Non siamo al matrimonio omosessuale ma poco ci manca. Teologi, fedeli, preti e vescovi stanno cercando di capire l’endorsement del Papa a favore di leggi civili per tutelare le famiglie gay (contro la dottrina cattolica ufficiale?). La famosa frase sulle famiglie gay è contenuta nel film-documentario ‘Francesco’.
Da dove salta fuori? Semplice, è stata estrapolata da una vecchia intervista rilasciata nel 2019 alla tv messicana Televisa mai divulgata. Il Messaggero riporta, dal Washington Post, che il Vaticano consegnò alla corrispondente messicana, Valentina Alazraki una cassetta del registrato ma evidentemente epurata dalla frase sugli omosessuali. La lunga intervista fu realizzata a Santa Marta con telecamere vaticane. Si capisce così perchè in piena crisi epidemiologica per il COVID e per l’Italia con l’aggravante aggiuntiva di un crollo demografico, il Papa si concentri su un aspetto collaterale al crollo dei Paesi europei occidentali.
Interessante il commento del direttore di Avvenire sul giornale on-line di oggi:
“...nessun Papa aveva mai detto così chiaramente sì a una forma di “copertura legale” diversa dal matrimonio che “giustamente” accompagni la convivenza di persone dello stesso sesso. La questione dell’utero in affitto… non è stata toccata dal Papa nei filmati scelti dal regista che ha costruito il docufilm “Francesco” (che non è un trattato e non ha l’ambizione di esserlo). Emerge, però, indirettamente perché in quest’opera trovano spazio le voci di due gay credenti che attraverso la pratica della maternità surrogata hanno ottenuto tre figli e che hanno interloquito col Papa a proposito del mandarli o meno a lezione di catechismo in parrocchia. Papa Francesco, hanno raccontato queste persone, li ha incoraggiati a non escludere i bambini dalla vita della comunità cristiana. Mi sento di dire che questa parola del Papa non è affatto una legittimazione dell’utero in affitto, ma puro e semplice atteggiamento di accoglienza nei confronti di tre bambini che esistono e sono figli di Dio come ogni altro, comunque siano stati messi al mondo. Penso anche che la questione del no all’utero in affitto non sia un dogma di fede, ma una civile obiezione alla cosificazione del corpo delle donne e dei figli che mettono al mondo. Un’obiezione potente e perfettamente comprensibile a chiunque, che nella fede cristiana e cattolica trova luce e motivazioni profonde, ma che ogni donna e ogni uomo può laicamente far propria. Aspetto con fiducia di ascoltare una specifica parola del Papa anche su questo.”
Marco Tarquinio, venerdì 23 ottobre 2020. https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/le-parole-del-papa-sulle-persone-gay-e-lattenzione-con-cui-vanno-lette
Su questo tema non poteva mancare Vittorio Zedda, che ha mandato a CIVICA un suo personale contributo alla questione, con un occhio alla scala mondiale, in rapporto con l’Islam.
L’ISLAM CONDANNERA’ IL PAPA PER L’APERTURA AI GAY ?
L’islam è immodificabile. L’apertura ai gay non è “islamicamente corretta”. Punto. I più “duri e puri” la condanneranno, facendo il gioco dei settori islamici più politicamente accorti, i quali con la consueta “taqyyia” (ndr: dissimulazione) potrebbero obiettare, per togliersi d’impiccio con un papa che li corteggia, che la questione dell’apertura ai gay non è una questione interna all’islam, che ha altri immutabili canoni. Quindi dell’apertura del papa, io penso, diranno che non li coinvolge, non li riguarda e resta “confinata” al mondo impuro degli infedeli. Nella ricerca di un dialogo interreligioso, punteranno sulle intese possibili (per loro), certo non su quelle (sempre per loro) impossibili. Maestri come sono nell’approfittare della cedevolezza altrui, non mancheranno però di gettare il peso della loro spada, come Brenno, sulla bilancia delle trattative. Potrebbero tacere sulla questione “gay”, in cambio di cedimenti della Chiesa su altre questioni che ritengano utili alla penetrazione dell’islam in terra d’Occidente ,giustificandole come un loro diritto alla libertà di culto. In occidente trovano il terreno spianato da certo “progressismo” di sinistra anticattolico che ha già fatto la “guerra” ai presepi, ai crocifissi e ai simboli religiosi cristiani. Un “progressismo” fintamente laico, perché favorevole all’apertura delle moschee , silenzioso sui matrimoni precoci , scarsamente critico sui contenuti di quella dottrina inconciliabili con la nostra Costituzione, capace di sorvolare sul fatto che il capo velato delle donne ha anche, in occidente ,una funzione politica suprematista : quella di “segnare il territorio”, testimoniando una crescente e diffusa presenza che si impone e vuole dominare. Il papa sembra accondiscendere a tutto questo, tacendo sul sangue versato, sulle vittime dell’islam e le persecuzioni dei cristiani. Che sia più accorto dei chierici di Al Azhar ? Vedremo.
Il mondo islamico è incredibilmente variegato, diviso per conflittualità interne, per contrapposizioni dottrinali e correnti interpretative dei sacri testi. La disomogeneità interna potrebbe essere la debolezza dell’islam. Di fatto ne è la forza per l’imprevedibilità e l’ingovernabilità di quel mondo magmatico, privo di un centro di guida, né possibile, né immaginabile. Spesso sbagliamo attribuendo a esponenti islamici poteri o ruoli che non hanno.
Lo abbiamo fatto con gli imam (coloro che guidano la preghiera collettiva) che non costituiscono un “clero” gerarchizzato come lo intendiamo noi. Ne abbiamo fatto dei leader, e loro ci stanno. In genere la gente non sa nulla di queste questioni. E pare non credibile che il papa sia disinformato. La Chiesa non è immobile. E’ sul “rinnovamento” che però bisogna intendersi . Fra i fedeli c’è speranza, ma anche perplessità e disorientamento.
Vittorio Zedda