A cosa servono le banche? I maligni potrebbero dire “a sperperare il denaro dei clienti per costruire maestose colonne granitiche all’ingresso degli istituti oppure a riempire le tasche di vertici ludopatici con premi milionari per avere causato la rovina degli istituti”.
Fiat money
Nel ‘300, gli orefici di Firenze e Venezia si fecero depositari dell’oro dei commercianti, rilasciando note di banco che potevano essere utilizzate come strumento di pagamento a terzi creditori. Ci volle poco per trasformare i depositari di oro in banche. Avvenne quando gli orefici incominciarono a fare fruttare la sostanza in deposito concedendo finanziamenti contro interessi con emissione di ulteriori note di banco in eccesso ai depositi dando vita a riserva frazionaria detta fiat money in transizione. Oggi tutto il denaro in circolazione è costituito da note di banco, cartamoneta “strumento degli imbroglioni a danno della gente onesta e operosa della nazione” (Jefferson). È alla radice del caos della finanza. L’espansione e la contrazione della fiat money non obbedisce alla legge di domanda e offerta, l’effetto iniziale dell’allagamento del mercato con cartamoneta è apparente prosperità alla quale segue auto-distruzione, i costi salgono, l’offerta di denaro continua artificialmente ad aumentare creando inflazione, il reale impatto del danno rimane inizialmente nascosto, la popolazione paga il prezzo. “Fiat money è una macchina meravigliosa”, disse Franklin, “paga, veste la truppa, fornisce cibo e munizioni, e quando siamo obbligati a emettere quantità in eccesso essa si paga da sé con il deprezzamento”. (1)
La storia insegna
Nel 1619 venne creata la Banca di Amburgo. Fu per due secoli garante di depositi sicuri, non erogava finanziamenti (per i quali creò invece una divisione separata, il Lehnbanco, che concedeva prestiti contro pegno). Quando nel 1813 Napoleone depredò la Banca di Amburgo, trovò che le attività erano in eccesso a debiti verso clienti. Dopo il furto napoleonico la Hamburger Bank si dette ai finanziamenti in eccesso ai depositi, e fallì.
Riserva frazionaria
Il mondo finalmente comprese che la riserva frazionaria non poteva funzionare. Ritornò al sicuro rifugio dello standard dell’oro che rende difficile gonfiare i prezzi con incontrollata emissione di cartamoneta. L’oro fa da scudo “all’insidioso processo di confisca di ricchezza, protegge la proprietà” (Greenspan). Il periodo dal 1815 al 1914 fu improntato allo standard dell’oro ma, con la guerra mondiale, gli Stati bisognosi di molto denaro se lo fecero finto lasciando libero corso a un sistema fluttuante di carta-moneta, con svalutazioni competitive, controlli valutari, tariffe doganali, quote di importazione, crollo dei commerci e degli investimenti. Un disastro monetario mondiale. Si arrivò a crescita smisurata nell’area dei valori mobiliari, e al crollo del 1929. Gli USA reagirono vietando il possesso di oro da parte di privati cittadini e divieto alle banche commerciali di svolgere attività di investimento (Banking Act of 1933), barlume di ravvedimento, con le banche commerciali costrette a proteggere il denaro depositato dai clienti, poste nell’alternativa di essere banchiere o biscazziere.
Il vecchio sistema monetario
Su impulso degli USA venne imposto al mondo un nuovo sistema monetario (Bretton Woods) ancorato all’oro attraverso il dollaro, convertibile da parte dei maggiori trading partners al cambio di $35 per oncia, un sistema camuffato da standard dell’oro ma che non lo era perché il dollaro era l’unica valuta, gli USA erano ancorati all’oro, gli altri Paesi al dollaro. Gli USA potevano emettere carta e assumere debiti senza subire significativi aumenti dei prezzi fintantoché, con l’aumento dei dollari in circolazione e del deficit della bilancia di pagamenti, gli altri Paesi (che accumulavano dollari in eccesso) non chiedevano la conversione in oro ma mantenevano gli eccessi, stratificando sopra le altre valute. “Invece di lasciare inflazionare la propria valuta sopra l’oro e trovarsi con altri Paesi che reclamavano quell’oro, erano proprio questi altri Paesi a inflazionare l’eccesso di dollari. Gli USA riuscirono così a ‘esportare inflazione’ e a contenere l’aumento dei propri prezzi passandoli agli altri” (Rothbard).
