COVID e GOVERNO MONDIALE

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Fabrizio Gonni

Quello che non è ancora chiaro è se il virus Sars Covid 19 sia effettivamente una pandemia. Al di là delle dichiarazioni dell’OMS – per essere definito tale dovrebbe essere diffuso su almeno il 7% della popolazione mondiale e con un tasso elevato di mortalità specifica – si rileva che a metà agosto 2020, i media riportano per quest’anno circa 800.000 decessi in tutto il mondo. Nel 1969, l’influenza di Hong Kong fece oltre 1 milione di vittime, ma allora i media badavano ad altre cose, ai Kennedy, al Viet Nam, Nixon, USSR etc. Oggi i media incutono terrore, riportando il numero delle persone positive ai tamponi, usando questa logica molto forzata:

Positivo =>  Ammalato =>  Morto

che invece avviene solo in percentuali bassissime. D’altra parte, fino a poco fa, la gravità sociale delle malattie si misurava nel numero dei decessi, ora questo virus si misura in “contagiati” anche senza sintomi. E’ platealmente chiaro che i danni ai sistemi economici ai Paesi dell’occidente sono stati inflitti da politiche spesso esagerate, di “lockdown” e clausura della popolazione e dei lavoratori, imposte dai Governi in tutto il mondo, in particolare in Europa e in Italia. Le politiche di lockdown hanno dimostrato una  forte ignoranza non solo dei politici europei, nessuno escluso, ma anche l’ignoranza dei medici virologi su questa diffusione virale. Il caso esemplare è quello dell’Imperial College inglese e del virologo Neil Ferguson che aveva un vecchio modello computerizzato di diffusione di epidemie (costruito su un obsoleto IBM PC XT anni 80), prevedeva come risultato una mortalità del 20% della popolazione inglese. Il modello Ferguson influenzò i virologi e i Governi, sia  inglese che europei e USA, forse perché Francesi, Italiani e Spagnoli non avevano alcun modello di calcolo previsionale.

D’altra parte, tutti i virologi da laboratorio che hanno imperversato e continuano a apparire dicendo opinioni varie sulle TV in Italia, non sanno neppure da che parte cominciare per costruire un modello computerizzato di diffusione di epidemia, mentre l’Imperial College di Ferguson ce l’aveva.  Il modello prevedeva almeno la morte di 500.000 inglesi e di 2 milioni di americani entro pochi mesi. Il modello era sbagliato, a posteriori si scoprirono errori plateali di calcolo. Ferguson dovette dimettersi, anche a causa dello scandalo personale, la polizia lo fermò in pieno lockdown durante una  sua scappata notturna furtiva in casa di una bella signora, peraltro sposata.

I Governi, con l’impreparazione dei sistemi sanitari e dei programmi di emergenza, terrorizzati dalla perdita di voti, adottarono misure di clausura sui cittadini, mai viste neppure nel Medioevo, perché almeno allora nei lazzaretti si mettevano solo i malati, ma non si richiudeva tutta la popolazione.

Ora si parla di  Governo Mondiale, di Open Society e del programma di George Soros. Il 3 aprile 2020, in piena epidemia, il gran patron del World Economic Forum (ndr: sono quelli del forum di Davos), Charles Schwab, rilasciò un comunicato in favore di un governo mondiale, l’idea base della Open Society di George Soros. Nel comunicato si leggeva che la crisi economica mondiale dovuta alla pandemia del Covid poteva essere risolta con una azione globale coordinata. I leaders dei vari Paesi dovevano quindi coordinarsi in un insieme di azioni globali. A prima vista sembra una affermazione logica, quello che non è chiaro è quali debbano essere le azioni globali specifiche da adottare per ogni Paese e per ogni tipo di settore industriale o commerciale. Insomma, ritornare come prima o impostare una Next Generation, utilizzando gli stimoli finanziari? Il significato recondito della Next Generation è che le elite economiche finanziarie del W.E.F. spingono per un Governo Mondiale. Soros è uno degli uomini più ricchi al mondo, insieme a Bill Gates e Mark Zuckemberg e, con loro, un grande influencer politico in America e nel mondo, e utilizza  la propria posizione economica per imporre la sua visione di come l’economia e il mondo dovrebbero funzionare. Mentre Bill Gates è un convinto neo malthusiano, ossessionato dal problema eugenetico della riduzione della popolazione mondiale, Soros si ispira a teorie filosofiche accademiche. L’idea della Open Society deriva dal filosofo Karl Popper, che sosteneva che  nelle Società chiuse la gente è oppressa dall’autoritarismo. Solo le società aperte garantiscono il libero  interscambio razionale, senza vincoli. La visione di Soros è di creare un mondo politico non definito da Stati nazionali, con una comunità globale, dove tutti riconoscono che ciascuno ha interessi nella libertà, uguaglianza e prosperità. In questa Società Aperta, l’umanità può superare le minacce del riscaldamento globale e delle rivalità. Soros quindi spinge per una trasformazione “socialistica” delle politiche nazionali e internazionali.

Guarda caso le elite finanziarie del WEF adorano questa utopia, un “mondo socialistico”, senza governi , dove i cittadini sono solo consumatori di prodotti (Giorgio Galli ha scritto molto su questo tema ed è appena uscito il suo ultimo libro “Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei Paesi senza democrazia”, Rubettino, 2020). Il controllo ovviamente  è delle multinazionali finanziarie e pochi altri. I Governi nazionali saranno solo degli amministratori di condominio, forse anche meno. Quindi, questa Next Generation è forse un primo passo verso  l’utopia della Open Society?

19/08/2020

riferimenti su Davos: https://www.weforum.org/the-davos-manifesto

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