Riceviamo e pubblichiamo questo importante intervento che tocca il tema della legge elettorale, ritenuta da molti inadeguata, tanto da preoccupare numerosi inquilini dei Colli romani. La legge e i collegi elettorali, come è noto, sono stati adattati alla bell’e meglio alla riduzione della Camera a 400 deputati (200 al Senato) decisa l’anno scorso. Le incertezze sul funzionamento del Rosatellum, con questi numeri e con questo quadro politico, sono molte.
Tutto si tiene
Votare nel 2022 o nel 2023 è differente. Sicuramente più importante è con quale legge si andrà a votare. Eppure le forze politiche in questo Parlamento fanno finta di non saperlo. Proporzionale, maggioritario o misto, l’importante è escludere gli elettori da un voto libero e personale. Il contrario di quanto richiede l’art. 48 della Costituzione e i principi affermati con la “storica” sentenza n. 1/2014.
La legge elettorale attuale: il Rosatellum
Ora sono liste bloccate ed anche i candidati uninominali non possono essere liberamente scelti, ma devono a pena di nullità essere quelli proposti dalle coalizioni, che non hanno un capo politico unico e neppure un programma di governo comune. Così ha voluto il Rosatellum, e non si capisce perché le coalizioni debbano essere favorite rispetto alle liste non coalizzate, che per essere contate devono avere almeno il 3% nazionale, anche al Senato malgrado l’art. 57 Cost. che prevede la base regionale della sua elezione.
Le liste coalizzate, invece, basta che raggiungano l’1%: il voto non è più uguale in entrata e men che meno in uscita. Pensate ai risultati a confronto di LeU (voti 991.159, 3,28%) e Südtiroler Volkspartei (voti 128.282, 0,42% ) al Senato LeU conquista 4 seggi, invece di 10, mentre la SVP ne elegge 3, invece di 1. In conclusone LeU – 6 seggi SVP + 2 seggi, grazie all’esenzione dalla soglia di acceso per le minoranze linguistiche, malgrado l’art. 3 c. 1 Cost. per il quale “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” Le minoranze politiche dovrebbero avere lo stesso trattamento delle minoranze linguistiche.
Premi elettorali
Per due volte il premio di maggioranza è stato annullato: la prima volta perché non c’era una soglia minima un voti o seggi, la seconda volta perché il ballottaggio tra le prime due liste era una distorsione non giustificata. Ebbene, apparentemente nel Rosatellum non c’è premio di maggioranza, ma grazie al voto congiunto obbligatorio a pena di nullità tra seggi uninominali maggioritari e liste proporzionali non serve per una coalizione raggiungere il 40% dei voti validi per avere il 55% dei seggi, ma con il 30%/35% omogeneamente distribuito si può conquistare la maggioranza assoluta del Parlamento in seduta comune, l’organo che con 58 delegati regionali aggiuntivi elegge il Presidente della Repubblica e lo può mettere in stato d’accusa (art. 90 Cost.). Tra il 22 gennaio 2022 e il 21 dicembre 2024 scadono 8 giudici costituzionali, la maggioranza assoluta del collegio di 15 giudici. Degli 8 giudici, Giancarlo Coraggio, Giuliano Amato, Silvana Sciarra, Daria de Pretis, Nicolò Zanon, Franco Modugno, Augusto Antonio Barbera e Giulio Prosperetti, uno solo è di nomina della Magistratura: tre sono di nomina del 13° Presidente, il prossimo, e 4 del Parlamento in seduta comune.
Se il Presidente della Repubblica e la futura maggioranza parlamentare fossero politicamente omogenei, non ci sarebbero più organi di garanzia indipendenti. La battaglia per una nuova legge elettorale è quindi prioritaria, ma questa elementare verità non viene percepita. Senza mobilitazione politica e delle coscienze democratiche i migliori ricorsi non scuoteranno i giudici e la loro sensibilità costituzionale. Il governo Draghi non è responsabile della legge elettorale, quindi potrebbe decidere di orientare l’Avvocatura dello Stato con indicazioni diverse dall’opposizione ad oltranza al rinvio in Corte Costituzionale, date dai governi Renzi, Gentiloni e Conte. C’è un’esigenza di trasparenza nei confronti dei cittadini, cioè del popolo sovrano.
Il voto è uguale?
In conclusione il voto non è uguale.
avv. Felice Besostri*
*Componente Direttivo CDC
https://www.felicebesostri.it
Un plauso all avv Besostri per l attenta analisi dell attuale stato dell arte e per la conclusione cui essere condivisibile e’ perfino banale . Gc