Titolo Corsera: “Ministri Americani a Kiev“, sottotitolo “ Zelensky: Incontro con Blinken e il Capo del Pentagono…“ (in prima pagina 24 aprile 2022). Appare evidente che lo scontro bellico fra Russia e Ucraina sia una fase violenta di una “Proxi War“ una “Guerra per Procura” fra Stati Uniti e Russia. Scontro che dura oramai da oltre 10 anni, con le influenze Americane, dalla Rivolta di Maidan sostenuta dall’attuale Vice Segretario di Stato, Victoria Nuland, quella stessa che allora di fronte ai tentativi europei di mediazione, risposei:“Fuck the EU!“. Negli anni successivi seguirono sempre visite ufficiali di politici USA, in particolare (visibili su YouTube) i senatori Lindsay Graham e John Mc Cain che nel 2016 esortavano i corpi militari nazionalisti ucraini alla guerra in Donbass. Ultimo esempio, la Vice Presidente USA Kamala Harris, che il 20 febbraio 2022, alla Conferenza sulla Sicurezza in Europa, esortò l’Ucraina ad entrare nella NATO; il 22 febbraio Zelensky annunciò l’imminente adesione e il 24, due giorni dopo, la Russia fece avanzare i carri armati in Ucraina, iniziando lo scontro bellico. Naturalmente, non tutti gli Americani la pensano così. Pochi giorni fa il giornalista Friedman ha affermato su RAI3 che il 90% degli americani non sa nulla dell’Ucraina, e tanto meno sa chi è Macron, se è stato rieletto Presidente francese. Ma nell’élite politica di governo esiste una forte corrente, i cosiddetti Neo Con, neo conservatori, che hanno una mentalità radicale riguardo alla supremazia USA sul mondo. Ritengono che i nemici di oggi siano nell’ordine, Russia e Cina. Una volta erano i paesi Arabi, Iraq, Iran, etc. E’ una corrente trasversale, comprende Democratici e Repubblicani; ne fanno parte Mc Cain, ora defunto, e Lyndsay Graham, repubblicani, Joe Biden, Hillary Clinton, l’attuale Ministro Blinken. Invece non ne facevano parte Obama (che rifiutò di intervenire in Siria) e Trump, i cui litigi con la Cina erano solo economici. Non è stato usato prima il termine “Guerra “ anche perché in genere, in tutti i Paesi, lo “Stato di Guerra“ dovrebbe essere votato dai Parlamenti, invece che essere decisioni solo dei Governi. Comunque oramai da moltissimi anni è uso comune che i Governi tralascino le opinioni e il voto dei Parlamenti, si è visto in Siria, Afghanistan, Iraq (due guerre degli USA), a partire dal remoto incidente del Golfo del Tonchino, di fronte ad Hanoi, dove mai gli USA dichiararono guerra al Nord Vietnam.
E’ altrettanto evidente che gli Europei e gli Americani hanno una visione diversa della NATO: i Paesi Europei, negli anni 1950, votarono per l’adesione intendendola come comune difesa di Paesi Europei e di USA di fronte ad una aggressione militare del Patto di Varsavia Comunista. Un aneddoto italiano: anche il PCI italiano con Berlinguer, divenne dal 1973 fautore della Alleanza Atlantica, anche perché scampò per miracolo ad un attentato a Sofia in Bulgaria. La “lezione” di un attentato a un esponente del PCI non allineato ai “duri e puri” di Mosca, convinse tutti i parlamentari italiani del PCI che la NATO era una buona cosa. Gli Americani invece, concepiscono la NATO come una alleanza fra gli USA, paese egemone, e una serie di Paesi minori europei, che devono supportare le decisioni del paese egemone. Ad esempio, venne usata anche per motivi diversi dalla sicurezza dei Paesi membri, durante le guerre Jugoslave del 1995-’96, le forze Nato attaccarono la Serbia, per favorire le scissioni di Slovenia, Croazia, Bosnia e Kossovo. Nelle guerre di Iraq e Afghanistan, i reparti europei della Nato, riportarono perdite umane, con operazioni di peace-keeping, ma servirono anche a giustificare gli USA, che sostenevano così di essere solo una parte delle “Allied Powers”. E’ evidente che l’adesione recente dei Paesi minori europei, ad esempio i baltici, consiste in un allargamento di alleanze contro la Russia. Come poi si possano accogliere nella NATO anche Paesi dal PIL infimo, da terzo mondo, che hanno a malapena i soldi per pagarsi i Vigili Urbani, resta un mistero della politica di questi anni.
Il peso della pace e della guerra
Comunque, non parliamo più di Guerra (anche perché non è dichiarata) parliamo dell’Orrore della PACE (se mai sarà dichiarata). Ammettiamo che domattina vi possa essere un accordo e tacciano le armi, cosa potrebbe succedere? L’Ucraina ha subito danni spaventosi, oltre alle perdite umane. Migliaia di palazzi distrutti e infrastrutture da ricostruire, ponti, strade, stabilimenti, etc. Ci vorranno almeno 80/100 miliardi di dollari all’anno, per 5-6 anni consecutivi, per una ricostruzione. Teniamo presente che il PIL dell’Ucraina è di circa 155 miliardi di dollari (fonte: https://it.tradingeconomics.com/ukraine/gdp), quindi ci vorrebbe una iniezione di moneta almeno del 60-70 % del PIL per 5 anni.
