Felice Besostri è passato alla storia come “parlamentare competente e pacato, diventato un personaggio di culto come distruttore di leggi elettorali» (Aldo Cazzullo), l’avvocato dei grandi ricorsi alla Corte costituzionale. Ad un anno dalla repentina dipartita Felice (nella foto in alto è a destra, con Daniele V. Comero, nella foto sotto alla Corte costituzionale a Roma) un doveroso omaggio se lo merita. E’ ancora viva l’ultima iniziativa organizzata insieme a lui a novembre e dicembre 2023, con un doppio seminario a Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano – con i proff. A. Di Gregorio, F. Pizzetti, S. Galli, S. Ceccanti, F. Saverio Marini – sulla proposta di Riforma costituzionale governativa nota come “Premierato”, subito dopo era entrato in ospedale per tamponare una situazione che invece si rivelò compromessa. Ricopriva con orgoglio la carica di vicepresidente vicario dell’Istituto di Studi Politici intitolato a Giorgio Galli. Con Felice abbiamo condiviso ideali, impegno, divergenze e amicizia. Oggi, se ripenso al 2014 quando abbiamo scritto a sei mani un libro sulle riforme di Renzi, edito da Biblion, e poi al 2018, con la decisione di fondare un nuovo Istituto dedicato a Giorgio Galli, mi rendo conto della enorme fortuna che ho avuto nel lavorare con lui, con Giorgio e Luciano Garibaldi. Ci trovavamo alla Società Umanitaria di Milano per discutere dei tanti dettagli che occorre definire per costruire un Istituto. Il gruppo di sette soci fondatori dell’ISPG era veramente variegato, per cui anche le discussioni, a volte erano accese. Oggi sono un bellissimo ricordo, mi rendo conto che sono state delle opportunità di crescita personale che mi sono state concesse per un qualche disegno del destino che non mi è noto. A dirla tutta, di una sola cosa avevo paura di Felice: quando chiamava al telefono con fare suadente. Lì si che la situazione diventava critica perché, se lui riteneva importante quello che aveva in mente, utilizzava tutta la sua parte migliore, con un eloquio gentile e accattivante. Alla fine, riusciva sempre ad incastrarmi in qualche sua iniziativa. Altrimenti, la normalità era questa: telefonata, risposta ringhiosa “cosa vuoi…?”, seguito da un perentorio:” …ho fretta! sto scrivendo un ricorso urgente che devo consegna domattina, starò su tutta la notte”, dopo di che due battute, in rapido crescendo di tonalità vocale, come il coro finale della nona sinfonia di Beethoven, con la solita chiusura “…allora fai quello che vuoi!”. Siccome produceva monumentali ricorsi come fosse un editore di gialli, era difficile trovare i suoi momenti liberi, di solito in treno. Però, va detto che se ci fosse stato da sbrogliare una matassa o impostare un progetto, sarebbero bastati pochi minuti di sue indicazioni e il gioco era avviato. Mi manca questa consolidata ritualità. Anche mio nipote riconosceva Felice da quanto urlava al telefono e si divertiva, perché sentiva che era solo teatralità. Aveva l’abilità di essere intransigente e accomodante, aspro nel linguaggio conviviale quanto fine e persuasivo nell’esposizione delle sue ragioni giuridiche, delicato e sottile nel suo umorismo quanto permaloso se fatto a lui, politicamente schieratissimo ma dialogante con tutti su tutto, come Giorgio. Sregolato nelle sue abitudini di vita, ma meticoloso osservante degli impegni presi, sempre puntuale e informato ad ogni riunione. Ci manca all’ISPG. E’ stato un punto di riferimento: mente brillante e agile come una gazzella, contenuta in un carattere scontroso come un toro nell’arena sempre pronto a caricare. Questo post su CIVICA vuole essere qualcosa di simile ad un coro, composto da tante voci, quelle di tanti uomini e donne che hanno avuto modo di collaborare con Felice sui numerosi progetti politici e giuridici che lui sfornava con continuità, con amicizia e la vicinanza familiare. Buona lettura! (DVC)
Nathalie Besostri, figlia di Felice (nella foto sotto a sinistra, con la madre Anne Marie)
Il 3 gennaio 2024 mio padre veniva trasferito presso l’hospice dove sarebbe morto tre giorni più tardi. L’infermiera che lo accolse gli fece una serie di domande, tra cui quella relativa all’orientamento religioso. Ateo, rispose. Socialista, lo corressi. Ridemmo. Mi manca oggi, mi mancherà sempre.
