Ci sarà un bis di Ursula ma non quello di Biden, che si è ritirato dalla corsa elettorale, ponendo fine alla sua agonia. Invece, il ciclo elettorale dell’Unione europea aperto nella settimana dal 6 al 9 giugno con il voto popolare si è chiuso il 19 luglio con il voto del Parlamento di conferma della candidatura di Ursula Gertrud Albrecht, coniugata von der Leyen (Ixelles, regione di Bruxelles, 8 ottobre 1958). Ora si apre un secondo corposo ciclo: quello delle nomine e della lotta per gli incarichi di vertice, nelle sette Istituzioni europee, che compongono la struttura della nomenklatura europea, che assomiglia sempre più a quella dell’Unione sovietica, dove i posti di maggiore interesse erano riservati ad una ristretta cerchia di grandi burocrati quasi inamovibili, salvo eventuali purghe. Anche a Strasburgo e Bruxelles il ricambio è molto scarso: il 17 luglio è stata riconfermata la presidente uscente del Parlamento, la Roberta Tedesco Triccas, coniugata Métsola, con una maggioranza molto ampia che spazia da sinistra fino alla destra, il giorno dopo è arrivata la conferma del bis per Ursula, appena sfiorata dalle inchieste giudiziarie sugli oscuri appalti miliardari per le forniture di vaccini, con una maggioranza composta da sinistra, popolari e macroniani rimpinguata dal decisivo intervento dei verdi, quasi un pronto soccorso per arrivare ai 401 voti finali. Va detto che il voto per la tenace Frau tedesca non costituisce una vera maggioranza, è un voto una tantum, che vale per entrare in carica, ma non è paragonabile alla ‘fiducia’ vigente nei sistemi parlamentari. Di questo e della prospettiva futura si è discusso nel convegno organizzato dall’ISPG il 19 luglio, moderato da Vinicio Serino, con la relazione introduttiva dell’ambasciatore Sergio Vento, seguito dall’intervento del costituzionalista Stefano Ceccanti, poi da Daniele V. Comero analista politico elettorale, presidente ISPG, con l’aggiunta dei contributi di Fabio Sarzi Amadè profondo conoscitore delle dinamiche europee che ha esposto rapidamente punto per punto. Infine, il generale Giovanni Fantasia che ha lavorato per alcuni decenni in ambiente NATO e da Manlio Lo Presti. Ogni singolo intervento è stato registrato da Radio Radicale e i filmati sono visibili sul sito al seguente link:
L’Europa post elezioni (19.07.2024) (radioradicale.it)
(https://www.radioradicale.it/scheda/734358/leuropa-post-elezioni)
oppure tramite il sito dell’Istituto Studi Politici Giorgio Galli: https://www.istitutostudipolitici.it/
L’ambasciatore Vento ha esposto le modalità con le quali si formato il blocco di 401 voti per la rielezione della von der Leyen, evidenziandone la forte mancanza di strategia politica e le massicce dosi di opportunismo per arrivare ad agganciare i voti dei green, che sono stati i principali perdenti alle recenti elezioni per le politiche green estreme. Le critiche alla sua candidatura sono state completamente ignorate come pure la presenza di una spada di Damocle sulla sua testa, dovuta alle accuse di gravi negligenze sui contratti sottoscritti per i vaccini e le inchieste giudiziarie in corso. Oggi, 21 luglio, è arrivato l’annuncio del ritiro di Biden dalla corsa elettorale, per cui tutto è rimandato a novembre, dopo il voto in USA, quando si chiariranno meglio i contorni delle scelte politiche americane e di conseguenza di quelle europee.
Il generale Fantasia nel suo intervento ha segnalato la nefasta sovrapposizione tra questa nuova NATO, sempre più ampia e a trazione angloamericana sulla UE, accentuandone la sudditanza. Una NATO incurante della legislazione internazionale, che utilizza atteggiamenti aggressivi e espansionistici nelle crisi e nei conflitti in
corso nel mondo (Ucraina, Gaza ecc…). In conclusione, Sergio Vento ha tracciato una prospettiva realistica di soluzione del conflitto Ucraino, dopo che alcuni relatori avevano messo in guardia sul costo iperbolico di costituzione di una difesa comune UE.