Nel 1941, subito dopo l’attacco di Pearl Harbour, il Presidente Roosevelt fece emanare una legge che obbligava la Federal Reserve ad acquistare tutte le emissioni di Debito del Tesoro, ad un tasso fisso prestabilito e ridotto. Da quel momento le Banche private furono escluse dalla contrattazione e dall’acquisto dei Titoli, anche perché così veniva eliminata la questione della domanda e offerta, che porta generalmente all’aumento dei tassi e inflazione immediata. Il sistema finanziò tutta la guerra degli USA, senza scossoni. Anzi, nel 1944, un anno prima della fine della guerra, venne convocata la Conferenza di Bretton Woods, dove tutti i Paesi alleati (inclusi i Sudamericani) decisero che il dollaro era ancorato al valore fisso dell’oro e tutte le monete Nazionali dei Paesi erano ancorate al dollaro, potevano oscillare dello 0,25% in più o meno. Si chiamava Gold Exchange Standard. Voleva dire che, se una moneta nazionale si fosse svalutata rispetto al dollaro, il Paese avrebbe dovuto mettere in atto norme contro la svalutazione. Ma la moneta non poteva neppure rivalutarsi, quindi i flussi di capitali entrati nel Paese per eventuali surplus commerciali dovevano essere investiti in dollari, mantenendo così il cambio fisso. Nota esplicativa: i cambi sono determinati dai flussi di capitali avanti e indietro tra i Paesi.
Se uno ci pensa bene, era un sistema splendido per evitare la svalutazione – che in genere segue la guerra – del dollaro americano, perché tutto il mondo doveva comprare dollari e sostenere gli USA. Comunque, il cambio italiano a 625 Lire contro dollaro, fino al 1970, permise la crescita industriale del Paese, l’idea funzionò per tutti quegli anni. In realtà, il dollaro non si sarebbe svalutato verso altre monete, ma solo verso il PPI (Purchase Price Index), cioè l’indice dei prezzi interni, ma questo sarebbe rimasto solo un problema interno americano. Si arriva così oggi: tutti i Paesi UE, meno per ora la Germania, hanno un Debito Pubblico superiore al PIL annuale. La Francia è circa al 120%, l’Italia è sul 160%, la Spagna sul 115%. Il Debito della Germania, per ora, non arriva al 90% del PIL, ma sono apparsi trucchi vari contabili dei tedeschi, in quanto non si sono considerati i debiti dei Lander; quindi, non si sa bene quali siano i valori reali.
A Bruxelles, nell’ultimo summit, tutti i rappresentanti dei Paesi UE gridavano “Guerra, Guerra alla Russia!”. Poi, si domandarono: chi paga? Francia, Italia, ed altri Paesi dissero che bisognava emettere EuroBond, in modo da suddividere il rimborso fra tutta la UE. Invece i Tedeschi, Olandesi ecc.. dissero no, ogni Paese deve spendere a Debito indipendentemente dagli altri per armarsi e andare in guerra. Tra l’altro non era neppure chiaro chi avrebbe dovuto comprare questi ‘Euro-War-Bond’. Forse, il mercato, comprati da Banche private (e poi girati ai risparmiatori?). Oppure doveva essere la BCE a acquistarli per emettere moneta. A quale tasso? quello corrente che raddoppia il debito in 12 anni o un tasso più elevato?
Un esempio può chiarire le cose. Se il vostro direttore di Banca vi chiamasse e dicesse “…c’è un ottimo affare”, cioè, sottoscrivere degli ottimi Buoni di Guerra del Tesoro Italiano al tasso nominale dell’8%, che fare? Aderire per patriottismo o per il buon tasso di interesse? Attenzione, qualcuno si ricorda del nonno, che nel 1940 investì i risparmi di famiglia nei “Buoni della Vittoria” di Mussolini, il cui rimborso fu spostato a 100 anni con la famosa ‘conversione forzosa’. Se qualcuno li trova in casa in un vecchio baule, sappia che nel 2040 potrebbe portarli in Banca per il rimborso (in Lire del 1940). Per fortuna non ci sono solo i giornali allineati al “mainstream“, ma tra giornali sul web , interviste su YouTube provenienti da tutto il mondo è possibile vedere i vari aspetti complessi della situazione delle due guerre in corso: l’impressione generale è che tutto sia abbastanza complicato, non si capisce cosa vogliono fare i Governi.