Giampiero Buonomo, capo servizio Archivio storico del Senato
Questo primo anno dalla scomparsa di Felice Besostri non si è limitato a rendere postumo merito al suo lavoro sulle leggi elettorali. Mercé il ricorso Staderini, a maggio dichiarato ammissibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, la commissione Venezia del Consiglio d’Europa ha reso un parere sul “Rosatellum”: al di là del tenore finale del parere reso alla CEDU, la rigorosa indagine – condotta sui principi che presiedono al diritto politico – vendica l’intuizione con cui, con Aldo Bozzi ed Emilio Zecca, egli propugnò l’ingresso dello Stato di diritto nella materia elettorale. Un milanese a Roma, in grado di coniugare la razionalità mitteleuropea con la grande fantasia giuridica della tradizione nazionale. L’azione di accertamento per la Corte costituzionale è un metodo ammissibile per aggirare le secche dell’incidentalità, quando l’ordinamento non consente di – o rende assai difficile – addivenire all’individuazione tempestiva di un giudice a quo. Ebbene, quel metodo assume carattere rigorosamente suppletivo, per la particolare tipologia di norma oggetto del sindacato: ma a fronte della trasformazione della norma giuridica, della sua decorrenza e della sua modalità di approvazione, non si può affatto escludere che torni ad essere invocato dai mugnai di Potsdam del futuro per ottenere un giudice a Berlino. Quando si prospetta un “ricorso alla Besostri”, spesso è perché si è arrivati all’Ultima Thule della difesa dei cittadini da uno Stato invadente: come per il suo grande modello, Giacomo Matteotti, Besostri era un Diogene uscito con la lanterna dalla sua botte alla ricerca del socialismo, e che aveva trovato lo Stato sociale di diritto. La sua esperienza parlamentare – esercitata con competenza, acribia e passione, secondo l’antica scuola di Treves e Modigliani – era stata da lui vissuta come un altro modo di declinare i suoi principali ambiti di azione, il diritto pubblico e l’internazionalismo. La difesa della Costituzione repubblicana discendeva, in lui, anche dalla lezione di Piero Calamandrei. La repubblica dei partiti, con i suoi limiti, aveva svolto un ruolo educativo della collettività: troppo fresca di unità statuale per aver sviluppato i contro-veleni al populismo che apri la strada al fascismo, la cittadinanza consapevole richiedeva semmai un approfondimento – e non certo una rinuncia, in nome di una globalizzazione incolore – delle vicende della storia patria. Solo comprendendo la logica stringente di queste condizioni storiche, si può decidere se e come superarle in nome dell’inesausta tensione dell’uomo verso valori universali. Nel suo disegno di dialogo Gramsci-Matteotti, attingendo alle radici antiche di quel patto, si risaliva alle contrapposizioni prefasciste interne alla Sinistra italiana per trascenderle, comprendendo quello che univa i martiri dell’antifascismo più che quello che li divideva. Vedendo i 50 volumi matteottiani pubblicati in questo centenario, ma anche le mille iniziative puntiformi svolte sul territorio, occorre dire che anche in questo la sua intuizione è stata vendicata: è l’evento che Felice aveva tanto preparato e dinanzi al quale si è fermato, come il fedele che – in punta di piedi sulla soglia del tempio – confessa la sua fede.
Roberto Brambilla – Lista Civica Italiana
Ho un bellissimo ricordo di Felice. Lo associo a cinque parole: generosità, intelligenza, tenacia, competenza e disponibilità. Ha fatto il possibile e l’impossibile per migliorare le istituzioni italiane. Mi ha sempre colpito la sua disponibilità a partecipare anche a piccole riunioni di attivisti donando con delicatezza la sua cultura e la sua esperienza. Un grande uomo, un esempio per tutti e tutte!
