Da quando Trump è diventato presidente degli USA tutto è in continuo cambiamento. Ogni giorno le cose si muovono, si parla di pace e di trattative, dopo tre anni di assoluto immobilismo su una guerra di trincea in Europa. Così si è scoperto che il fronte dei belligeranti è molto più vasto di quanto ci si potesse aspettare: in testa gli inglesi, i Verdi tedeschi, tutti i paesi baltici e i francesi di Macron. Il Trump-pensiero verso l’Europa (a cura di Vittorio Zedda) può essere riassunto in questi punti, per ora:
– la guerra in Ucraina non dovevate nemmeno iniziarla, anzitutto perché contro la Russia era pura illusione sperare di vincerla;
– in secondo luogo, prima di mandare soldati a morire, con tutti i civili colpiti da bombardamenti, i Capi di Stato in casi del genere trattano fino allo spasimo, e non l’avete fatto;
– terzo luogo, era prevedibile che Zelenskji avrebbe portato l’Ucraina e il suo popolo a subire incalcolabili danni;
– quarto, prima di farsi coinvolgere in aiuti all’Ucraina e in una guerra contro la Russia con spese di miliardi di euro e rischi di aggravamento di un conflitto in cui gli europei erano, in fondo, scarsamente coinvolti ed interessati, non hanno trovato di meglio da fare, di fronte alla crisi montante, che seguire pedissequamente la Nato e i vari guerrafondai dall’una e dall’altra parte dell’Atlantico (senza menzionare Biden e quindi gli USA e calcolare meglio le decisioni e le conseguenze);
– “last but not least” soprattutto avete dimostrato che una testa pensante non ce l’avete, la UE è una nullità politica mondiale.
Chi rompe paga e i cocci sono suoi. Ovviamente poco importa a Trump che per 80 anni lo strapotere degli USA e dei Trattati (più di “resa” che di “pace”) dopo il secondo conflitto mondiale abbiano creato una dipendenza di fatto politico militare dell’Europa dagli USA, anche tramite il predominio americano nella NATO. Per cui, senza dubbio, l’errore nella guerra russo-ucraina è in buona parte anche americana. Ma nella sostanza il buon “Donald” dice: noi (USA) puntavamo al nostro interesse, ma voi (UE) siete stati capaci di fare il vostro? La risposta evidentemente è No.
Nelle ultime settimane sono arrivati dagli USA diversi membri dello staff di Trump a dare la sveglia ai vertici UE e incanalare verso la pace. A metà febbraio a Monaco il vicepresidente Vance ha scosso la pianta a suo modo:”… Mi ha colpito che un ex commissario europeo (ndr. francese) sia recentemente apparso in televisione e si sia mostrato felice per l’annullamento di un’intera elezione da parte del governo rumeno. Ha avvertito che, se le cose non andassero secondo i piani, la stessa cosa potrebbe accadere anche in Germania. Ora, queste dichiarazioni sprezzanti sono scioccanti per gli americani. Per anni ci è stato detto che tutto ciò che finanziamo e sosteniamo è in nome dei nostri valori democratici condivisi. Tutto, dalla nostra politica sull’Ucraina alla censura digitale, è presentato come una difesa della democrazia. Ma quando vediamo i tribunali europei annullare le elezioni e alti funzionari minacciare di annullarne altre, dovremmo chiederci se stiamo mantenendo uno standard sufficientemente elevato. E dico “noi”, perché fondamentalmente credo che siamo dalla stessa parte. Dobbiamo fare di più che parlare di valori democratici… “.
Subito arriva la risposta di Macron, visto che la Germania è in stallo: non sceglie di attivare i canali politici dei vertici di Bruxelles, ovvero il Consiglio europeo, si mette in proprio, convoca un po’ di leader a Parigi, lunedì 17, per decidere una risposta agli USA, facendo finta di avere lui in mano la guida della UE, il 24 ci riprova andando alla Casa Bianca. Così facendo ha fatto più danni lui di Putin, ha delegittimato, messo fuori gioco, sia la von der Leyen che il ministro degli esteri della Ue l’estone Kaja Kallas. Se Macron si comporta così, per quale motivo Trump dovrebbe dare credito alla UE invitandola al tavolo delle trattative? Non c’è alcuna ragione valida.
