I miracoli del maggioritario e del presidenzialismo francese

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Resistenza e desistenza

La partecipazione popolare alle elezioni in Francia, per formare la nuova Assemblea Nazionale, dopo decenni di lento declino, ha avuto un sussulto di ben +20 punti in un colpo solo, con una sorpresa finale. Questo rinnovato interesse per la politica da parte dei francesi è stato ‘piegato’ e imbustato in un urna diversa da quella elettorale. Il primo turno delle elezioni legislative in Francia si è tenuto il 30 giugno e il secondo turno il 7 luglio. In entrambi i turni l’affluenza al voto è stata intorno al 67 per cento, quando due anni fa era stata del 47,5% al primo turno e del 46,2% al II turno. Si ricorda che nel 2022 Macron aveva perso la maggioranza parlamentare, con tutti i pasticci che sono seguiti per attuare le sue riforme (imposte per decreto). Un mese fa ha perso le elezioni europee a favore della Le Pen e subito ha giocato la carta delle elezioni anticipate. Per ora ha tamponato gli effetti della massiccia partecipazione popolare con il trucco della ”desistenza”, però è punto e capo, non ha ancora una maggioranza parlamentare. In compenso è riuscito in un’impresa storica: ha resuscitato la sinistra massimalista nelle varie sfumature, da quella progressista alla riformista, dalla comunista alla green. I grandi media delle multinazionali e i burocrati UE esultano in coro a tale risultato, che è bene riepilogare brevemente: al primo turno il Rassemblement National e i suoi alleati hanno ottenuto il 33,2 per cento dei voti, contro il 28,2 per cento del Nouveau Front Populaire, la coalizione di partiti di sinistra e centrosinistra messa insieme per queste elezioni; Ensemble, la coalizione liberale guidata da Macron, si è fermata al 21,3 per cento e i Républicains (centrodestra) al 6,6 per cento.

Tattica elettorale: i 218 patti di desistenza

Il sistema maggioritario a doppio turno prevede che i migliori candidati vadano al secondo turno se nessuno ha superato il 50%. Al secondo turno si è votato in quasi 500 collegi. A questo punto esce il coniglio dal cappello dei consiglieri di Macron: il confronto non è leale, è falsato da una tattica molto scaltra di gestione dei vari collegi chiamata ‘desistenza’ (non è quella invocata da Calamandrei dopo la guerra).  Sono stati sottoscritti tra sinistra estrema, sinistra socialista, comunisti liberali macroniani e gollisti vari circa 218 patti di desistenza, dove, con gestione oculata e centralizzata a Parigi, sono stati scelti i candidati da far ritirare per far posto a quello più ‘spendibile’ elettoralmente, cioè per vincere il collegio e bloccare l’avanzata della destra lepenista. La mossa ha avuto un notevole successo in termini di seggi. Gli elettori, tramite una imponente campagna psicologica sulla stampa e televisiva, sono stati ingabbiati nella loro capacità di scelta, un po’ come le mucche nella stalla, che devono bere da quella tazza e basta. Il successo della grande operazione mediatica di convogliamento dei voti ha reso possibile ciò che in natura sarebbe impossibile: che un liberale possa votare per un candidato di sinistra estrema di Melenchon oppure che un elettore di sinistra di NFP possa votare l’acerrimo nemico macroniano. Così, il quadro politico nei collegi si è semplificato in modo artificiale con 405 duelli (più 94 confronti triangolari): tutti contro RN della Le Pen e Bardella. Ma, da un punto di vista politico che valore ha la desistenza? Desistenza non significa comporre una coalizione, lo ha sottolineato il presidente francese Emmanuel Macron dicendo che “non governerà” con la sinistra di LFI  – La France Insoumise – di Jean-Luc Melenchon (detto durante il Consiglio dei ministri prima del voto del 7 luglio, secondo la tv francese Franceinfo). Gli accordi politici, anche se rivolti alla semplice ‘spartizione’ del bottino di seggi, hanno piegato il voto dei francesi ed ora  l’Assemblea nazionale è divisa in tre parti non facilmente componibili, difficile riuscire ad avere una maggioranza di oltre 290 seggi, come si può vedere nella seguente tabella:

Liste Nuovo Fronte Popolare

NFP-UG

Ensemble Rassemblement National 

RN- UXD

Coalizioni Unione delle Sinistre Maggioranza presidenziale Destra
Voti 8.995.226 6.425.707 10.647.914
I turno 28,06% 20,04% 33,21%
Voti 7.005.527 6.314.555 10.110.011
II turno 25,68% 23,15% 37,06%
Seggi 178 / 577 150 / 577 142 / 577

Il buon risultato della destra  RN al primo e al II turno, dal 33,2% al 37% è stato quasi completamente  vanificato a favore della Sinistra NFP-UG, che ha preso molti meno voti. Si tenga conto che il RN ha avuto quasi gli stessi voti del primo turno, con sei milioni di elettori in meno chiamati alle urne il 7 luglio. Invece la Sinistra Unita ha perso quasi due milioni di voti ma ha portato a casa la vincita,  un bottino di seggi di molto superiore alla Le Pen. Sono i miracoli realizzati dai sistemi elettorali maggioritari, in questo caso a doppio turno, ma la stessa cosa è accaduta in Gran Bretagna giovedì scorso, con il maggioritario secco, dove la destra si è presentata volontariamente divisa (anche lì i voti sono stati quasi equivalenti, ma i seggi sono andati ai laburisti).

