REALPOLITIK: EUROPA IN GUERRA?
Da varie settimane sia il Segretario della Nato Jens Stoltenberg che ora al G-sette vari esponenti politici europei insistono sull’aumentare il supporto militare ed economico all’Ucraina nello scontro territoriale con la Russia, comprendendo anche la futura presenza sul campo “boots on ground“ di militari europei. Contemporaneamente vari media, riportano la situazione della penuria di armamenti convenzionali dei Paesi Europei per una guerra principalmente terrestre. I carri armati europei hanno 25 anni e più, le armi da fanteria lo stesso e inoltre in tutta Europa è stata abolita la leva militare, che forniva masse umane di manovra. Oramai le forze armate sono composte da professionisti, anche perché i pochi sistemi d’arma moderni sono complicati da usare e richiedono gente addestrata. Vi è anche il problema che questi moderni sistemi d’arma (navali, aerei, e in parte terresti) sono molto costosi; hanno richiesto decenni di studio e sperimentazione e poi il volume di acquisto da parte dei Governi è stato ridotto, pertanto i prezzi unitari, che devono scontare i costi fissi precedenti, sono elevati. Si aggiunge il fatto che i Paesi nella Nato devono avere sistemi d’arma compatibili con quelli Americani, per cui la soluzione più semplice è di comprare direttamente armamenti americani, che costano molto di più di eventuali prodotti europei analoghi o equivalenti (se ci sono). A questo stato di cose, si aggiunge il fatto che dalla caduta del Muro di Berlino, vista la nascita del nuovo Stato Russo, non più comunista, la disgregazione della CSI – Confederazione Stati Indipendenti – nelle varie unità nazionali (Ucraina inclusa), nei Paesi Europei non è più stata avvertita la minaccia dell’Armata Rossa, anche perché il Comunismo ideologicamente espansivo non esisteva più.
I Paesi europei si sono dedicati allora alla spesa pubblica e al debito per aumentare il welfare dei cittadini, sanità gratuita, casse integrazione per i lavoratori. Lentamente, Russia, Ucraina, Kazakistan sono divenuti partner economici dei Paesi Europei, dove l’importazione riguardava macchinari, auto, motori, prodotti di consumo di qualità e l’esportazione era fondamentalmente di materie prime, minerali, petrolio, gas e grano.
Qui non si vuole commentare lo scontro territoriale Russia-Ucraina, dalla Piazza Maidan del 2014, agli accordi di Minsk, mai rispettati, alle trattative in Turchia, si rispettano le opinioni delle due parti che, pretendendo di avere ragione ciascuna, si tirano cannonate e si massacrano a vicenda da 2 anni.
Il punto è se l’Europa può permettersi di andare in guerra. Forse, non è chiaro che le guerre costano, come ovviamente sono costate sempre nei nostri 3000 anni di storia e spesso anche le vittorie lasciavano i Paesi vincitori senza soldi e quindi con disordini sociali successivi. A parte la situazione degli armamenti, si considerino i costi: le spese correnti per gli stipendi dei militari delle varie Forze Armate devono essere considerate nel bilancio corrente dello Stato, alla pari degli impiegati statali, medici, infermieri, ma le spese per l’acquisto di armi nuove e sistemi d’arma in generale sono finanziate a Debito, emettendo Titoli e aggravando i Debiti Pubblici. Sono a Debito perché nessun Governo europeo può permettersi di dire ai cittadini elettori: “Scusate tanto, le aliquote IRPEF si alzano del 10% perché dobbiamo comprare carri armati per l’Ucraina…“ oppure: “L’IVA aumenta al 26% invece che al 22%, inclusi i pannolini, per l’acquisto di nuovi missili…”
Pertanto, tutti gli investimenti in mezzi militari sono finanziati ‘a Debito’ in tutti i Paesi occidentali, compresi gli USA. Se l’Italia volesse spendere quest’anno il 3% del PIL sarebbero circa 60-70 miliardi di €, non c’è dubbio che 30/ 40 miliardi impatterebbero sul Debito Pubblico e ci si porterà dietro gli interessi da pagare per 10 anni e poi dovremmo rimborsarli. Molti direbbero “è sempre meglio del bonus edilizio al 110%”, però la spesa continuerebbe negli anni successivi. La realtà è che le spese militari non danno ritorno economico a lungo termine. All’inizio pagano le aziende produttrici, ma per lo Stato acquirente, se le armi non sono usate, stanno ferme nei magazzini, se usate e distrutte, non danno vantaggi economici, ma costituiscono spese a debito buttate via in un buco nero. Insomma, le spese militari possono essere considerate come un premio di una polizza assicurativa dello Stato, come quella sull’auto, che si paga ma si spera di non avere incidenti. È diverso, ad esempio, da una autostrada: lo Stato spende 10 miliardi, ma alla fine l’autostrada rimane per 30 anni e procura entrate continue per i pedaggi di auto e mezzi di trasporto. Quindi in parte si ripaga e in parte aumenta indirettamente lo sviluppo economico delle località che attraversa.