Mario Ganino, già ordinario di Diritto pubblico comparato nell’Università Statale di Milano
“Se penso all’anno trascorso, mi accorgo di avere ricordato in più occasioni nelle conversazioni con varie persone in diversi ambienti i contributi di Felice o più semplicemente episodi che ci hanno accomunato negli anni di frequentazione nell’attività scientifica universitaria, ma pure fuori di essa. Segno questo che il suo ricordo è sicuramente ben presente “
Vincenzo Ferrari, ordinario di Diritto privato Università della Calabria
Ci manca, a distanza di un anno dal suo transito, la persona di Felice Besostri. Non può mancarci, però, il ricordo di lui, per il percorso che nella sua vita ha tracciato, lasciando aperta una strada che oggi è percorribile grazie a lui. Senatore della Repubblica, Ricercatore universitario e Avvocato amministrativista, ha saputo interpretare nel modo più autentico la funzione del giurista in uno Stato di Diritto: difensore strenuo e appassionato dei principi di libertà e uguaglianza che ne costituiscono il fondamento, ha saputo tutelarne le applicazioni soprattutto rispetto alle distorsioni dei sistemi elettorali. Ci piace immaginare che anche ora, davanti a giurisdizioni celesti per noi sconosciute, continui il suo impegno tenace e combattivo di eterno Advocatus.
Angela Di Gregorio, ordinario di Diritto pubblico comparato nell’Università Statale di Milano
Ad un anno dalla scomparsa di Felice Besostri il pensiero corre alla sua tenacia, alla perseveranza nel portare avanti battaglie, progetti, cultura della democrazia e della costituzione. Ci sarebbe tanto bisogno, ora come non mai, di menti come la sua, di pensieri dal respiro ampio sulla vita delle istituzioni politiche, di personalità aliene dalla cultura del compromesso, e senza paura di parlare, di contestare, provocare. Ma mai con presunzione, mai con arroganza, sempre con la forza della cultura e della ragione e con l’umiltà della persona semplice ma lungimirante. Ci mancherà sempre moltissimo.
Franco Astengo, giornalista, Savona
Il centenario del discorso con cui, alla Camera dei deputati, Benito Mussolini rivendicava l’assassinio Matteotti e apriva la strada al completamento della dittatura coincide (ci sono due giorni di differenza) con il primo anniversario della scomparsa di Felice Besostri, fiero antifascista e protagonista del socialismo e della democrazia per un lungo intenso periodo nella storia della sinistra italiana. Besostri era stato l’autore di due capolavori giuridici inchiodando alla Consulta prima la legge elettorale del 2005, il famigerato “Porcellum”, e successivamente la modifica del 2015 (governo Renzi, approvata con voti di fiducia) denominata “Italikum” e mai utilizzata. Felice aveva lavorato fino all’ultimo istante per contrastare anche l’attuale legge ‘Rosatellum’ (governo Gentiloni), chiaramente incostituzionale, promuovendo ancora dei ricorsi e animando il Comitato per la Democrazia Costituzionale e tante altre iniziative. Assieme al faro rappresentato dalla Costituzione e dall’obiettivo della piena applicazione del dettato proposto dalla nostra Carta Fondamentale, Felice ha vissuto fino in fondo l’ideale socialista nella sua più pura essenza dell’uguaglianza e della democrazia: non elenco qui incarichi e attività come quelle portate avanti nel Gruppo di Volpedo e nell’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, ricordando soltanto l’idea del Dialogo “Gramsci – Matteotti” attraverso il quale si intendeva coltivare l’idea dell’unità di una sinistra capace di valorizzare la propria identità storica. Un compagno probabilmente non valutato appieno dai vertici della sinistra italiana nel corso della sua indefessa attività (avvocato, insegnante, senatore) di cui abbiamo bisogno di perpetuare il ricordo per non smarrire il senso della nostra lotta.
Ary Calvosa, già segretario di Redazione News di Mediaset
La prima volta che incontrai Felice Besostri fu ad una conferenza ISPG a Milano nel 2018. Ricordo la serietà e la competenza con cui affrontava la discussione. Conservo, nella mia mente, il suo sguardo lucido e sincero. Una personalità con qualità assai rare ai nostri giorni. Addio Felice, riposa in pace.
