Tribunali internazionali quasi inutili
Quando George W. Bush decise, nel 2003, di attaccare l’Iraq, scrisse al Consiglio di Sicurezza ONU tentando di giustificare il suo operato con l’articolo 51 dello Statuto dell’ONU (1). Così fece il Presidente Erdogan quando, ottobre 2019, attaccò la Siria. Lo stesso fece la Russia quando attaccò l’Ucraina. Bush ed Erdogan la fecero franca, la Russia venne punita con sanzioni. Nel contesto della guerra russo/ucraina, i ‘non-giuristi’ parlano spesso di deferire la Russia a un tribunale mondiale. È facile a dirsi, difficile da mettere in pratica. Le alternative sono due: la International Court of Justice (ICJ), organo dell’ONU con sede a L’Aia in Olanda, oppure la International Criminal Court (ICC). Sarebbe pensabile un tribunale ad hoc, come furono quelli per la Jugoslavia e il Rwanda.
La ICJ non ha avuto vita facile negli Stati Uniti d’America (2). Ad esempio, il Nicaragua vinse la sua causa in ICJ contro gli Stati Uniti ma questi si rifiutarono di onorare il giudicato anche se, in quanto Membro, erano obbligati a conformarsi (articolo 94 Statuto). Il Nicaragua si rivolse diverse volte al Consiglio di sicurezza per farsi autorizzare l’esecutorietà, con il risultato che ogni tentativo venne bloccato con il veto degli USA. Il Nicaragua chiese infine all’Assemblea Generale dell’ONU di imporre agli USA di soddisfare il giudicato (alla prima interrogazione votarono contro USA, Israele ed El Salvador, alla seconda USA e Israele). La delibera dell’Assemblea Generale non ha valore coercitivo. Stanchi del disturbo, gli USA fecero in modo di sostituire al Presidente nicaraguegno Daniel Ortega la Signora Violeta Chamorro, contraria ai sandinisti e amica degli USA. Rimase in carica quanto necessario per rinunciare ai diritti del Nicaragua nei confronti degli Stati Uniti d’America. In febbraio 2022, l’Ucraina inoltrò ricorso alla ICJ la quale emise provvedimenti interlocutori in favore dell’Ucraina. Tutto si fermerà in un nulla di fatto perché non è pensabile che in Consiglio di sicurezza la Russia non interponga il suo veto alla dichiarazione di esecutorietà.
La ICC, creata nel 1998 con lo Statuto di Roma e operativa dal 2002 venne subito discreditata dall’ex-presidente George W. Bush il quale fece emanare dall’America una legge interna, l’American Service-Members Protection Act of 2002 con la quale proibì alla Corte di catturare e processare americani (e alleati), e minacciò di distruggere con impiego della forza militare la sede della Corte in Olanda se avesse disobbedito al suo ordine (The President is authorized to use all means . . . to bring about the release of any person . . . who is detained or imprisoned . . . by the International Criminal Court). Leggi interne di uno Stato non hanno autorità extraterritoriale, ma l’intimidazione di Bush ebbe l’effetto di terrorizzare la pavida ICC, che si è guardata dal catturare e processare criminali di guerra americani. L’Olanda non reagì con determinazione alla minaccia di violazione della sua sovranità. Usciti gli USA dal Trattato, ne uscì anche la Russia.
La ICC ha aperto un’indagine sulla guerra in Ucraina. Esaminerà probabilmente il comportamento dei belligeranti su un esteso periodo di tempo, sottoporrà a scrutinio le eventuali violazioni dell’una e dell’altra parte degli usi e costumi di guerra (articolo 51, Protocollo I 1977 aggiunto alla Convenzione di Ginevra del 1949, ratificato da Russia e Ucraina) incluse le recenti segnalazioni di Amnesty International. La Russia potrebbe emanare una legge speculare a quella di Bush che renderebbe inutile qualsiasi tentativo operativo della Corte. Se mai la ICC catturasse e processasse un cittadino russo, ci sarebbe da aspettarsi che, non i missili americani ma quelli russi verrebbero lanciati contro la sede della Corte all’Aia: se lo può fare l’America, perché non dovrebbe la Russia, o l’Ucraina, seppure meno potente? Per non correre rischi, la ICC continuerà probabilmente a catturare e giudicare criminali africani, come ha sempre fatto.
Sarebbe difficile istituire un tribunale ad hoc, legalmente riconosciuto, contro la Russia.
Nicola Walter Palmieri
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Immanuel Kant scrisse che, nella condizione naturale degli Stati, la guerra è il modo permesso a uno Stato che si ritiene leso dalle azioni di un altro Stato di perseguire, con potenza armata, i propri diritti, e che il diritto alla guerra si fonda non solo sulla prima aggressione ma anche sulla minaccia costituita dall’allestimento di armamenti (ius praeventionis) e sulla paurosamente incrementale crescita di potere dell’altro Stato (potentia tremenda). Il concetto trovò ingresso nello Statuto delle Nazioni Unite con l’articolo 51: “nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite”.
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Gli USA affermano: realismo (l’autorità coercitiva risiede negli Stati) opposto a istituzionalismo (prevalenza delle decisioni della Corte nelle relazioni fra Stati); eccezionalismo (pretesa dell’America a trattamento differente da tutti gli altri Stati in considerazione della sua pre-eminenza militare ed economica); e difficoltà a includere il diritto internazionale nel proprio sistema e concedere supremazia al diritto internazionale. Burton Yale Pines, vice-presidente della Heritage Foundation, disse: “the World Court is a hollow and rather useless institution” (la ICJ è istituzione vuota e inutile). Non era lontano dal vero.
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