“Ci sarà pure un giudice a Berlino…” non è solo un modo dire, è quello che spera l’avv. Felice Besostri auspicando un giudizio favorevole della Corte Costituzionale, almeno su qualcuno dei quattro punti, inerenti il Referendum del 20 settembre e il connesso election day. Oggi 12 agosto la Corte si riunisce in camera di consiglio con questo odg, in serata è atteso il verdetto, che in questa fase è solo sulla ammissibilità delle questioni, spiegate da Besostri in nota a questo post.
Intanto sta avendo un grosso successo di adesioni mediatiche la campagna di “informazione di massa” promossa dal governo sul COVID, con la bizzarra equiparazione tra contagiati, positivi ai test e ammalati. Le TV e la grande stampa appoggiano con entusiastica partecipazione e abbondante produzione di “no-news” l’iniziativa politica governativa. L’espediente più in voga è quello di girare a gambe all’aria i numeri e le statistiche, con la scusa che così si vedono meglio. Ogni tanto compare uno sprazzo di luce che illumina la situazione reale, prontamente coperta con imparziale dedizione. Lo sprazzo è del 6 agosto, quando il ministro Speranza (LEU) ha dovuto pur dire qualcosa sulla situazione sanitaria in Senato: ha letto dei dati mai uditi prima, affermando che dal grosso campione che è stato fatto si stima che il 2,5% della popolazione ha incontrato il virus e sviluppato anticorpi. Poi, svela che attualmente l’incidenza è stimata di 5,7 casi su 100.000 abitanti (tutto qui!?). Con questi piccoli numeri, il premier ha prorogato l’emergenza nazionale fino a ottobre. In pratica gli italiani stanno mettendo la mascherina per sport, un modo come un altro per allenarsi al prossimo inverno, dato per certo, e alle temperie stagionali.
Nel frattempo il governo nella sua costante e incessante opera di demolizione della stato di diritto, ritenuto un inutile orpello, obiettivo principale delle forze giallo-rosse-rosa-bianche, ha pensato e deliberato un’importante legge, con la sentita partecipazione del Parlamento, che non vuole essere secondo a nessuno altro in tale importante compito. La priorità politica per questa maggioranza, forse anche per parte della minoranza, è la realizzazione di provvedimenti estemporanei e fantasiosi, per cui ha approvato a tempo di record la conversione in legge di un provvedimento che solo a raccontarlo c’è da arrossire.
Proviamoci. Il governo a fine luglio 2020, dopo 16 anni dalla legge istitutiva, si rende conto che in Italia, anzi, in regione Puglia, c’è un problema di notevole entità. Il premier, che è pugliese, il 31 luglio riunisce il CdM. con la partecipazione del governatore Emiliano, seduta stante approva il decreto legge 86/2020 che pone rimedio al guaio che li preoccupava. Decreto immediatamente portato al Colle per la firma, prima di cena, e pubblicato immediatamente in Gazzetta. Le Camere con solerzia si mettono al lavoro sul decreto e nel giro di una settimana scarsa chiudono l’opera il 6 agosto al Senato (riconoscente il ministro Speranza ha fornito i dati veri sul Covid) e diventa legge della Repubblica. Lo Stato italiano pone così rimedio alla grave situazione della Puglia, incaricando il prefetto di Bari come commissario straordinario con poteri superiori a quelli del presidente Emiliano e del Consiglio regionale. La Prefetta di Bari già il 3 agosto attua l’intervento sostitutivo e raddrizza la situazione per la quale il governo stava in fibrillazione e la Regione prontamente si adegua.
Splendido esempio di efficienza e capacità di intervento delle Istituzioni repubblicane tutte.