Si ricorda che la UE è ferma ad aspettare che Olaf Sholz vada ad elezioni, le perda, e si faccia da parte, si sciolga questa lunga crisi politica della Germania, che intanto scivola in recessione per effetto delle politiche demenziali del suo governo, dei Verdi, che hanno imposto il Green Deal, le porte aperte all’immigrazione extra continentale e la guerra alla Russia. Perfino Draghi ha criticato questa UE che si autoimpone dazi e regole su regole. Intanto la UE non decide su quello che dovrebbe fare per uscire dalla guerra e dal declino economico. Però, i vertici UE pretendono, chiedono più “potere”, di poter decidere a maggioranza, saltando il dissenso verso una gestione fallimentare, forse per imporre politicheancora più invise ai popoli europei, per decidere ciò che hanno dimostrato di non saper fare, ovvero una ‘politica estera’ adeguata all’Europa.
Un piccolo episodio accaduto in Italia la notte di San Valentino, può aiutare a capire a che punto si è arrivati in Italia nella guerra tra Ucraina e Russia. Su una nave attraccata al largo del porto di Savona ci sono state due esplosioni rilevanti. La grossa petroliera maltese era ferma in rada, la notizia è passata quasi inosservata sui TG italiani, Primocanale.it riporta che: “…Una, più potente, ha danneggiato la chiglia provocando uno squarcio di un metro e mezzo e soltanto grazie al doppio scafo non si è verificato lo svernamento del greggio in mare (…) Il sopralluogo dei sommozzatori secondo fonti qualificate sarebbe stato determinate a escludere l’ipotesi di un incidente in fase di manovra, sgombrando il campo dalla tesi dello scoppio di un residuato bellico. Il sabotaggio è una possibilità e potrebbe essere legato, in qualche modo all’embargo russo conseguenza dell’occupazione dell’Ucraina…”
(nella foto la petroliera Seajewel ferma tra Savona e Vado, sorvegliata dalla polizia)
Siamo in guerra, in un porto italiano è avvenuto un sabotaggio terroristico. Gli armatori greci della nave avevano già subito due attentati, il gruppo è sulla black list ucraina. Così ora l’Italia è diventata un campo di battaglia per le incursioni terroristiche degli ucraini sui russi. Niente male come risultato, dopo tutti gli aiuti inviati a Kiev e la generosa ospitalità offerta a tanti di loro, per non parlare dei salassi tariffari dovuti alla guerra tra Russia e Ucraina. L’Italia per sostenere Kiev è diventata più povera ed ora c’è da stare ancora più attenti. Ecco perché la notizia è passata sotto silenzio. La situazione geopolitica è complicata, la narrazione corrente dei giornaloni e delle élite mediatica non regge più, si capisce l’inganno della guerra in Ucraina, un buco nero che ha fatto sparire montagne di soldi e di armi, non rendicontati. Trump ha scosso l’Europa, che ora ha una guida incerta, visto che il patto di sindacato tra Germania e Francia non regge vista la debolezza dei contraenti. Occorre sapere che cosa dirà il popolo tedesco chiamato alle urne il 23 febbraio. Domenica sera dopo che la Germania sarà andata al voto, si capirà quale piega prenderanno gli avvenimenti. Proprio di questo si parlerà lunedì 24 febbraio, alle ore 18, alla videoconferenza indetta dall’ISPG – Istituto di Studi Politici Giorgio Galli, con autorevoli relatori: il consigliere giuridico Romano Ferrari Zumbini, l’ambasciatore Sergio Vento e lo storico Aldo A. Mola (qui il programma e le modalità di partecipazione).