DDL Boldrini-Zan: fine corsa del vietato vietare…

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Nel 1968, al grido di il est interdit d’interdire, ebbe inizio l’era che molti descrivono di grande liberazione, altri come declino della civiltà. In alcuni campi, come quelli della sessualità, della procreazione e della famiglia, essa portò a confini che non dovrebbero essere superati. Sotto la spinta dell’intolleranza alla pacifica convivenza, l’Italia si lasciò trascinare nel ridicolo, ed emanò il nuovo articolo 604-bis cod. pen. che istituisce il reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale, o etnico, ovvero sull’istigazione a commettere atti di discriminazione per i suddetti motivi, con pena di reclusione da due a sei anni per incitamento che crei concreto pericolo di diffusione di crimini (inclusi, fuori contesto, il negazionismo1 e quelli previsti dallo Statuto di Roma, ratificato).

Incitamento all’odio è una categoria probabilmente non generalizzabile. “I know it when I see it” è la celebre frase, traducibile in italiano con “vedere è credere”, usata dal giudice Potter Stewart della Corte Suprema degli Stati Uniti in un caso di pornografia.2 Stewart spiegò che la Corte tentava di definire l’indefinibile e di descrivere il concetto di oscenità riferendosi ad argomenti elusivi inidonei ad assicurare una chiara distinzione fra la parola protetta e quella non protetta (dal I° Emendamento del Bill of Rights). È un ragionamento che si può estendere all’incitamento all’odio. Talvolta è semplice ravvisarlo, lo fu verosimilmente l’accusa di Biden lanciata contro il Presidente della Federazione Russa quando lo chiamò assassino, o l’incitamento di Trump all’assalto del Congresso da parte di teppaglia che tentò di impedire all’Assemblea Legislativa di svolgere le sue funzioni istituzionali. Al polo opposto si posizionano coloro che impongono la criminalizzazione di chi sostiene che l’unica unione naturale e indispensabile per la procreazione è quella tra uomo e donna, o esprimono il loro pensiero, sine ira et studio, sul fervore legislativo che viene deviato da funzioni più importanti e meritorie da minoranze combattive che sfogano reazioni irrazionali, che hanno per oggetto le loro idee di ciò che ritengono discriminazione. Sicché vengono arrestate persone che non costituiscono alcun pericolo per la società in base a leggi imposte da questi attivisti. Non è un fenomeno solo italiano, lo è su scala mondiale.

Va ricordato che nessuno può essere punito per un’azione od omissione preveduta dalla legge come reato se non l’ha commessa con coscienza e volontà. È concetto fondamentale dei codici penali delle nazioni civili. L’accusa che, chi esprime disapprovazione personale di un comportamento non naturale, descritto come tale da millenni, commetta il reato di discriminazione e violenza per motivi sessuali difficilmente potrà sopravvivere a scrutinio giudiziario se il Collegio giudicante non riuscirà a trovare l’elemento psicologico, pre-condizione per integrare la fattispecie delittuosa.

Governi e Parlamento italiani disattenti, poco coscienti delle loro responsabilità verso il popolo, hanno impostato l’agenda legislativa su stramberie sessuali e hanno trasformato la sfera del sesso in discorso fondamentale della nazione. Prima fu l’omosessualità a dominare le testate informative. Essa ha fervidi sostenitori e altrettanto fervidi oppositori, oltre a una larga maggioranza di indifferenti incapaci di trovare l’interesse nazionale in queste pratiche. Le persone perbene continuano a sostenere che il matrimonio debba essere riservato all’unione tra uomo e donna. Gli omosessuali sono determinati a estirpare questa nozione naturale, proclamata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Vogliono vedere dietro le sbarre chi la afferma.

