Alla fine di questo complicato 2024 un racconto breve (ricavato da “La porta” dell’autore1 Kurt Tucholsky, una sottile satira del 1920) ci vuole, per comprendere al meglio i complicati meccanismi che governano la sede della Commissione Europea a Bruxelles, ovvero Palazzo Berlaymont, la cui porta d’entrata principale è a due battenti.
Uno fra i compiti più importanti dei funzionari della Commissione è la scelta, ogni mattina, fra il disserrare il battente di sinistra o quello di destra. Data l’importanza dell’operazione, la si è voluta affidare a portinai particolarmente preparati, di cui vi è gran numero a Bruxelles. Se un visitatore si piazzasse per diversi giorni di mattina dinanzi alla porta, osserverebbe che, chi vuole entrare, deve scegliere il battente giusto. Da animale abitudinario che è, l’uomo si adatta nel subconscio a dirigersi velocemente verso la porta che ieri e l’altro ieri era aperta, andando a sbattere pesantemente con la testa contro il battente serrato, se il portinaio ha deciso quel giorno di usare l’altro battente. L’alternarsi di porta chiusa/aperta ha la sua importate ragione nella considerazione di politica di valore, auto-stima e fedeltà dei funzionari della Commissione UE.
Hanno tutti una divisa, un berretto e un pizzico di autorità. Ognuno ha un suddito più piccolo di lui da dominare. Ognuno deve avere, almeno una volta nella sua scialba giornata brussellese, il potere in mano. Ognuno deve avere il piacere di imporre la sua volontà al pubblico (che paga il suo stipendio). Ognuno deve esibire potere.
Il governo della Commissione Europea deve dimostrare che anch’esso esiste sulla faccia della Terra, e lo fa anche con il rito solenne della porta. Il compito al Berlaymont non consiste beninteso solo nella ricorrenza mattutina della porta, la Commissione regala all’Europa leggi e regolamenti di equivoca rilevanza, in prevalenza nocivi, e ingoia i soldi dei cittadini per risibili stravaganze comunitarie (le quote-latte ecc..). Sono oltre 33.000 i dipendenti, portinai e assimilati che non servono a molto, certo non servono ai cittadini europei, che non li hanno richiesti. E allora, cosa fanno lì? Non si sa, hanno una scrivania, ricevono un giornale ogni mattina, girano i pollici pensando a come fare danno. La loro presenza a Bruxelles di regola non è dolosa: non sanno neppure loro cosa stanno a fare in quelle sacre soglie. Però, fra coloro che osservano il funzionamento della porta c’è sempre qualcuno che alla fine si lamenta. Va dalla Presidente della Commissione europea e le riferisce la sua frustrazione Lei risponde con gentile sorriso, offre i bonbon (bene che sia una Signora, fosse uomo, offrirebbe gli Avana, con implacabile ira degli Americani, che continuano a credere che Cuba è, e deve rimanere in eterno, loro colonia).
La Presidente tedesca spiega sorridendo che questa storia della porta è questione del tutto marginale, non vale la pena discuterne: “Comunque, se insiste, chiamo la estone responsabile per il buon funzionamento dell’amministrazione, e le ricordo di essere in futuro più attenta nel fare scrupolosamente osservare le regole interne relative all’ordine della Commissione UE“.
A questo punto, il visitatore sorride anche lui e conviene che non era questo il vero scopo del suo reclamo, aggiungendo che in effetti la storia della porta è di poca importanza. Dato che la Presidente continua a guardare cordialmente e a mostrare interesse, il visitatore osa il seguente discorso:
“Signora Presidente, tutta la sua squadra di funzionari è profondamente ignorante, corrotta e pervasa di incredibile menefreghismo – mi scuso per la volgarità – rispetto al compimento dei suoi doveri, la sua gente è maleducata, si comporta con stile prevaricatore. Vada a sincerarsi lei stessa come i suoi trattano gli europei, osservi come i suoi funzionari sono solo intenti a esercitare autorità vuota, a creare difficoltà dove possono, a industriarsi nel fare apparire grande e importante la loro minuscola seggiola, come sentono un solo impulso, quello di imporsi sulla testa degli altri. Sanno perfettamente cosa dovrebbero fare per servire l’Europa. L’applicazione alla carlona degli obblighi e protocolli di servizio sgangherati esigono che nessuna regola burocratica venga intelligentemente applicata. I suoi portinai si alternano nel chiudere a loro discrezione l’una o altra porta solo per dimostrare alla gente che anche loro hanno qualcosa da dire e da fare“.
La Presidente continua a sorridere dicendo qualcosa dell’eccesso di zelo dei funzionari sottostanti, si schiarisce la gola con due colpi di tosse a significare che la seduta è terminata. Il visitatore si accommiata, e si dirige verso la porta. Ma la Presidente lo blocca:
“Non quella, Signor Wrobel, quella porta può essere utilizzata solo dai miei funzionari“.2
Conclusione
Lo storico francese Lucien Febvre ebbe a dire delle parole molto sagge su questa realizzazione burocratica dell’Unione Europea:
“L’Europa è un ideale privo di fede, incapace di suscitare un vero e proprio interesse collettivo.”
Nicola Walter Palmieri
saggista e avvocato
1 Famoso il suo aforisma: “Chi fa la satira, è un idealista offeso: vorrebbe un mondo buono, ma il mondo è cattivo . . . la satira esagera? La satira deve esagerare e la sua essenza più profonda è quella di essere ingiusta”.
2 Liberamente adattato dal testo tedesco di Ignaz Wrobel, “Die Tür”, Berliner Volkszeitung, 29 dicembre 1920.
NdR.: uno dei cinque pseudonimi di Kurt Tucholsky (1890-1935) è “Ignaz Wrobel”.
Il racconto originale riguarda una situazione simile, di quando autore ebbe da trattare con un importante funzionario pubblico – un’esperienza all’ufficio postale – nella Germania degli anni venti dopo la prima guerra mondiale.