Le analisi, su quali siano le scelte di fondo in Europa e in politica economica, sono molto contraddittorie a sinistra. Siamo sempre sul piano delle idealità astratte. I problemi iniziano quando si tratta di definire concretamente entità di fondi, percettori e progetti; per fare un esempio, una maggiore presenza dello Stato non basta perché autostrade, aerei, ospedali e scuole funzionino. A parità di somme investite non sono, comunque, la stessa cosa, un piano straordinario di investimenti in scuole, ospedali e infrastrutture o, in alternativa per nuove carceri o nuovi centri di raccolta per migranti.
Non basta avere le intenzioni, ci vogliono idee concrete e la forza politica per sostenerle. Qui, la sinistra non c’è. Nelle politiche istituzionali, a cominciare dalle questioni costituzionali ed elettorali (che i nostri madri e padri costituenti avevano legato permanentemente nell’indissolubile endiadi dell’art. 72.4 Cost.: ” in materia costituzionale ed elettorale“) non si hanno neppure buone idee e soprattutto coerenti comportamenti: basta la vicenda del taglio del Parlamento, cioè della rappresentanza e della democrazia a far capire che così non va.
Una volta avevamo noi elettori il potere di tagliare i parlamentari con il voto di preferenza alla Camera e/o i collegi uninominali al Senato. La legge elettorale doveva attenuarne gli effetti drastici e disciplinare il ricambio.
Purtroppo, la sinistra o parte di essa, sono state all’avanguardia nello smantellamento della Costituzione a cominciare dai voti di fiducia sulle leggi elettorali.
Ed ora questo governo crea le premesse, con la vigente legge elettorale in versione post riduzione parlamentari, con gli stati d’emergenza a tempo indeterminato o tempo determinato rinnovabile, con i verbali segretati della Protezione civile e del Consiglio dei Ministri (compresi quelli che approvano testi dei decreti DPR, solo formalmente attribuiti al Presidente della Repubblica, ritenuti inimpugnabili), che si realizzi facilmente un’ipotesi di maggioranza assoluta nel Parlamento in seduta comune. In altre parole, potrebbe accadere che questa legge elettorale, se applicata alle Camere ridotte in seguito al taglio dei parlamentari, approvato con il referendum del 20 settembre, che l’assegnazione dei seggi possa riservare ai vincitori – partito o coalizione – una grossa maggioranza pur avendo anche molto meno del 50% dei voti validi.
In tal caso la nuova maggioranza potrebbe legittimamente cambiare la forma di Governo parlamentare e la forma di Stato delle autonomie in uno unitario centralizzato. Sono ipotesi che devono essere fatte prima di ogni riforma.
Ritornando ad oggi è sufficiente osservare il recente decreto-legge, n.86/2020 che affida ad un prefetto la modifica delle leggi elettorali regionali: è l’ultimo tassello che mancava alla collezione degli “orrori” e errori costituzionali di questi tempi.
I pieni poteri della Costituzione del Weimar non erano stati pensati per instaurare il nazismo e darli a Hitler, ma gli apprendisti stregoni son destinati a non apprendere mai, oppure a ripetere il peggio. L’emergenza non è il COVID 19, ma la politica con troppe forze lontane o tiepide nei confronti del popolo e dei valori costituzionali, nell’indifferenza dei mezzi di informazione, che dovrebbero esprimerli o inspirarli.
Dopo l’attuale esperimento giallo-rosso, che ha prodotto solo delle gigantesche fette di salame da mettere sugli occhi dell’opinione pubblica, a sinistra si sta cercando una risposta rosso-verde, come se le masse non fossero ormai irrimediabilmente daltoniche.
Tra poco, il 12 agosto, ci sarà una prima risposta dalla Corte Costituzionale ai nostri ricorsi contro la nefasta Riforma costituzionale, nel frattempo il TAR Lazio dovrebbe esprimersi sull’altro ricorso, relativo al DPR di convocazione dei comizi.
Si spera che non passi l’idea che i DPR, che convocano e “sconvocano” le elezioni, siano atti non impugnabili, visto che il testo lo scrive il Governo, senza possibilità di poter vedere la delibera del CdM, avendo segretato i verbali, chi può controllarne la coerenza e giudicare?
Solo prima di ferragosto sarà possibile un bilancio e constatare se ci sono almeno gli istituti costituzionali di garanzia funzionanti, come si augurava Giuliano Amato nel 1962, quando auspicava che gli istituti di garanzia fossero sempre operanti, a difesa del cittadino perché la sovranità appartiene al popolo, che ha l’obbligo di difendere la Costituzione, .
Felice Carlo Besostri
avvocato
consigliere Istituto Storico Politico e Internazionale diretto da Giorgio Galli-ISPIG
(immagine in evidenza tratta dal sito web della Camera, durante un’audizione alla 1° Commissione sulla legge elettorale)