LA BIELORUSSIA E LA RIVOLTA CIVILE

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Non si sa se le ultime elezioni presidenziali fossero vere o truccate, ma Aljaksandr Lukashenko è sotto pressioni internazionali per farlo dimettere.

Si nota che la sua posizione è sempre scettica e “negativista”, rispetto al riscaldamento globale e all’epidemia Covid-19. Infatti non ha ordinato nessun lockdown, lasciando i cittadini liberi di fare una vita normale e di andare a vedere le partite di calcio. Le percentuali dei contagiati e dei decessi sono allineate a quelli europei, esattamente come in Svezia. Sorge il dubbio che la posizione della UE contro Lukashenko sia motivata dal rifiuto di aderire alle norme imposte all’Europa con il Covid19.

Naturalmente Lukashenko è l’ultimo dittatore d’Europa e ha accusato l’occidente di fomentare i disordini e la rivolta civile verso di lui.

Alcuni potrebbero pensare a George Soros e a Bill Gates, il che è assolutamente improbabile, ma la rivolta popolare sembra sia attivata da attivisti clandestini operanti su scala globale. Sarebbero fenomeni di protesta e di contestazione che esplodono come fiammate, per poi scomparire, senza essere supportati da idee e soluzioni politiche reali. Anche da noi vi sono stati fenomeni “ittici”, con “sardine” protestanti, senza alcuna proposta politica, e poi scomparsi .

Intanto la UE ha espresso solidarietà ai dimostranti e sta preparando sanzioni contro i presunti responsabili governativi di atti di repressione delle proteste.

Qui c’è un problema: può la Russia tollerare una nuova Bielorussia, politicamente destrutturata e eventualmente con rapporti stretti con la UE?

Nel frangente, Lukashenko si è rivolto a Putin.

Potrebbe essere una ripetizione del problema Ucraino?

Fabrizio Gonni

 

Immagine in evidenza tratta da: http://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/79953-tentativi-di-destabilizzazione-in-bielorussia-ai-confini-con-la-russia.html

 

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