Domenica scorsa si è votato in Germania per le elezioni federali, domani si voterà in Italia per le comunali e la Calabria. Vediamo che cosa hanno deciso i tedeschi. Il Bundestag è composto da 598 membri, appena 2 in meno dei 600 totali del nostro Parlamento bicamerale, 299 eletti direttamente in collegi uninominali (Erste Stimme-Primo voto) maggioritari e 299 su liste bloccate di Land proporzionali (Zweite Stimme-Secondo voto), che è quello decisivo perché la composizione finale deve rispettare la proporzione delle liste. Se un partito ottiene un numero di seggi superiore alla sua percentuale si aggiungono seggi, cosiddetti mandati aggiuntivi, per rispecchiare esattamente la proporzione risultante dal Secondo voto. Nel 2013, con Afd e FDP fuori dal Parlamento erano 631, ma nel 2017 con 6 partiti i membri erano 709. Quest’anno si è giunti al record di 735 seggi. Per rispettare la volontà degli elettori in Germania si aumentano i seggi, mentre in Italia sono stati ridotti, per premiare tre/quattro partiti, quelli maggiori.
La SPD ha vinto di stretta misura, ma la sinistra nel suo complesso ha perso specialmente nella ex DDR, con l’eccezione del Meclemburgo Pomerania Anteriore, la SPD ha guadagnato un 1% rispetto al 2017 e non ha recuperato i voti del 2013, il 29,44%, ma ora non c’è più come nel 2013 una maggioranza numerica teorica di sinistra SPD 193 + LINKE 64 + VERDI 63, 320 su 631, già venuta meno nel 2017 con 289 seggi su 709, a causa dei 40 seggi persi dalla SPD, non compensati dai 5 seggi conquistati dalla Linke e dei 4 dei Verdi. Nel 2021: SPD 206 + LINKE 39 + VERDI 118, arrivano a 363 su 735, a 5 seggi dalla maggioranza assoluta perché la Linke ha perso 30 seggi e il 3,65%. Di contro malgrado la perdita secca dell’UNIONE, soprattutto della CDU, – 7,8% in media e della AfD (Alternative für Deutschland) in percentuale e seggi, grazie al successo del FDP la destra ha vinto a livello federale. Per la seconda volta, come nel 2017, è possibile un governo UNION+FDP+AfD con 371 seggi (196+92+83) su 735, pari al 50,47%. Nel 2017 la virtuale maggioranza di destra era di 374 seggi su 709 seggi, quindi il 52,7%. La maggioranza nel 2021 è di solo 3 seggi, ma non è per questa ragione, che è improbabile un tale esito, ma per l’assoluto antieuropeismo della AfD, intollerabile per un partito, che esprime la Presidente, Ursula von der Leyen, della Commissione Europea. Nella Repubblica Federale Tedesca non esiste il fenomeno della migrazione da gruppo parlamentare ad altro nel Bundestag (nei Landtag è diverso) e pertanto è sempre valida la decisa risposta di Adenauer quando gli chiesero come avrebbe potuto governare in solitario con appena 2 voti di maggioranza: “Ce ne è uno di troppo!”.
Nella foto in evidenza, i leader dei tre principali schieramenti, ad un dibattito televisivo, da sinistra: Olaf Scholz (SPD), Annalena Baerbock (Verdi) e Armin Laschet (UNION CDU)
Nei collegi corrispondenti al territorio della ex DDR la debolezza della sinistra è la più evidente. Nel 2013 la LINKE con il 22,7% era il 2° partito e la SPD con il 17,9% il 3°. Nel 2017 la Linke con il 17,8% 3° partito e la SPD con 13,4% il 4°. Nel giro di appena 4 anni la sinistra è passata dal 40,6% al 31,2%. Nello stesso periodo alle elezioni federali la destra è passata dal 44,1%, composto da UNION 38,5% e AfD 5,6% al 49,5% con l’Unione al 27,6%, 1° partito e l’AfD al 21,9% al secondo posto. In queste elezioni la AfD è scesa dal 11,46% al 10,3%, ma è diventato il primo partito in Sassonia e in Turingia.
Berlino per la prima volta avrà una sindaca: è Franziska Giffey della SPD, ex ministra della Famiglia del governo di Angela Merkel. La SPD, che ha totalizzato il 21,4% – mentre i Verdi il 18,9% e la Linke il 14% – sembra destinata a continuare la sua attuale coalizione in municipio con i Verdi e la Linke, pur con qualche acciacco (SPD -0,2%, Linke -1,6%) , ma Berlino è un laboratorio per una nuova sinistra tedesca. Nella congiuntura attuale la SPD non può che tentare di fare un governo, Semaforo, cioè rosso SPD, giallo FDP e verde Grünen, una formula a guida socialdemocratica come nella Renania Palatinato, per scongiurare una coalizione Jamaica, con Liberali e Verdi a guida CDU come nello Schleswig-Holstein, che per la prima volta dal 1949 ha mandato nel Bundestag un deputato rappresentativo della minoranza danese.
Cosa sarà l’Europa nei prossimi anni post pandemia e quale sarà il suo ruolo nel mondo multipolare e la sua capacità di affrontare le sfide planetarie, dal riscaldamento globale con le ricadute ambientali, i flussi migratori, gli scenari di guerra e la digitalizzazione non dipenderà, purtroppo per i veri federalisti (non per gli europeisti d’accatto), dalle elezioni del Parlamento europeo del 2024, ma dalle elezioni federali tedesche appena svolte in questo 2021, dalle presidenziali e legislative francesi del 2022 e da quelle italiane del 2023, la scadenza naturale se non saranno anticipate nel 2022, come spera la destra per sfruttare a suo vantaggio l’ennesima legge elettorale incostituzionale, i cui effetti distorsivi sono aggravati dalla demenziale, perché eccessiva, riduzione del numero dei parlamentari della legge costituzionale n. 1/2020.
Con la Brexit i grandi paesi UE sono ridotti a tre, Germania, Francia e Italia, che non sono nelle loro migliori condizioni, ma nemmeno stanno meglio i paesi medio grandi a cominciare dalla Spagna, per finire con Romania e Polonia: le elezioni federali tedesche sono state quindi le prime elezioni europee della serie, che si conclude con le elezioni del Parlamento europeo del 2024. Per combinazione fortuita il prossimo anno è decisivo per i tre capi di Stato dei grandi Paesi UE, si dovranno eleggere i tredicesimi presidenti di Italia e Germania, da parte di assemblee speciali composte da parlamentari e rappresentanti delle articolazioni territoriali costitutive delle rispettive repubbliche. Il nono Presidente della Quinta Repubblica francese sarà eletto, invece direttamente dal popolo, mentre il nono Cancelliere federale sarà quello scelto dalla maggioranza di governo, che succederà alla Grosse Koalition della Merkel, che ha ancora una maggioranza assoluta di 406 seggi, il 54,93% dei seggi e il 49,8% dei voti validi. L’attenzione è tutta su questo aspetto nazionale.
Quello che è certo è che ci sarà un governo prima di Natale e che durerà quattro anni.
Felice Carlo Besostri
Vicepresidente Istituto Studi Politici Giorgio Galli – ISPG
Cartogrammi: mappa dei Seggi nei collegi (i colori corrispondono al partito vincitore) Seggi nelle liste
Fonte: Di Erinthecute – Derived from:Data from Federal Returning Officer, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94854545