Le situazioni in Europa, per non parlare solo dell’Italia: la Francia dichiara circa il 110/130%, la Germania aggiusta, perché essendo uno Stato Federale considera solo il Debito Federale (basso, attorno al 80 % del PIL) ma non parla dei debiti dei Laender. Quelli sono debiti misti, privati e pubblici, sappiamo che molti Laender sono forti azionisti di imprese tedesche locali, sembra che il 30% del Gruppo Volkswagen sia proprietà del suo Laender (Vestfalia?). Non parliamo della UK, e di altri.
L’Italia, vituperata da tutti, ha invece un basso livello di indebitamento dei privati, merito del risparmio dei cittadini negli anni passati, degli immobili di proprietà, etc… Se si considera il totale, Debiti Pubblici e Debiti Privati, Francia e Germania sono più indebitate di noi, per non parlare degli USA. IL Debito Pubblico Federale è oggi del 130% sul GDP (il PIL), ma aggiungendo i Debiti Privati, di Aziende e Famiglie, il totale arriva la 220%. Niente di grave, è il livello di Giappone e Cina, ma queste hanno una struttura del sistema monetario diversa. In questi Paesi i Titoli sono acquistati direttamente dalle Banche Centrali, che emettono quindi denaro per i Governi, e poi, magari li vendono ai Privati, enti e Fondi (monetizzazione del Debito). Invece, in tutta Europa e in America, le Emissioni di Titoli invece devono essere acquistate da Banche ed Enti Privati (Primary Dealers) e non dalle Banche Centrali (poi magari nascono problemi nel rivenderli, a fondi e privati).
Immaginiamo un risparmiatore che va a comprare i Buoni del Tesoro per il Riarmo: quale sarebbe il sottostante? La sintesi è che la Coalizione Occidentale – NATO – è indebitata fino agli occhi e fare la guerra farebbe esplodere i Debiti.
Alcuni economisti dicono che la guerra è voluta perché così i Paesi Europei – e gli USA – potrebbero dichiarare default sul Debito, non rimborsano più nulla – chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto – oppure rimborsi in Dollari e Euro digitali, tipo bitcoin di Stato, che nessuno sa che valore avranno. Un nuovo sistema monetario basato sul nulla.
Attenzione: la Russia ha il Debito Pubblico pari al 20% del PIL, dispone di una persona intelligentissima come Governatrice della Banca Centrale Russa, Elvira Nabiullina, che fa azzittire anche Putin. Per evitare le sanzioni occidentali, ha modificato il sottostante del sistema monetario così il Rublo ha due valori: per l’interno è ancorato al valore dell’oro, per l’estero è ancorato al valore del petrolio che si vende in Cina, India e mercati paralleli. Quindi un Rublo ancorato a valori reali. USA e UE, hanno il valore di Dollaro e Euro ancorato solo ai loro debiti.
Fabrizio Gonni
Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli
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