Lara Trucco, ordinario di Diritto costituzionale Università Statale di Genova
Ciao Felice, è già trascorso un anno da quando te ne sei andato. Un anno che sembra insieme infinito e brevissimo. Mi manchi tanto, mi manchi ogni giorno. E, vorrei dire, non solo a me. Manchi a tutti noi, al nostro Paese, a quelle persone che ti hanno conosciuto, e persino a chi ti ha incontrato solo di sfuggita. Sì, perché tu avevi un modo tutto tuo di lasciare un segno: vivevi per i tuoi ideali, li difendevi con tenacia e passione, a costo di mettere da parte te stesso. Sai, mi sembra di sentirti ancora. È strano, ma certe persone, tu in primis, non se ne vanno mai davvero. Tornano nei ricordi, nelle parole che ci hanno detto, nelle cose che ci hanno insegnato. Ricordo come fosse ieri la nostra ultima telefonata. Era diversa dalle altre, più breve, più fragile. Eppure, anche in quel filo di voce, c’era tutta la tua forza, tutta la tua determinazione: «non sto bene», mi hai detto, piano, quasi impercettibile «ma non ti preoccupare, ho con me tutto il materiale. A proposito, a che punto è il ricorso Staderini? E cosa è successo ieri? …E le riforme?». E io, con un nodo in gola, ti ho detto di riposarti, di pensare almeno per una volta a te stesso, alla tua salute. Ma tu, ostinato come sempre, sorridevi nei silenzi, con quella tua voglia instancabile di cambiare il mondo, di renderlo più giusto, più vero, più tuo. Quante volte te lo dicevamo, di fermarti, di prenderti una pausa. E quante volte ci rispondevi con quella frase che mi è rimasta scolpita nel cuore: «Stanotte non ho dormito perché ho pensato…». Pensavi sempre, Felice. Non smettevi mai di immaginare, di progettare, di analizzare. E lo facevi in modo unico: con la mente di un genio e il cuore di un sognatore. Scrivevi mail a ore improbabili, e inviavi messaggi pieni di idee e proposte, come se il tempo non bastasse mai per tutto quello che volevi fare. Ti immagino ancora sui treni tra Roma, Milano e chissà quale altra destinazione, sempre in movimento, sempre in prima linea. TAR, convegni, incontri… non c’era luogo dove non portassi il tuo entusiasmo, la tua intelligenza, la tua visione. E poi c’era quella tua curiosità insaziabile, il bisogno di capire, di andare oltre, di scoprire cosa si nascondesse dietro ogni decisione politica, dietro ogni legge, ogni scelta tecnica. Sei stato davvero il “Sherlock Holmes delle leggi elettorali”. E io lo so che in quel soprannome ti ci ritrovavi e che ti faceva sorridere: un sorriso dolce, un po’ ironico, come a dire «Sì, ma si può fare ancora meglio». Mi trascinavi nelle tue iniziative, con quella tua capacità di coinvolgere, di entusiasmare. E io ti seguivo, felice di seguirti, perché con te ogni impresa diventava un’avventura. Non c’era mai solo fatica, ma sempre anche un pizzico di divertimento, quella leggerezza che nasce quando condividi qualcosa di importante con chi stimi. Manchi, Felice. Mancano le tue telefonate, i tuoi pensieri, le tue intuizioni. Manca quella luce che sapevi portare anche nei momenti più difficili. Ma voglio dirti una cosa: non sei andato via davvero. Sei qui, nei miei ricordi, nelle cose che mi e ci hai insegnato, negli ideali che hai seminato e che ora tocca a noi coltivare. Del resto, i sogni, come ci hai dimostrato, anche quando sembrano impossibili, in realtà sono realizzabili. Ti sarò sempre vicina, con la mente e col cuore.
Aldo A. Mola, storico, Cuneo
Felice è stato ‘Maestro’ di studi sulle leggi elettorali. Quelle che erano vigenti sono state dichiarate incostituzionali nell’indifferenza del Parlamento. A un anno dalla sua scomparsa, il suo Magistero è quindi più vivo che mai. Sappiamo del suo ultimo lavoro sulla proposta di “premierato” (pessimo termine per pessima cosa), famosa “madre di tutte le riforme”, che è ferma perché tra i partiti della attuale maggioranza di governo non vi è intesa sulla legge elettorale da connettere a detta riforma (a mio avviso sciagurata). La quistione è dunque aperta. Perciò ho motivo di rimpiangere che ci manchi la viva voce del Collega Felice Besostri. Ma non ci manca la sua “lezione” di coerenza e di attenzione per la centralità delle leggi elettorali nella vita della sempre più claudicante democrazia italiana. Tocca all’Istituto che lui dirigeva proseguire nell’opera di studio, l’ISPG deve tenere sotto osservazione le proposte che prima o poi verranno formulate e intervenire tempestivamente a valutarle e, se del caso, a oppugnarle.
