prevale in quel comune è segnalato con il proprio colore)
Mappe del voto per singolo candidato in ogni comune
1 A Zimmerwald, in Svizzera nel cantone di Berna si tenne tra il 5 e l’8 settembre 1915 una prima conferenza internazionale dei rappresentanti dei partiti socialisti contrari alla guerra, su proposta del socialista svizzero Robert Grimm e della socialista russa, internazionalista, Anželika Balabanova, nota in Italia come Angelica Balabanoff.