La notizia principale di questa settimana, a parte l’ennesimo invio di armi pesanti USA all’Ucraina, è la trasferta a Kiev di alcuni capi di stato e governo europei, ufficialmente per portare il sostegno europeo a Zelensky. Draghi, Macron e Sholtz con l’aggiunta del rumeno Karl Iohannis mercoledì15 giugno hanno utilizzato un mezzo di trasporto ormai insolito per raggiungere Kiev: il treno. Un viaggio preparato da tempo per gli statisti europei, iniziato la sera dalla Polonia, teatrale, con foto che li ritraggono riuniti di notte in una carrozza molto lussuosa in versione casual.
L’incontro ufficiale del giorno dopo con il presidente ucraino è stato di registro opposto, con quest’ultimo sempre rigorosamente in maglietta mimetica maniche corte e scarpe da ginnastica. Tutti gl’altri in tenuta d’ordinanza: giacca e cravatta. Sembravano impiegati, chiamati a rapporto del figlio del padrone, a casa sua, che ovviamente può permettersi una sua etichetta rispetto agli ospiti. Infatti, li ha un po’ strapazzati, imponendogli un giro turistico tra macerie e residui bellici, per giustificare l’ennesima richiesta da consumatore accanito di armamenti, che non si accontenta di quanto ricevuto o promesso:
“Abbiamo parlato delle necessità dell’Ucraina, di armi potenti, ci serve un grande aiuto. Ogni arma vuol dire vite umane salvate, ogni decisione rimandata dà la possibilità ai russi di uccidere ucraini”.
Ammesso che l’Ucraina abbia veramente ricevuto tutte quelle armi che la UE dice di aver inviato, è curioso il concetto delle armi salva vite umane. In conferenza stampa Draghi espone se stesso e l’Italia con queste parole:
” Vogliamo la pace ma l’Ucraina deve difendersi ed è l’Ucraina a dover scegliere la pace che vuole, quella che ritiene accettabile per il suo popolo. Solo così può essere una pace duratura. Il messaggio più importante della nostra visita è che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio Europeo.”
Pochi italiani pensano di affidare il proprio destino a Zelensky, che nei giorni successivi ha chiarito che almeno fino a settembre non ha intenzione di trattare alcuna tregua, subito spalleggiato dalla NATO che prevede una guerra lunga. Il banchiere a capo del governo italiano non pago di tale insensatezza, ha poi accreditato l’idea che una nazione come l’Ucraina, praticamente in bancarotta, con l’economia devastata, possa entrare domattina nella UE, la stessa UE che fino a pochi mesi fa rimproverava uno ‘zerovirgolaqualcosa’ di percentuale di sforamento sul deficit annuo all’Italia. Un inserimento potenzialmente molto costoso per l’Italia, a fronte di vantaggi irrisori, visto che gli asset interessanti sono già in altre solide mani, rimarrebbero solo i debiti da pagare per i contribuenti italiani.
Quando i politici e i banchieri giocano a fare i diplomatici i risultati sono deludenti e si crea grande confusione, certamente questo summit rimarrà nella storia come esempio negativo dello scambio di ruoli. Che qualcosa non torni in tutta questa vicenda è oramai evidente a tutti. Anche Papa Francesco si è posto qualche domanda, senza avere tutte le certezze del Premier italiano, in un’intervista a Civiltà Cattolica pubblicata proprio il 15 giugno:
”…dobbiamo allontanarci dal normale schema di «Cappuccetto rosso»: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro. Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: «Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro».
Ha concluso: «La situazione potrebbe portare alla guerra». Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo. Quello che stiamo vedendo è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo è che vediamo solo questo, che è mostruoso, e non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco.
Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli.
È pure vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta.
Devo pure aggiungere che quello che sta succedendo ora in Ucraina noi lo vediamo così perché è più vicino a noi e tocca di più la nostra sensibilità. Ma ci sono altri Paesi lontani – pensiamo ad alcune zone dell’Africa, al nord della Nigeria, al nord del Congo – dove la guerra è ancora in corso e nessuno se ne cura. Pensate al Ruanda di 25 anni fa. Pensiamo al Myanmar e ai Rohingya. Il mondo è in guerra. Qualche anno fa mi è venuto in mente di dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi. Ecco, per me oggi la terza guerra mondiale è stata dichiarata. E questo è un aspetto che dovrebbe farci riflettere.”
Anche il saggista Giovanni Fasanella si pone qualche questione:
“Morale della favola. La Russia sta avanzando, lentamente ma sta avanzando. Le sanzioni sono vanificate dal sostegno di Cina e India a Putin. Si irrobustisce l’”asse asiatico”. E per noi europei – dal punto di vista economico, sociale e geopolitico – si preannuncia un effetto boomerang a partire dal prossimo autunno. Sia chiaro, non sto dicendo che sono contento di tutto questo. Mi chiedo solo se l’Occidente abbia affrontato la crisi ucraina e il problema russo con le strategie più efficaci.
Abbiamo il permesso di porci questa domanda senza finire in qualche lista di proscrizione?”
Una sintesi molto efficace, da un punto di vista politico e giornalistico, la possiamo trovare sul sito web di Radio popolare- Approfondimenti – Radio Popolare. La redazione riassume i fatti della giornata del 16 giugno con questo titolo:
Il titolo compone, in modo assolutamente involontario, due avvenimenti accaduti proprio quel giorno (il viaggio a Kiev e il caso di un suicidio di un paziente). E’ evidente la sbalorditiva efficacia comunicativa di tale sintesi, forse operata dal giudizioso inconscio del redattore che ha composto i titoli della pagina web di RadioPopolare:
“Il viaggio a Kiev -da un punto di vista politico- è come fosse stato il primo caso di suicidio (di una Nazione) assistito e incentivato”.