CI VUOLE ‘INTELLIGENZA’ PER SOCCORRERE QUESTA EUROPA

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La prima pagina del Corriere della Sera di oggi, lunedi 10  febbraio 2025,  riporta alcune foto di Macron, create e ritoccate con l’Intelligenza artificiale, che lo rendono più giovane, con look da agente segreto, da rapper e altre identità. Provengono da vari spot girati da Macron, con l’intento di “divertire“. Sopra il titolo:” Vertice a Parigi per competere con Stati Uniti e Cina”.

Stranamente, questa importante notizia e le immagini di Macron non appaiono nella edizione digitale del Corsera. Chissà perchè… Per chi mastica un poco di  App di Information Technology, le stesse immagini statiche di Macron attuale avrebbero potuto essere ritoccate da un buon grafico di Adobe Photoshop, senza scomodare la AI, ma forse la AI ha eseguito il compito più velocemente ricalcandole su modelli in movimento. Alcune considerazioni: l’utente comune, come noi, che installa ad esempio Chat GPT gratuito sul suo smartphone, la utilizza per vari scopi diversi: per esempio scrivere una poesia di augurio per un compleanno, chiedere di vedere una tonalità di colore e avere la formula RGB per l’imbianchino o scrivere una parte del capitolo di un romanzo impostando solo il soggetto (per chi ha ambizioni letterarie). Le cose cambiano se si chiedono alla AI opinioni o rapporti di situazioni attuali: lasciamo perdere il chiedergli come finirà la guerra, a Gaza e in Ucraina, perché riporta solo sintesi di informazioni attualmente disponibili. Anche a chiedergli le terapie adatte per una malattia, o quale è il migliore ospedale per una patologia, non fornisce ovviamente una risposta univoca, ma offre alcune soluzioni e risultati, di preselezione, dicendo all’utente di decidere autonomamente.

Se si chiede un rapporto su un evento attuale, la AI ricerca le notizie sul web e poi offre una risposta. Magari non rispecchia la situazione perchè, se si chiedesse l’esito di un problema legale, il risultato potrebbe essere modificato da ricorsi delle parti e successive sentenze. Ci si ricorda di Federico Faggin, inventore negli anni ’80 del microprocessore alla Intel californiana diceva: “…avete mai visto in microprocessore pensare da solo?“

Sembra ovvio, al momento attuale dello sviluppo per gli utenti comuni, considerare la AI principalmente come un SUPER BROWSER di sintesi, che permette di accedere a dati e informazioni sul web e trovare una risposta coerente e sintetica, non necessariamente l’unica o quella giusta. A questo punto, vediamo quali sono i Browser più diffusi nel mondo (il Browser è il motore di ricerca che trova dati e informazioni sul web). Sono quasi tutti americani: Google, con la sua variante Chrome, Safari di Apple, Microsoft Edge, lanciato nel 2015 come successore di Explorer e basato sul motore di rendering Chromium, lo stesso di Google Chrome. Edge è integrato in Windows 10 e successivi, disponibile per MAC Linux, Android e iOS.  Ci sono anche Firefox Mozilla, non legato ai grandi Gruppi, ma aperto, e poi altri anche dal nome pittoresco, come DuckDuckGo, con protezioni enti tracciamento, e poi Tor Browser, specializzato per anonimato e navigazione sicura sul Dark Web (quindi se il lettore vuole comprare qualcosa di pittoresco, usi quest’ultimo). Per gli smartphone vi sono: Samsung Internet, preinstallato sui cellulari Samsung, Brave con blocco degli annunci e UC Browser, il più diffuso in Asia, Cina e India. E l’Europa? È riuscita solo a svilupparne due: uno è Vivaldi della Vivaldi Technologies e l’altro è Opera, entrambi sviluppati in Norvegia da Opera software e il primo da un gruppo di tecnici poi messi in proprio. Cosa ha prodotto in questo settore la Francia, la Germania del diesel convertito in elettrico? L’Italia del turismo e della piccola manifattura e moda? e anche la UK di Starmer e della Brexit. Questo la dice lunga sullo stato della ricerca Information Tech e Software della UE di Bruxelles.  La cui Commissione e Consiglio in compenso si affrettano a imporre blocchi e limitazioni sull’uso della AI. I maligni direbbero che forse qualcuno teme ricerche approfondite focalizzate sui documenti della UE, che peraltro sono tutti su supporto informatico.  Ci si chiede quindi se il prossimo vertice a Parigi sulla AI per competere con USA e Cina, ha senso, vista la povertà tecnologica della UE, o sarà un vertice solo di chiacchere e brindisi.

Comunque, nell’inserto Finanza e Innovazione, lo stesso Corsera evade dal polverone del risiko bancario italiano, per pubblicare un articolo su Peter Thiel, che ha piazzato nei ruoli strategici della amministrazione Trump i suoi uomini fedeli. Thiel fu fondatore di PayPal, insieme a Musk, investitore in Facebook, poi in Space X insieme a Musk e fondatore e Presidente di Palantir. Questa produce un software per l’analisi veloce di megadati, usati in settore militare e di sicurezza e ora con grandi clienti aziendali, come le linee aeree. Palantir è stata quotata a Wall Street nel 2020, e ha lanciato una sua piattaforma di AI. Il valore delle azioni è aumentato del 500% nel 2024, la capitalizzazione, di 191 miliardi di dollari, supera quella del colosso della difesa Lockheed Martin. Tra l’altro, il Vicepresidente J.Dl. Vance, ha lavorato nella sua unità di venture capital. Gli altri esponenti della galassia Musk-Thiel sono: Jim O’Neil, viceministro della Salute, Trae Stephens, viceministro della Difesa, David Sachs, con il ruolo di coordinatore della Ai e criptovalute. C’è da chiedersi come mai la UE non fa un programma serio per l’Intelligenza artificiale. Ursula, forse, è troppo occupata a riciclare politici passati di moda (Di Maio, Belloni ecc). Certo che gli europei snob pensano con supponenza che Trump abbia raccolto principalmente il voto dei farmer del Mid West, ma non è così, anche buona parte dell’Hi-Tech, e chi non l’ha votato, è corso a genuflettersi.

Negli anni ’60 un famoso giornalista, Luigi Barzini scrisse un libro – “The Italians” – che terminava all’incirca così: “gli italiani nei prossimi decenni avranno solo il compito di spiegare ai ricchi di tutto il mondo a che temperatura bere il vino“. Gli europei, Francia in testa, cosa potranno fare, oltre a giocare con il ritocco delle foto?

 

Fabrizio Gonni,

laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. 

Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli

mail: gonni@istitutostudipolitici.it

 

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