Riporto da ‘Il Tempo.it’: «Il giudice (omissis), con oggetto – Non convalida trattenimento migranti in Albania – scrive ai suoi colleghi: ‘Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni. Innanzitutto, perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per suoi interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto’».
Ad orecchio pare di risentire, mutatis mutandis, un altro magistrato di rilievo che affermava che un certo ministro aveva ragione sull’immigrazione, ma ‘bisognava attaccarlo’. Seguivano le motivazioni, ma l’attacco politico, ieri, ad un ministro, e oggi, almeno sembra, al Governo guidato da persona considerata inattaccabile sotto il profilo giudiziario, pone interrogativi su questioni di legittimità e di merito riferite ad un intervento di questo tipo e alla sua provenienza. Si intravvedono invasioni di campo tra aree istituzionali diverse e distinte per significato giuridico e ruoli non sovrapponibili. Provare perplessità per questi conflitti è il minimo consentito. Viene spontaneo chiedersi: “L’indipendenza della magistratura da ogni altro potere” (stralcio dell’art.101 della Costituzione) può dirsi ‘indipendente’ dall’influenza nefasta delle sue correnti sindacali e politiche interne? La Costituzione non prevede che gli uomini e le donne titolari del potere di esercitare la giustizia, in modo assolutamente autonomo, si organizzino in sindacati, che prendono la forma di ‘correnti’ che agiscono e forniscono indirizzi applicativi delle norme giuridiche, che modificano gli eventi da decenni in Italia.
Ciò non desta invece alcuna perplessità fra coloro che hanno ritenuto di stigmatizzare la presenza di parlamentari e ministri leghisti davanti al Tribunale di Palermo, il 19 ottobre 2024, dove si sta celebrando il processo “Open Arms”, con conclusione prevista al 20 dicembre. La presenza in piazza di politici in solidarietà a Salvini, in sostegno esterno all’arringa difensiva di Giulia Bongiorno, può essere discutibile (obiettivamente è una situazione al limite), però non si può non vedere la grande confusione istituzionale e giudiziaria che sta procedendo fin dai tempi della discesa in campo di Berlusconi. Da allora è stata una martellante azione giudiziaria, sostenuta e guidata con inedita tenacia (a volte in anticipo) dalla stampa e dai media.
In questa sede serve a poco prendere le difese di Berlusconi, Salvini o Meloni, serve invece ragionare su un ‘potere’ che palesemente deborda fino a trasformarsi in un boomerang. Nelle istituzioni politiche e giudiziarie c’è grande confusione di ruoli e competenze con iniziative inopportune e reazioni scomposte (come le dichiarazioni incendiarie della segretaria PD Schlein). Al punto che una tranquilla manifestazione di piazza, in questo contesto, è ritenuta un pericolo per la libertà di pensiero e di espressione. Se delle personalità istituzionali scendono in piazza in difesa da un’altra istituzione, purtroppo è una cosa assai grave, è l’inizio di uno scontro tra poteri legittimi, che possono diventae STRAPOTERI illegittimi, assolutamente da correggere e reindirizzare. A chi si chiede se la Repubblica Italiana è uno Stato magari con poco stato, dubbio diritto e sovranità ridotta ai minimi termini dal Trattato di Parigi del 1947, rispondo che nella situazione attuale l’unica raccomandazione possibile, per ora, è che ciascuno stia al Suo posto e faccia la Sua parte.
Vittorio Zedda