Il dollaro è la nostra valuta, ma è il vostro problema
Il sistema Bretton Woods fallì, ripudiato proprio dagli USA (Nixon, 1971), con insulto ai partner mondiali. Il Ministro del tesoro Connally disse sfrontatamente: “Il dollaro è la nostra valuta, ma è il vostro problema”. Per la prima volta nella storia il dollaro divenne totalmente ‘fiat’, libero da ogni riferimento all’oro, privo di garanzia di convertibilità in qualcosa che avesse reale valore intrinseco. Seguì un sistema di tassi fissi senza supporto di oro, che in poco più di un anno si sgretolò “contro le rocce della realtà economica” (Rothbard). Thomas Jefferson si era battuto per lo standard dell’oro perché considerava la carta moneta troppo soggetta ad abusi. Ludwig von Mises disse: “Coloro che si oppongono allo standard dell’oro lo fanno perché vogliono sostituire autarchia nazionale a libertà degli scambi, guerra a pace, onnipotenza governativa totalitaria a libertà”. I biscazzieri erano all’opera per indebolire il Banking Act, bloccati inizialmente da granitica resistenza che si affievolì, con il supporto di Reagan, con arrogante interpretazione estensiva delle parole “coinvolte principalmente” (art. 20 della legge), fino a giungere a totale anarchia con lo sdoganamento dei junk bonds di Milken e l’abolizione, nel 1999, del Banking Act sotto la spinta decisiva di Citicorp e dell’ex partner Goldman Sachs Robert Rubin, assurto alla dignità di Ministro del tesoro sotto Clinton, soprannominato sarcasticamente amakaduri a ragione della sua nomina, immediatamente dopo l’operazione, a vice-presidente di Citigroup.
La follia della finanza americana
Il nuovo millennio incominciò con totale travisamento dell’immagine della banca. Petronio aveva delineato satiricamente il profilo dell’avido uomo della finanza: “Rapace la mano soppesa il tesoro e lo rapisce, sul volto si spande il sudore, stringe il cuore la paura che possa qualcuno scoprire il segreto e strappare dal grembo il bottino” (versat manus improba furtiva thesaurosque rapit). La follia incominciò con i prepagati Enron, passività derivante dalla gestione del rischio di variazione prezzi. Enron, per non aggravare il bilancio con indebitamento, mascherava i mutui ottenuti da Citigroup come contratti prepagati di energia mentre erano in realtà mutui con cash flow finanziario negativo. Seguì la pazzia dei subprime. Anche un ragazzino di scuola capiva che erano un gigantesco imbroglio. Invece di bloccarli e distruggerli sul nascere in casa propria, e non permettere giammai che uscissero dai confini territoriali dell’America, essa lasciò che portassero veleno in tutto il mondo. Vertici bancari incompetenti e irresponsabili si gettarono a capofitto con il denaro altrui nel colossale gioco d’azzardo. E rimasero bruciati. Ma non puniti.
La transubstanziazione finanziaria
Nel 2008 la bolla scoppiò (2). Numerosi istituti finanziari, grandi e grandissimi, gestiti da amministratori incapaci, o da avventurieri, si trovarono insolventi, e gli Stati inventarono la pietosa scusa che questi enti fossero troppo grandi per lasciarli fallire. Subentrarono con fondi pubblici di sostegno per salvarli. Legalità, etica, e considerazioni di opportunità avrebbero imposto di farli fallire, punirli tutti con interdizione a vita da qualsiasi incarico direttivo in istituto finanziario o di credito, assicurarsi che sparissero, non continuassero a nuocere (3).
Istituti finanziari ridotti a bische
Quest’anno, importanti istituti finanziari, ridotti a bische, sono stati colpiti. Altri cadranno. I ‘Maestri dell’Universo’ si ritroveranno sbigottiti e sorpresi, come se non ne avessero mai sentito parlare, incapaci di reagire con determinazione risolutiva. In Europa, con il solerte e poco avveduto contributo delle varie componenti della UE (Commissione, BCE ecc..), si perde il tempo a ponderare se è preferibile il bail-out o il salvataggio dall’interno con denaro degli azionisti e obbligazionisti ‘bail-in’. In realtà, nessun salvataggio dovrebbe essere preso in considerazione (4). Salvare questi istituti in crisi per l’illegittimo comportamento dei suoi dirigenti è pessima soluzione. Deve essere vietato. Non c’è considerazione di opportunità di ordine pubblico, politica finanziaria e sociale che tenga. Non serve alle vittime della fraudolente audacia. Non è moralmente sostenibile. È contrario alle leggi di mercato. Chi non sopravvive nel mercato deve essere espulso e abbandonato. Qui ci si trova di fronte a intenzionali atti di frode (5).
Schiavi delle banche
Oggi, le banche sono diventate pericolose torri d’avorio, distaccate dal mondo reale, autoreferenziali, fini a se stesse, intente a sottrarre i depositi dei privati cittadini costretti dai legislatori a portare all’ammasso il contante, che mai riceveranno indietro (come contante). Stati allo sbando e banche senza scrupoli hanno schiavizzato il popolo, creando oppressivi monopoli di frode. Per liberarsi di questa schiavitù occorre eliminare i rimasugli della follia, fare in modo che il denaro della gente comune, dei lavoratori, dei pensionati non debba mai più essere coattivamente depositato nelle banche (6).
La speranza
E’ quella di non lasciare il denaro ‘buono’ in mano agli avventurieri incompetenti i quali o se ne appropriano o lo sperperano. Finirà la piaga, denunciata da Émile Zola, “ça finit toujours mal, quand on trafique avec l’argent des autres”.
