In questi primi giorni del 2025siamo stati invasi da un fiume di articoli e talk show sul tema della nuova Presidenza di Trump, con ipotesi varie sui suoi provvedimenti economici, che penalizzerebbero fortemente la UE. Vicenda Groenlandia a parte, gli effetti già si avvertono, naturalmente non citati dai grandi media, forse per non spaventare il pubblico, effetti che si rivelano oggi nell’apprezzamento violento del dollaro. In effetti, le valute che sono in caduta libera, rispetto al dollaro, nei primi giorni del 2025, sono il dollaro canadese, il peso messicano dal suo massimo di aprile 2024 e, guarda caso, l’euro. Anche lo Yen giapponese comincia a cedere a fronte della valuta USA. Parliamo dell’euro, che ci riguarda da vicino: il minimo a quasi 0,89 fu nel 2001/2002 all’introduzione ufficiale dell’euro cartaceo, quando appena introdotto scese a un picco. Dal 2003 in poi, l’euro si rafforza, fino ai 1,6 € per 1 dollaro degli anni 2006 e 2007. Ricordate pure l’epoca in cui tutti gli europei andavano in vacanza negli USA, perché costava poco e lo shopping era convenientissimo. Come mai? Il motivo, chiaro a tutti, riflettendo sulla situazione economica di allora, era la forte espansione delle imprese tedesche e sopratutto il forte export della Germania e – un poco – anche dell’Italia. Bene, i 330 miliardi €/anno di surplus della bilancia commerciale della Germania venivano tesaurizzati, i 40/50 miliardi € dell’Italia servivano a pagare gli interessi sul Debito Pubblico e più o meno la nostra barca si reggeva. Altri Paesi, come la Francia avevano pochi surplus commerciali. Nel 2007/2008 scoppia la crisi, negli USA, dei subprime sui mutui e ovviamente dei prodotti finanziari collegati, e si parla ufficialmente dei famosi NPL (Non Performing Loans), “Pacchetti di prestiti“ a rischio di insolvenza. È un fenomeno principalmente americano, le banche europee ne hanno pochi in portafoglio, certo, ci sono in giro un sacco di mutui, quindi un po’ di rischio c’è. I Governi europei vogliono fare pulizia, chiedono alle Banche di ripulire i loro portafogli con i vari Basilea 1, 2.. etc. Da noi ne fanno le spese le Banche Venete (2011-13) e le Banche toscane. Poi, la FED americana si inventa il Quantitative Easing e così compra molti prodotti NPL, sperando che dopo qualche anno diventino “performanti”. Il rischio americano è la caduta delle grandi Banche (Too Big to Fail – troppo grandi per fallire) con un effetto domino. In effetti il QE funziona. Anche la BCE di Draghi è in pratica costretta al Quantitative Easing. Però Draghi è prudente, si rende conto che il rischio non è quello dei mutui, ma il Default dei Debiti Pubblici, in particolare Italia, Spagna, Irlanda. Sono questi i veri NPL europei. Infatti, la BCE inventa i tassi quasi a zero e sottozero, e compra masse di Titoli degli Stati a rischio Default. L’euro perde valore lentamente rispetto al dollaro, da 1,4 del 2013-14 scende a 1,31/1,20 del 2021, con forti oscillazioni anche a 1,08. A fine 2022 l’euro scende per un giorno a 0,96, poi in questi ultimi due anni risale a circa1,10. Solo tre mesi fa, a settembre 2024, era a 1,10, ma oggi è crollato a circa 1,029.
Questa è solo la cronaca del passato, il grafico individua una linea di supporto a 0,97 (euro sotto la parità col $) e se si dovesse rompere il supporto, il prossimo limite sarebbe 0,88. In pratica 100 dollari costerebbero agli europei 113 €. È colpa di Trump? Forse un poco si, perché i flussi di capitali in tutto il mondo si muovono per investire sulla nuova America, sperando nel Rally di Trump; anche il Bitcoin a 100 $ ci indica la forza dei flussi dei capitali; il Bitcoin è principalmente un mezzo per far girare capitali nel mondo, senza passare dal sistema bancario internazionale, ma gli Europei (e i loro politici) potevano giocare meglio le carte. Le norme imposte sulla elettrificazione e i limiti alla CO2 dalla UE hanno messo in ginocchio tutta l’industria automobilistica, della Germania, Francia e Italia. Hanno chiuso le centrali nucleari parlando di eolico e solare, a seguire hanno deciso di privarsi del gas russo a basso costo, con uno spirito bellicista superiore a quello americano. La chimica europea, Bayer-Monsanto non vende più come prima, la Germania non ha più la bilancia commerciale attiva; insomma, con questi presupposti, in tutto il mondo si prevede un declino della UE, in un arco di un decennio, che toccherà le aziende “tradizionali“, non quelle “ tecnologicamente innovative “ come negli USA. Si aggiunga il processo di de-industrializzazione degli Europei per spostare le produzioni in paesi con il basso costo del lavoro. E qui nasce il quesito: il declino dell’euro segnerà il declino dell’Unione Europea? I cittadini accetteranno di assopirsi nel lento declino? Ci saranno rivolte sociali o politiche? Oggi il partito AfD parla apertamente di DEXIT, uscita della Germania dall’UE. Infatti, tutti si ricordano che l’idea del consolidamento dei Debiti europei, nel lontano 2001, fu rifiutata dalla Germania, lasciando che ciascuno Stato pagasse i suoi. I tedeschi vogliono fare da soli. Ritornando allo scenario più allargato, nel mondo la situazione è confusa, appare probabile avvenga una crisi dei Debiti Sovrani nel 2026-27; oggi il Debito USA e dei Paesi UE è il classico Schema Ponzi: emetto nuovo debito per pagare quello vecchio, e se posso ne faccio un po’ di più. Inoltre, tutti i Paesi estranei al G7, ma che fanno comunque parte del G20, emettono masse di Debito pubblico in dollari: se questo si rivaluta fortemente rispetto alle loro economie, come faranno a ripagare? I BRICS vanno bene per trattare import-export fra loro nelle loro valute, ma non hanno ancora una valuta comune per emettere i Titoli di Debito.
Il declino dell’euro diventerà il declino della UE ?
Insomma, lo scenario non è solo quello delle guerre in corso, ma più complesso. L’Ucraina è mantenuta dai dollari americani di Biden e dagli euro della Commissione UE. Sono soldi per un Debito oppure a fondo perduto? Israele, dopo due anni di guerra rischierebbe il default della moneta se si fermasse (lo Schekel). È la classica situazione “finché c’è guerra, si spera di non fallire”: nel caso di una tregua i debiti verrebbero al pettine e allora può aiutare solo la Fed USA. Una piccola nota storica: già dal 1995 l’ECU aveva iniziato una discesa libera, anno su anno. Allora c’erano la Lira, il Marco, il Franco francese. Nel ‘95 il cambio della Lira era sostenuto, circa 1230 Lire/Dollaro e ciò favoriva l’import dagli USA, poi cominciò a scendere a 1550 Lire, l’anno dopo a 1750 Lire e via via così, fino ad arrivare a 2000 Lire per un dollaro.
Fabrizio Gonni, laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli
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