Guerre economiche, energetiche e disinformative

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Il contesto Europeo attuale e la crisi russo-ucraina. L’incontro promosso da ISPG

Guerre economiche, energetiche ma anche d’informazione. È questo il complesso scenario che la società occidentale sta affrontando quasi senza rendersene conto. Uno scenario amplificato ma reso ancor più indecifrabile dall’attuale guerra in corso in Ucraina. Guerra che vede come principale protagonista non solo l’uso della coercizione attraverso le armi leggere, tanks e gli obici ma anche, e soprattutto, attraverso l’uso delle informazioni e della propaganda volte ad influenzare e persuadere i cittadini, pubblico televisivo sottoposto a costante bombardamento informativo e emotivo, specialmente quello occidentale.

L’istituto Studi Politici Giorgio Galli (www.istitutostudipolitici.it) sta organizzato degli incontri molto interessanti in videoconferenza: l’ultimo si è svolto il 21 marzo. Sono intervenuti ospiti di grande preparazione e cultura: l’ambasciatore Sergio Vento, il giornalista e saggista Giovanni Fasanella, il prof. Mario Caligiuri (direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria), il prof. Aldo Ferrara, l’ing. Fabrizio Gonni e il generale di brigata Mauro Arnò, con il prof. Vinicio Serino nelle vesti di moderatore.

L’Ambasciatore Vento ha ricordato che i francesi, a suo tempo, hanno creato perfino una Scuola di geopolitica e di Guerra economica. Dopo di che ha tracciato un quadro storico, arrivando alla conclusione che oggi la parte politico-diplomatica è ancora molto sotto traccia, quasi di facciata, poco concreta da entrambe le parti. Le “derivate” di questo conflitto rischiano di essere pesanti, come la cosiddetta guerra del Gas, inasprita da un sistema di sanzioni non disciplinate dall’ONU, ma dai singoli Stati, che rappresenta un passo indietro nel sistema delle relazioni diplomatiche.

Giovanni Fasanella e la voluta povertà energetica dell’Italia

Parlando di energia, Giovanni Fasanella ha ripercorso l’attuale crisi energetica in cui versa l’Italia identificandone le cause remote che vanno ben oltre le attuali problematiche legate al conflitto ucraino: “…il 40 % del gas importato in Italia” dice Fasanella “proviene dalla Russia. Ma l’Italia avrebbe tutte le carte il regola per svincolarsi da questa dipendenza e sviluppare una propria politica energetica indipendente, specialmente per quanto riguarda il petrolio e il gas”.

Vi sarebbero infatti grossi giacimenti nel sud Italia, di cui solo due sono attivi (uno in mano all’ENI e l’altro ai francesi della TOTAL), che vanno dalla Basilicata fino al parco d’Abruzzo, del Pollino, poi verso la costa Ionico-Adriatica fino al canale di Messina.

Siamo molto ricchi ma non sappiamo sfruttare la nostra ricchezza” ha dichiarato Fasanella portando i dati di un’inchiesta che aveva fatto qualche anno fa per Panorama, quando aveva intervistato i tecnici che stavano lavorando sul posto.

Ha poi illustrato le fasi salienti della politica energetica italiana dalla fine del secondo conflitto mondiale fino ad oggi, specificando che vi è sempre stata una forte opposizione a tale politica indipendente dell’Italia da parte della Gran Bretagna e della Francia, con effetti chiaramente intuibili ancora oggi. Emblematico è infatti lo scontro diplomatico avvenuto nel 1967 tra il Ministro degli Esteri Inglese Brown e il governo di Aldo Moro sull’acquisizione dei giacimenti di petrolio in Iraq. Fanfani, all’epoca Ministro degli Esteri Italiano ebbe uno scontro durissimo con il suo omologo inglese.

L’intervento del prof. Caligiuri

L’intervento di Mario Caligiuri, esperto di intelligence, si è focalizzato sulla guerra informativa e la disinformazione ricordando che “durante le guerre la prima vittima è la Verità” avvertendo che tutti i sistemi mediatici amplificano “la voce del padrone”. Ha descritto gli elementi che caratterizzano la guerra informativa, con particolare riferimento a quello che stiamo osservando attraverso i nostri mezzi di comunicazione sulla guerra ucraina.

Sui social” avverte il professore “sta avvenendo la privatizzazione della politica. Nei social media infatti, sono le Big Tech che impongono le loro regole. Così viene consacrato il trionfo del politicamente corretto”.

In questo modo non vi è più la presenza di un’informazione pluralistica, bensì pilotata e modellata su idee, valori che ci vengono imposti. Caligiuri ha fatto degli esempi: il riferimento è alle polemiche sulla recente russofobia di alcuni settori della società italiana e occidentale, ricordando che “bandire le parole non è mai un bene. Ogni volta che si levano le parole ad una lingua si levano le fondamenta della nostra storia”.

In generale ha osservato che le democrazie occidentali non sembrano più in grado di produrre delle élite efficienti adeguate alle attuali sfide della politica internazionale.

La conclusione del professore sull’attuale e terribile guerra in corso in Ucraina è emblematica: “L’occidente sta vincendo la guerra dell’informazione. Putin sta vincendo la guerra sul campo”.

Il gen. Arnò ha evidenziato le forze in campo, rilevando che il corpo di intervento russo è relativamente modesto (130-150mila uomini) rispetto allo scopo di invasione e controllo dell’Ucraina, per cui la soluzione militare appare in stallo. Solo quella diplomatica può essere risolutiva.

L’ing. Gonni ha messo in rilievo i dati economici che sono sorprendenti: il PIL della Russia è inferiore a quello dell’Italia e il PIL dell’Ucraina è pari a quello del Veneto, con la differenza che il reddito medio annuo è di poco superiore a 3mila dollari mentre per un veneto è dieci volte tanto. In sostanza, come tutti sanno, litigare costa caro, qui non ci sono le basi minime per affrontare i costi di un conflitto militare di tale portata, nei mesi scorsi ampiamente preannunciato ed evitabile. In definitiva l’Ucraina non disporrebbe dei mezzi economici per affrontare un tale colossale riarmo ne di lanciare una sfida, come ha fatto sul Donbass. La sua economia è povera rispetto alla UE e alla Russia. Però ora dispone di enormi quantità di armi e mezzi militari che, forse, non sarà mai in grado di ripagare.

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