Fiorello Cortiana, già rappresentante del Senato al WSIS ONU, Milano
Felice, nella sua burbera discrezione, è stato un compagno di diverse iniziative, condotte controcorrente rispetto alle convenienze di carriera personale. Dalla legge elettorale alla Città Metropolitana compiuta, dagli ex scali FS allo stadio San Siro, il filo comune era l’idea dell’istituto della democrazia come esercizio della partecipazione informata al processo deliberativo. Fuori da ogni consociativismo di interessi particolari, come da ogni populismo sostanzialmente reazionario. Per questo l’ultima battaglia vinta da Felice, relativa ai vitalizi per gli ex parlamentari, è stata esemplare e riassuntiva del suo rigore riformista. La rappresentanza politica come servizio da esercitare con riferimento all’interesse generale, oltre le convenienze personali e la carriera fuori dalle assemblee rappresentative. Una funzione indipendente da garantire. Felice resta un esempio.
Roberto Biscardini, senatore, Milano
“…lo sai che con il tuo voto non decidi chi ti rappresenta”. È una frase che Felice Besostri ha detto spesse volte negli ultimi anni della sua vita. Una vita dedicata alla battaglia contro l’incostituzionalità delle più recenti leggi elettorali. Una frase che ridisse proprio con un gruppo di compagni socialisti, dell’associazione Socialisti in Movimento alla quale Felice Besostri aveva aderito fin dalla sua costituzione nel 2017, qualche settimana prima di lasciarci, un anno fa, il 6 gennaio 2024. Sapevamo da anni della sua malattia, che sembrava superata. Poi nelle ultime settimane Felice si aggravò e nonostante fosse stato con noi fino a metà dicembre, attivissimo e presente come sempre. Un socialista, un tenace difensore della democrazia rappresentativa, un amico e un compagno di tante battaglie. Un grande uomo spesso inascoltato anche da chi, dalle sue battaglie, dai suoi ricorsi nei tribunali italiani fino alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Europea, avrebbe visto difesi i propri diritti, cioè i diritti di tutti. Il 6 gennaio di un anno fa ci prendemmo un impegno di ricordarlo e onorare la sua memoria continuando le sue battaglie. E così è stato nel 2024 e cosi sarà. Anche se la prima partita l’abbiamo persa. Abbiamo promosso la raccolta delle firme per indire un referendum e modificare in maniera sostanziale la legge elettorale Rosatellum e non siamo riusciti a raggiungere il quorum. Abbiamo costituito il comitato referendario “Io voglio scegliere” nel nome di Felice Besostri, per ridare ai cittadini il diritto costituzionale di scegliere col loro voto i propri rappresentanti e di esprimere, come prevede la Costituzione, un voto personale eguale, libero e segreto. Così come ripeteva Besostri. Quattro quesiti, più una legge di iniziativa popolare per introdurre le preferenze ed abolire le liste bloccate, correggere le peggiori anomalie di una legge falsamente proporzionale, costruita opposta con il sostegno dei maggiori partiti del centrosinistra e del centrodestra, per assegnare la maggioranza parlamentare a coalizioni vincenti, ancorché politicamente non omogenee. Quindi, una legge che favorisce ammucchiate politiche a sostegno di un modello bipolare, non democratico. Una battaglia che non finisce qui e che continueremo ricordando il suo straordinario impegno politico. Fino alla battaglia più importante, quella di superare le leggi maggioritarie con premi di maggioranza e ridare ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti con una legge proporzionale con le preferenze.
Vinicio Serino, Vicepresidente dell’Istituto di Studi Politici Giorgio Galli- ISPG
Ho conosciuto Felice Besostri all’ISPG, l’’Istituto di Studi Politici fondato da Giorgio Galli ed a lui intitolato. Mi colpì subito per due sue grandi doti: in primis, una sconfinata conoscenza dei meccanismi e, soprattutto, delle ‘dissonanze costituzionali’ dei due sistemi elettorali più ‘chiacchierati’ del nostro tempo, Porcellum ed Italicum che, grazie al suo impegno tenace, sarebbe riuscito, come ebbe a scrivere la stampa dell’epoca, ad abbattere. E poi la sua ironia, talvolta sottile, talvolta, specie quando aveva a che fare con chi “non voleva capire”, decisamente aggressiva. Sapeva bene che la libertà ha molto a che fare con l’ironia e che questa, come diceva Oriana Fallaci, ”prima che un diritto è un dovere”. A questi principi fu sempre, rigorosamente, fedele.
