Declino e caduta dell’Unione Europea
Molti avranno notato come politici e commentatori, in occasione della guerra ‘locale’ tra Russia e Ukraina, esortino l’Unione Europea a prendere una posizione ed a cercare un compromesso fra i due belligeranti. Tutti in ossequioso pellegrinaggio a Kiev, da Zelensky: da Macron a Schultz, da Draghi alla Von Del Leyen.
D’altra parte cosa potevano fare? Si sono tutti scatenati con le sanzioni alla Russia, che probabilmente faranno effetto a questa fra 2 anni, ma hanno aggravato subito in UE e nel mondo i fenomeni inflattivi sui prodotti per l’energia. Considerando che i Paesi UE hanno forze armate che costano molto, ma sono poco efficienti e con sistemi d’arma obsoleti, si sono tutti alleggeriti la coscienza mandando vecchie ferraglie e fondi di magazzino in Ukraina. Tra l’altro le armi comuni Nato non sono compatibili con quelle russe/ukraine, ad esempio i calibri sono tutti diversi. Forse qualche sistema d’arma, più moderno, è stato mandato affinché sia “ provato sul campo “, d’altra parte chi si sogna di fare esercitazioni vere con i missili antiaerei Stinger, tirando giù un aereo? Tutte le esercitazioni si fanno con i simulatori, ma assolutamente nulla sul campo, dove magari anche la controparte ti spara addosso.
D’altronde la UE è un insieme eterogeneo: vi sono Monarchie (Olanda, Danimarca, Belgio, Spagna, etc ) un Granducato (Lussemburgo ), Repubbliche Presidenziali (Francia, et ) Repubbliche Parlamentari (Italia, etc ) Repubbliche un poco autocratiche ( Ungheria, Polonia, etc ). Però, ci sono 3 Paesi contributori netti del Bilancio Ue e tutti gli altri “prenditori“ netti che ricevono contributi gratuiti. Ecco perché tutti i piccoli Paesi si sono associati alla UE. Ma, alla fine, si scopre che l’Unione Europea non è altro che una Area Commerciale di Mercato Comune, esattamente come definito da Maastricht, dove nessuno deve comandare e dove nel voto “uno vale uno“, la Germania vale come Malta, la Francia con le portaerei e bombe nucleari vale come Paesi tipo la Lituania, Lettonia, etc.. che in compenso prendono decisioni rischiose bloccando il traffico dalla Russia verso la sua enclave di Kaliningrad, senza concordare con gli altri Paesi UE e violando anche accordi internazionali in vigore da anni. La minaccia più spaventosa per l’Unione Europea, in questo momento è lo ‘spread‘, cioè la differenza dei tassi sui Titoli dei Paesi EU. Che ovviamente è aumentata in questo periodo di inflazione.
La crisi degli spread del 2008 -2009, che distrusse inutilmente la Grecia, finì nel 2012 quando Draghi abbassò i tassi a sottozero e fece acquistare alla BCE centinaia di miliardi di Titoli di Stato vicini al default, e in questo fu bravo e salvò l’Euro.
Il G7 e la guerra
Nei giorni scorsi al Castello di Elmau, nelle Alpi Bavaresi, si è svolto il G7, al quale hanno partecipato tre paesi dell’UE – Germania, Francia e Italia – , il Washington Times riporta che il Presidente degli USA, Biden, si è scatenato, non soltanto ad elogiare gli ottimi risultati delle “democrazie” nel contrasto alla Russia e l’appoggio all’Ukraina, ma anche lanciando un programma mondiale di investimenti per contrastare la ‘Belt & Road Initiative’ della Cina verso i Paesi in via di sviluppo. Il programma prevede una partnership di investimenti, pubblici, cioè degli Stati, e privati fino a 600 miliardi di dollari per costruire nuove infrastrutture. Biden ha detto che gli USA parteciperanno (1) per 200 miliardi. Il giornale riporta anche che le grandi Corporation americane non sembrano ansiose di investire soldi in progetti a fondo perduto, che difficilmente avranno ritorno economico, per l’insicurezza dei Paesi beneficiati. Se gli USA parteciperanno per 200 miliardi, a chi toccheranno gli altri 400? A Europei e Giapponesi? Si vedrà se il programma avrà seguito o sono solo discorsi elettorali. Invece, come scritto in un precedente articolo, il problema potrebbe essere la prossima pace fra Ukraina e Russia (2).
Il conto da saldare
Si può però ipotizzare che le distruzioni in Ukraina, per i bombardamenti ed altro, siano dell’ordine di 500-800 miliardi, pari quindi a 3-4 volte il PIL del Paese. Ci vogliono quindi tanti soldi per ricostruire. Il conto chi lo pagherà, gli USA e/o la UE? Non ha senso prestarli, visto che non saranno mai restituiti. Da fonti riservate – Analisi Economiche Internazionali – si apprende che gli USA, la UE e la NATO vorrebbero far pagare tutto alla Russia, come danni di guerra. Stesso trattamento che venne imposto alla Germania di Weimar, dopo il 1918. Questo porterebbe la Russia alla distruzione economica. Altrimenti gli Occidentali sono fautori della continuazione della guerra fino alla sconfitta della Russia. Un possibile motivo di continuazione all’infinito dello scontro militare. Nessuna trattativa se non si sa chi paga i danni alla fine. Probabilmente anche la promessa di accettare l’Ukraina nella UE è solo propaganda, perché nel caso sarebbe un debito spaventoso per gli altri Paesi europei. E’ quindi altamente probabile che si dovrà convivere con uno stato di guerra guerreggiata per i prossimi anni, sperando che resti limitata all’attuale scenario.
La situazione potrebbe diventare ipercritica se esplodessero conflitti militari in altri posti, esempio Medio Oriente – tra Israele, Arabia e Iran (che confina direttamente con la Russia ). Ne potrebbero seguire recessioni, turbolenze sui prezzi, inflazione, disagi sociali, stagnazione e crisi economica. Sempre che si combatta in modo tradizionale, senza usare il nucleare.
Fabrizio Gonni
Note:
1-Alcuni programmi: un impianto di energia solare da 2 miliardi in Angola, 320 milioni per ospedali in Costa D’Avorio, 600 milioni per cavi sottomarini fra Asia, Africa ed Europa.
2- I dati: il PIL dell’Ukraina è di 160 miliardi Euro e il PIL pro capite è di soli 3.200 Euro. Quello della Russia è di 1.500 Miliardi e il pro capite di quasi 12.000. Pertanto il PIL italiano è superiore alla somma di Russia e Ukraina. E’ un PIL formato in maniera diversa, quello russo e ukraino è basato su industria di base, industria militare, esportazioni di gas, petrolio, granaglie. Il nostro è basato su prodotti “consumer”
Ottimo articolo. A parte la valutazione – forse solo provocatoriamente positiva – di un Draghi “bravo” che ha salvato l’euro. Che l’economia (monetaria) venga prima del destino di un Paese è spregevole. La Grecia aveva le sue colpe, peraltro annose, ma decidere di svendere uno Stato ai miglioi avvoltoi è vergognoso. L’euro è una moneta senza Stato, senza una visione politica comune. Prendiamone atto e facciano dietrofront. Con i minori danni possibili e finché siamo in tempo. Qualcun altro lo farà, comunque, a spese nostre…