Nicola Walter Palmieri
avvocato
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Le autorità si resero presto conto dei pericoli e corsero al riparo. Nel 1361 il Senato di Venezia proibì ai banchieri di usare i fondi in deposito per finanziare altre intraprese Nel 1524, la Casa di Pisano e Tiepolo riuscì a effettuare finanziamenti contro proprie riserve e, non essendo in grado di restituire il denaro a chi lo aveva depositato, fallì (1584). Il governo della Serenissima costituì il Banco della Piazza del Rialto alla quale proibì di effettuare finanziamenti. Ebbe inizialmente successo e il Banco prosperò divenendo centro di commerci con ramificazioni che si diffusero oltre il territorio della Repubblica. Non durò a lungo. A corto di denaro, i politici veneziani autorizzarono nel 1619 la creazione del Banco del Giro al quale non imposero restrizioni quanto a erogazione di finanziamenti. Avrebbe dovuto garantire la liquidità al mercato di Rialto con amministrazione affidata al Senato. Questi autorizzò la creazione di note in eccesso ai depositi per concedere finanziamenti (essenzialmente al governo). Anche il Banco di Giro venne liquidato. Agli inizi del ‘600 venne costituita in Olanda la Banca di Amsterdam che accettava inizialmente solo depositi e rifiutava di fare finanziamenti. Perse presto la virtù. A partire dal 1657 permise ai clienti di utilizzare i loro conti in eccesso a quanto depositato e incominciò a erogare in segreto grandi finanziamenti al Municipio di Amsterdam e alla Compagnia delle Indie. Quando i clienti chiesero in massa il rimborso del loro denaro, la banca fallì (1690).
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Negli anni duemila gli strumenti di truffa finanziaria subirono un’evoluzione con la cartolarizzazione di RMBS (Residential Mortgage Backed Securities), subito sofisticate con l’inclusione di qualunque valore mobiliare come sottostante. Nacquero le ABS (Asset Backed Securities). Oramai con la finanza a briglia sciolta, vennero inventate le CDO (Collateralized Debt Obligations). Si passò alla rivoluzione. CDO Sintetiche, CDO2, CDO3,, si ottenne finalmente la transubstanziazione finanziaria. La cleptocrazia del denaro non finì quì. Occorreva altra magia per continuare il flusso criminale di facile denaro. Fecero capolino sul mercato i CDS (Credit Default Swaps) perfidi strumenti di frode. Warren Buffet definì questi rischiosissimi strumenti finanziari armi finanziarie di distruzione di massa. Come garante delle operazioni c’era sempre l’interessato e inattendibile supporto delle maggiori agenzie di rating.
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Ci si arrovella con pedanteria se è appropriato imporre la restituzione di premi (bonus) milionari erogati ai vertici incompetenti che, con disinvolta leggerezza, hanno contribuito a portare gli istituti sull’orlo del precipizio. Certo, bonus futuri, anche già approvati e in pagamento, devono essere cancellati, quelli recentemente pagati chiesti in restituzione, nei casi più gravi devono essere chiesti i danni ai gestori infedeli.
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Gli interventi nel 2009 non furono radicali. Tutti i titoli tossici sulla faccia della Terra avrebbero dovuto essere raccolti da chi li aveva emessi, tutti avrebbero dovuto essere ritirati, pagati, distrutti. I colpevoli non ci pensarono di farlo, i governi non li costrinsero a farlo. Una quantità immensa di questi strumenti velenosi in agguato si aggira ancora, per valori miliardari, nelle banche, pronti a scoppiare in qualsiasi momento. Come le cluster bombs americane sul Laos, 80 milioni si bomblets non esplose all’impatto. Dovrebbero essere trattati come il denaro contraffatto. Nessuno ha il coraggio di rendere nulli e di nessun effetto i frutti della malversazione finanziaria planetaria, pronti a divampare di nuovo quando meno il mondo se lo aspetta.
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I commercianti italiani del tardo Medioevo che si recavano in Oriente depositavano l’oro di cui pensavano di avere bisogno presso gli orefici locali, i quali facevano loro trovare l’equivalente al posto della destinazione. Questa rudimentale attività “bancaria” fu forse l’unica utile nella storia. Permetteva di evitare l’inconveniente e i pericoli del portare oro in viaggio.
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Alle quali deve essere vietato di ricorrere addirittura alla beffa dell’applicazione di interessi negativi a chi porta il denaro in banca. Verrà il giorno in cui – in parte è già qui – ognuno sarà la sua banca, alla quale ognuno convoglierà il proprio denaro, con veicolo clearing per prelievi, da cui preleverà a piacimento (è il suo denaro). Ognuno avrà il suo spazio nell’Interrete. I depositi saranno sottratti all’estorsione da parte delle banche. Queste non lavoreranno più con il denaro altrui. Non ci saranno commissioni per servizi, non sovrattasse governative, non più gratuiti apporti di depositi che per magia si dileguano. Vale per l’individuo, vale per l’industria. Questa si finanzierà da sé il cash flow e gli investimenti. Accumulerà e accantonerà i premi di assicurazione e ri-assicurazione per attingervi, senza intermediari, quando ci sarà bisogno.