Aldo Ferrara, docente f.r. nelle Università di Milano e Siena
Felice Besostri ci ha lasciato il 6 gennaio del 2024. Nell’ultimo trimestre dello stesso anno sono stati insigniti del Nobel per l’Economia, Daron Acemoglu e Simon Johnson del MIT e J.A. Robinson dell’Università di Chicago, per gli studi sulla influenza delle istituzioni e prosperità delle loro nazioni, mettendo in stretta relazione ruolo e qualità delle istituzioni sociali con le enormi e persistenti differenze di reddito tra i vari Paesi del mondo. Nel secondo tomo del Libro Bianco dedicato ai Servizi Pubblici e Rappresentatività Politica, Aracne, 2025 abbiamo voluto incidere sulla mancanza di eguaglianza sociale nell’accesso ai servizi essenziali, sanità, istruzione, trasporti e forse siamo riusciti a dimostrare, senza pretesa di Nobel, che la correlazione diretta tra eguaglianza sociale e crescita economica si esplica negativamente quando viene elusa se non evasa la Costituzione. Dell’Illuminismo che portò alla Rivoluzione francese ci sono rimasti alcuni principi saldi come la Libertè, termine largamente e spesso a sproposito usato, sbandierato come crinale tra regressione e progresso. Quanto alla Fraternitè, Felice Besostri fu tra i primi ad accorgersi che uno degli articoli della nostra Costituzione era tra i più negletti e disapplicati. Il riferimento va all’art.6 dedicato in una sola riga alle minoranze linguistiche e Felice Besostri, in Senato, si adoperò per fare applicare quel principio da cui scaturì la Legge 482/1999 per il riconoscimento pieno delle minoranze. È la Egalitè negletta e trascurata, specie per gli indigenti non in grado di potersi curare (povertà sanitaria), di non poter assolvere le bollette dei servizi (povertà elettrica), di non poter sostenere oneri scolastici per i figli (povertà culturale), insomma quei milioni (il ventaglio va da 6 ai 15 milioni) di cittadini cui è negato l’ingresso della Comunità Sociale Partecipata. È stato Felice Besostri a spostare l’obiettivo sulle cause e a focalizzare, come i nostri Premi Nobel di cui sopra, quanto esse risiedano nelle Istituzioni e in specie sulla rappresentatività politica: l’iniquità delle leggi elettorali che crea disuguaglianze istituzionali, la maggioranza che diviene minoritaria e deve accettare i dettami di un’esigua minoranza. Dunque, lesione del Diritto significa disuguaglianza da cui nasce quel vulnus economico che blocca l’ascensore sociale. Felice Besostri aveva intuito tutto questo ben prima dei Nobel 2024!
Stefano Ceccanti, ordinario di Diritto pubblico Università La Sapienza Roma, senatore
Ho conosciuto il prof. Besostri alla Sapienza nell’ambito degli incontri del Master Galizia organizzati dal prof. F. Lanchester. Al di là dei consensi e dissensi su questioni specifiche penso che il suo approccio, che cercava di combinare passione civile e conoscenze tecniche, sia quello che dobbiamo sempre adottare per avere una fecondità storica concreta sui problemi elettorali.
Ricordo di Luciano Belli Paci
(16) FELICE BESOSTRI, 30 ANNI DI BATTAGLIE COMUNI… – Luciano Belli Paci | Facebook
Biografia giuridica di Angela Di Gregorio e Mario Ganino:
RICORDO_DI-GREGORIO_Felice-Besostri-un-giurista-poliedrico-e-vocato.pdf
Biografia di Stefano Rolando:
Anch’io sono stata per molti anni accanto a Felice sia come socialista che fra i fondatori (successivamente anche portavoce) del Gruppo di Volpedo
Sono stata fra i fondatori del Movimento Milano Civica di cui anche Felice fece parte nei primi anni , e sono tuttora Vice presidente di questo movimento civico che vide la luce dopo l’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano
Felice mi ha insegnato tante cose come politico, come difensore dei diritti delle persone, e come Persona con la P maiuscola
Non lo dimenticherò mai