Sembra che Israele abbia Forze Armate adatte per contrastare e vincere una aggressione “tradizionale” da parte di un Paese Arabo, tipo Egitto, Siria, Iraq, etc.. ma sia poco attrezzato per una guerra asimmetrica contro gruppi di guerriglieri. Qualunque reazione tradizionale, come i bombardamenti e i carri armati provoca enormi perdite di civili inermi e pertanto provoca la condanna morale di tutto il mondo civile e dell’ONU. Rimangono le spese a deficit assunte dallo Stato per finanziare la guerra.
Quanto all’Ucraina, si è visto che gli eserciti occidentali da anni sono dimensionati per interventi limitati, contro ribelli mediorientali o per missioni di peace keeping. La tecnologia, anche se avanzata, dei sistemi d’arma tradizionali terrestri dell’occidente sembra poco influente in uno scenario da 1° Guerra Mondiale, con gente nelle trincee e un immenso fuoco delle artiglierie. In una recente intervista un autorevole Generale italiano (1) afferma che la durata di vita di un carro armato, sia russo che occidentale, mandato al fronte, non supera le 8 ore. Il Governo italiano vorrebbe fare un ordine di un centinaio carri Leopard tedeschi, il prezzo unitario sarebbe di circa 800 milioni l’uno, un totale di 8 miliardi (da pagare con Debito Pubblico) che, se fossero messi in azione su qualsiasi fronte, dopo 8 ore sarebbero distrutti, da missili portatili e droni armati che a dir tanto costerebbero 1.000 euro l’uno. Lo stesso avviene con i costosissimi missili controaerei occidentali da 1 milione di dollari l’uno, che vengono impegnati contro droni da 30.000 €. Probabilmente, come diceva Einstein, la prossima guerra sarà combattuta coi bastoni, non per evitare una guerra nucleare, ma perché i bastoni costano di meno.
Ucraina: il PIL è sceso del 25% rispetto a prima della guerra, e dovrebbe essere sui 155 Miliardi € (2). In compenso le riserve valutarie della Banca Centrale sono di 37 miliardi di € (3). I finanziamenti della UE (4) alla fine restano nella Banca Centrale Ucraina, costituiscono un sostegno alla moneta locale, la Grivna. È evidente che finché la moneta locale regge, la guerra può continuare, se non dovessero esserci più riserve, la moneta andrebbe in default e il Paese imploderebbe dall’interno. Questo è il fattore critico della guerra (più dei carri armati).
Fabrizio Gonni
Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli
mail: gonni@istitutostudipolitici.it
Riferimenti:
1) Intervista su YouTube – Gen. Fabio Mini
2) https://it.tradingeconomics.com/ukraine/gdp
https://it.tradingeconomics.com/ukraine/gdp
3) https://www.agenzianova.com/news/ucraina-nel-2023-il-pil-e-cresciuto-del-51-per-cento/
4) La risposta dell’UE all’invasione russa dell’Ucraina – Consilium (europa.eu) :
Dall’inizio della guerra di aggressione della Russia, l’UE e i suoi Stati membri hanno fornito o impegnato oltre 143 miliardi di EUR a sostegno dell’Ucraina e della sua popolazione:
- 81 miliardi di EUR in assistenza finanziaria, di bilancio e umanitaria
- 33 miliardi di EUR in sostegno militare
- 17 miliardi di EUR in sostegno ai rifugiati all’interno dell’UE
- 12,2 miliardi di EUR in sovvenzioni, prestiti e garanzie forniti dagli Stati membri dell’UE