Chi ha 500 miliardi di Dollari da dare all’Ucraina?
La risposta potrebbe essere: gli USA. Ma come li generano? Con altrettanti 500 miliardi di emissioni di Debito Pubblico o con le tasse dei contribuenti americani?
Forse la UE, con il Trattato di Maastricht e il fiscal compact imposto dalla Germania sugli altri paesi UE? Il Dollaro e l’Euro cosa fanno? si svalutano creando ulteriore stagflazione in USA ed Europa? Ricordiamo la distruzione di Aleppo, in Siria, anche lì ci vorrebbero miliardi per ricostruirla, ma tutti si sono voltati altrove. E quindi vi è un forte rischio che le rovine delle città e infrastrutture ucraine restino li per i prossimi 50 anni, come quelle di Aleppo. D’altra parte sarebbero soldi a fondo perduto, gli Ucraini non li restituiranno mai. Diverso il caso delle acciaierie di Mariupol. Dalle foto sui giornali appare difficile rimetterle in funzione e con quali soldi? Gli unici che potrebbero farlo sono i Cinesi, in 2-3 anni. Quindi, chiunque le tenga, Russi o Ucraini, o ne fa un museo di archeologia industriale oppure, senza soldi, dovrà cederle alla Belt & Road Initiative della Cina. E la produzione agricola? Tra maggio e agosto si dovrebbe seminare e poi raccogliere. Il 20 % del grano europeo arriva dall’Ucraina, se mancasse gli europei potrebbero diversificare. E’ un po’ più difficile che lo possano fare i paesi arabi del Nord Africa, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco; il 40% del grano importato in Egitto viene dall’Ucraina. Il governo di Al Sisi ha ancora le sovvenzioni per l’acquisto del grano da parte delle famiglie più povere, ma gli altri egiziani pagano il prezzo di mercato. Se l’aumento dei prezzi salirà sopra il 20/30 % avverranno disordini e violenze anti governative. Seguiranno i disordini in tutto il Nord Africa, saranno nuove Primavere Arabe.
Le sanzioni e le prospettive economiche a breve
La Storia insegna che hanno fatto sempre più male a chi le dichiarava che ai sanzionati, che si industriavano a mitigarne gli effetti e a trovare soluzioni. Magari qualcuno pensa che alla borghesia russa spiaccia di non trovare più nei negozi i piumini di marca italiana a 3000 € l’uno; vorrà dire che compreranno quelli cinesi da 20 dollari l’uno, cosa che normalmente fa già la maggioranza degli Italiani. Certo anche i prodotti industriali europei e americani sono sanzionati, ma quelli cinesi funzionano bene e costano meno. Relativamente agli aumenti di prezzo delle “commodities” petrolio, gas, grano etc.. , la Janet Yellen della Federal Reserve ha detto che scateneranno una inflazione galoppante negli USA e una riduzione dei volumi produttivi americani, per la scarsità mondiali di componenti e per i ritardi nella supply chain, la logistica delle spedizioni. Già da anni la Russia è stata estromessa dal Salotto buono, il G8, che si è ridotto a G7. Ha solo perso l’occasione di partecipare a cocktail party, cene di gala, chiacchiere a volontà su progetti astrusi. Tra questi vi è l’idea di bloccare i prezzi di gas e petrolio russi; nel senso che gli Europei diranno “se costa più di tot, non ti paghiamo il prezzo di mercato, paghiamo solo quello bloccato”. Solo dei poveretti che non conoscono la globalizzazione e le regole del mercato mondiale possono esprimere idee del genere; è sufficiente l’aumento di qualche dollaro al barile del prezzo di mercato affinché enormi masse finanziarie internazionali facciano fallire interi Paesi o li privino del prodotto fisico. Insomma, se lo scontro armato non potesse fermarsi che fra 6-7 mesi, avremmo in tutto il mondo:
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Crisi finanziarie e svalutazioni. Aumento dei Debiti Pubblici
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Penuria di energia e di prodotti industriali. Chiusure di aziende, licenziamenti o casse integrazioni
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Penuria di alimentari di base come il grano. Crisi politiche economiche nel Nord Africa.
La Globalizzazione e la nuova geopolitica
E’ ragionevole ipotizzare che vi sarà la suddivisione permanente del mondo in tre aree geopolitiche (c’è da chiedersi, fra i tre, quale sarebbe quello di coccio):
– l’Impero Americano, insulare, che include il Sud America (Principio di Monroe) con risorse di materie prime, petrolio e aziende di trasformazione.
– l’Impero Cino-Russo, asiatico, con materie prime, produzione industriale e militare e in espansione.
– l’Impero (per così dire) europeo, senza materie prime, con le industrie di trasformazione strozzate e soggette ai prezzi mondiali.
Un’ipotesi potrebbe essere che lo scontro continui indefinitamente, ma degradato a incidenti bellici, con qualche missile qua e là e senza grandi movimenti di truppe, con il resto dell’economia in funzione. Ora forse è tardi.
Fabrizio C. Gonni
Immagine di copertina: manifesto della Marcia straordinaria Perugi-Assisi della pace e della fraternità del 24 aprile 2022.