Cosa c’è sotto il cartello della Sinistra unita? Un po’ di tutto, il pezzo principale è quello della France Insoumise, di Jean-Luc Mélenchon (France Unbowed), poi Socialisti, Green e Comunisti.

Tra dieci giorni, il 18 luglio, ci sarà l’elezione del Presidente dell’Assemblea Nazionale che sarà un primo test importante per vedere se ci sono accordi politici veri in un’assemblea senza maggioranza chiara, i passaggi saranno i seguenti:

  • dopo di che il Presidente della Repubblica nominerà un nuovo Primo Ministro
  • il Governo è in funzione subito, non ha bisogno di chiedere la fiducia iniziale
  • tocca ai gruppi di opposizione presentare una mozione di sfiducia che però deve avere la maggiorana assoluta.

La nascita di un nuovo Governo appare quindi meno gravosa di quanto si possa pensare in Italia, Macron proseguirà il suo mandato, con buona pace della volontà di una gran massa di elettori che si è recata alle urne per dare un segno di svolta alla Francia. Le élite hanno nascosto la voglia di cambiamento sotto il solito tappeto progressista, di fatto espropriando gli elettori con trucchi ai sistemi elettorali, certamente leciti ma politicamente disastrosi.

«Indipendenti sempre, ma isolati mai.»

In conclusione, come ha ricordato lo storico A.A.Mola, in un suo recente saggio sulla storia del Regno di Sardegna e d’Italia (escluso il patto d’acciaio), il monito di Cavour ripreso poi da De Gasperi e Moro era «Indipendenti sempre, ma isolati mai». La Le Pen ha vinto bene il primo turno ma si fatta rubare il risultato del secondo turno perché è stata isolata, pur portando a casa una valanga di voti, impensabili fino a due mesi fa. Se farà tesoro dell’italico motto, insieme a Meloni e Salvini e altri politici coraggiosi in UE e in Francia riuscirà a riprendersi la vittoria rubata con tutti gli interessi.

                                                                                                                 Daniele Vittorio Comero

Commenti pervenuti:


da Agostino Pendula

Due osservazioni: non è stato scelto il più spendibile, ma semplicemente il secondo, chiunque era. Il terzo si è ritirato.
Inoltre, i “gollisti”, cioè Republicains, non hanno partecipato ai ritiri, sono rimasti.
Il resto, si può essere o non essere d’accordo, sono opinioni.


FRANCIA DOPPIO TURNO di Franco Astengo

Ricordo che quello francese del 7 luglio è stato un “secondo turno” e non un ballottaggio come invece avviene in Italia in occasione dell’elezione del sindaco: in Francia, acclarato che il candidato che passa il 50% dei voti validi nel primo turno è eletto, al secondo turno accedono quanti hanno superato il 12,5% degli aventi diritto. Nasce così quel tema dei “triangolari” e soprattutto della “desistenza” di cui si è molto discusso in questi giorni e che è stata applicata in maniera sufficientemente rigorosa dalle formazioni del cosiddetto “spirito repubblicano” e in particolare dalla sinistra. Riferendoci al solo territorio metropolitano si sono svolti diversi triangolari in particolare dovuti al mancato ritiro del candidato di Ensemble (la lista di riferimento di Macron) quando il candidato meglio piazzato apparteneva a France Insoumise (19 triangolari Ens-FP-RN) o ai Verdi. Al secondo turno abbiamo assistito anche a due quadrangolari (sempre con riferimento al territorio metropolitano) il primo vinto dal RN davanti alla Lista Repubblicana (gollisti), al Fronte Popolare e a Ens. Il secondo vinto da un candidato definito di “diversa destra” davanti al RN, FP ed ENS. In due circoscrizioni della banlieue parigina si sono anche affrontati candidati di France Insoumise rappresentanti evidentemente di diverse correnti e in un’altra occasione un candidato del PCF vittorioso su di un esponente di France Insoumise. Il tema che maggiormente interessava questo secondo turno era quello riguardante il rapporto tra il RN e la “desistenza” del Fronte Repubblicano. Prendendo ad esempio 254 collegi del territorio metropolitano nel quali il RN partiva dal primo turno con il maggior numero di voti la formazione di estrema destra ha mantenuto il primato (e ottenuto il seggio) in 102 perdendo 152 collegi (59,84%) dove si è trovata i propri candidati scavalcati dagli avversari. 152 seggi suddivisi: 84 a ENS, 43 al Fronte Popolare e 25 ai Repubblicani (Gollisti) una parte dei quali si era alleata con il RN fin dal primo turno.

È capitato che ci sia stata autonomamente desistenza da parte della sinistra anche verso i candidati della L.R. quando questi si sono trovati proiettati al secondo turno in migliore posizione. Un esempio di generosità politica questo offerto dalla sinistra francese che ha fornito un esito positivo spingendo anche la crescita alla partecipazione al voto che probabilmente è risultato essere il fattore decisivo per il successo finale.

 


Il voto in Francia per le elezioni politiche del 2024. Mappa delle vittorie nei collegi nel 2024 in confronto con il 2022:

 

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