Cosa avranno mai risolto di tanto importante il PD, il M5S e LEU da muovere Governo, Quirinale, Camera, Senato e Prefetto di Bari? Una questione sollevata da Laura Boldrini e da alcune ministre: la necessità della seconda preferenza di genere da indicare sulla scheda elettorale per le prossime votazioni per il consiglio regionale della Puglia. Fino a luglio scorso non era possibile la seconda preferenza, dal 20 settembre in poi i pugliesi, se vogliono, possono scrivere una seconda preferenza che deve essere rigorosamente di sesso diverso dalla prima. Gli elettori pugliesi, consci dell’opportunità storica, saranno obbligati nelle prossime settimane a capire e intuire, senza porre domande dirette, vietate dalla privacy, qual’è il sesso dei candidati – maschio, femmina, altro, ignoto – per poi disporre la sequenza di scrittura sulla scheda elettorale. Ci vorranno delle prove di scrittura, individuali e/o collettive, con correzione istantanea dei compiti da parte di esperti del Ministero degli Interni, con eventuali strategie alternative dove vi è incertezza interpretativa. Le prove potrebbero avere inizio subito dopo il deposito e l’approvazione delle liste dei candidati alle regionali, quindi non prima della fine di agosto. Le aule delle scuole sono ancora vuote, per cui potrebbero ospitare le prove generali, con il dovuto distanziamento politico degli elettori pugliesi desiderosi di utilizzare al meglio questa grande opportunità.
Il ministro Boccia del PD ha esultato:”…la doppia preferenza appartiene alla categoria dei diritti universali nei quali questo governo e questa maggioranza si rispecchiano.” Un politico che evidentemente ha un’altra sensibilità, che magari la gente comune oberata da problemi economici e pratici non apprezza e forse non capisce.
In questa gara verso il nulla sono entrati in competizione anche i costituzionalisti.
E’ una gara tutta in surplace, a far finta di muoversi, a udire e non dire, quasi fare, quasi pensare, sogguardare ma non troppo. Ignorare quasi sempre, salvo che sia la doppia preferenza di genere, allora si che la potenza di fuoco viene esercitata a pieno, con la mano sinistra. Sul referendum e la Riforma del taglio dei parlamentari, invece cala il silenzio.
Il silenzio della scienza giuridica è stato ben descritto da Mattia Feltri in questo articolo che ha riassunto le varie questioni, il contesto in cui opera la riforma costituzionale voluta e sostenuta dal M5S con il PD.
Nota di Felice Besostri
Giovedì 12 agosto sarà una decisione importante, per sapere se abbiano organi di garanzia costituzionale funzionanti in situazioni di emergenza, ma l’emergenza è tutta politica, perché in un sistema equilibrato non sarebbe giunta al voto finale una revisione costituzionale incostituzionale: significa che non ci sono meccanismi di controllo interni alle Camere, che pur son due.
Le maggiori responsabili sono delle Commissioni Affari Costituzionali deI Senato e Camera, più la prima della seconda in quanto l’anomalia è nel taglio del Senato. Il governo ha appena commissariato la Regione Puglia perché la sua legge elettorale non rispettava i limiti dei “principi fondamentali” stabiliti con legge della Repubblica (art. 122 Cost.).
Però, la revisione costituzionale non rispetta i “principi supremi” dell’ordinamento costituzionale” come il principio di uguaglianza dei cittadini, art. 3 Cost., sia nel diritto di voto, art. 48, che di candidatura art. 51 Cost.. Il Trentino-Sudtirolo, basta con l’ipocrisia alto-atesina, ha più senatori, cioè 6, di Abruzzo e Friuli-V.G., con 4, nonché di Liguria, Marche e Sardegna, tutte più popolate tra il 19 e il 60%. Ha lo stesso numero di senatori della Calabria, che ha quasi il doppio degli abitanti, per la precisione il 90,37% in più. Di questo si tratta non del principio di riduzione del numero di deputati e senatori, con la volgare motivazione di ridurre i costi della politica. Per risparmiare veramente era meglio intervenire sulle indennità, piuttosto che ridurre del 36,50% senza cambiare i regolamenti e la legge elettorale, prima e non dopo, a babbo morto. Con questa legge elettorale si può teoricamente conquistare la maggioranza assoluta del Parlamento in seduta comune con meno del 35% dei voti validi. La Corte ha annullato un premio di maggioranza che richiedeva almeno il 40% dei voti validi.
Chi controlla il Parlamento in seduta comune può fare molto: cambiare la Costituzione e mettere sotto accusa un Presidente della Repubblica, che non si faccia complice. La sovranità appartiene al popolo (art. 1 c. 2 Cost.), che però la deve esercitare nei limiti e nelle forme della Costituzione, limiti che sono stati superati.