Su iniziativa dei Deputati Boldrini e Speranza è stato presentato un Disegno di legge (designato DDL Zan) inteso a modificare l’art. 604-bis cod. pen. con l’introduzione di misure di prevenzione, contrasto e criminalizzazione della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Il sesso è affare privato, la maggioranza della popolazione italiana reagisce al tentativo di sopruso legislativo, afferma che ognuno deve potere educatamente esprimere, in una Repubblica democratica, le proprie convinzioni nel rispetto dei limiti del minimo etico racchiuso nelle norme penali e nell’ordine pubblico in generale. I promotori dicono che il disegno di legge dovrebbe promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione, contrastare pregiudizi e discriminazioni, utilizzare le scuole per inserire programmi di sensibilizzazione (indottrinamento) dei più giovani e vulnerabili. Nulla da obiettare riguardo alla non-discriminazione di pratiche sessuali inusuali, la non-discriminazione è sacrosanta, ma non serve una nuova legge, ci sono mezzi di educazione civica diversi dalla prigione per ottenere progresso.

Gli omosessuali avanzano sulla strada della caratterizzazione come reato di incitamento all’odio e alla violenza tout court di chi esprime sentimenti e opinioni contrari ai loro. Vogliono, per ordine della legge, fare ritirare dal campo normale della discussione argomenti di (possibile) interesse sociale. Coloro che vengono privati della libertà di pensiero ne escono vittime, coloro che impediscono la libertà, ne escono con il marchio del disonore di chi impone arroganza e prevaricazione. La società civile non deve permettere che la corretta e seriamente argomentata divergenza di idee e opinioni, nel reciproco rispetto, venga svilita.3 I non giuristi spiegano la portata del nuovo Disegno di legge sostenendo che “va perseguito chi dice che l’unica famiglia è tra uomo e donna, . . . perché crea infelicità negli esseri umani”.

L’Italia sta ritornando al reato di opinione, vuole abolire il diritto alla libertà di espressione e di pensiero. Chiunque si oppone a questo nuovo disegno di legge è “bigotto, retrogrado, fascista”,4 anche se vi si oppongono persino le associazioni femministe, Arcilesbica, 161 esponenti dell’area di centro sinistra, Aurelio Mancuso, ex presidente dell’Arcigay, Francesca Izzo, politica e storica femminista.

Paul Coleman, Direttore esecutivo della Alliance Defending Freedom, International, osservò che questi atteggiamenti si stanno moltiplicando in tutta Europa e contribuiscono a creare “una cultura di paura e censura”. Un sacerdote cristiano inglese venne ammanettato e arrestato dalla polizia inglese dopo che un comune cittadino lo aveva denunciato alla polizia per commenti omofobici consistenti della frase, detta dal pastore, che il “matrimonio è per uomo e donna”. Stesso trattamento è stato minacciato alla Deputata al Parlamento finlandese, ex-Ministra agli interni, Päivi Räsänen. Paul Joseph Watson disse: “[Il movimento LGBT] si affida in numerosi Stati europei al potere statale per fare letteralmente imprigionare le persone che mettono in discussione la moralità di quanto la LGBT rappresenta. . . . Questo non è oppressione, questo significa essere l’oppressore”.

La “legge” Zan non sembra essere sufficiente per appagare i fanatici del sesso in Parlamento. Vogliono anche una legge (già presentata) sull’utero in affitto, che chiamano eufemisticamente gravidanza solidale e altruistica, ma che è sempre ‘surrogazione di maternità’, ‘mercificazione del corpo della donna’, ‘compravendita di bambini’”. Gli accordi di maternità surrogata contengono spesso la clausola (eugenetica) che il bambino commissionato debba essere “sano e in salute”, con la conseguenza che, se non lo fosse, potrebbe non essere preso in consegna e, nella maggioranza dei casi, la madre che lo dovrebbe partorire, lo sopprimerebbe con aborto selettivo (riduzione embrionaria). A questo dramma di carattere umano ed etico si aggiungono altre disgrazie: lo sfruttamento di donne povere che offrono l’utero contro denaro o vi vengono costrette da prosseneti, la crudeltà di non fare vedere e neppure lasciare abbracciare il neonato dalla madre naturale, la condizione innaturale del bambino come mero oggetto di desiderio utilitaristico, merce da acquisire per soddisfare impulsi di egoistica dissolutezza. La proposta di legge passa nel ridicolo con la modifica all’anagrafe: ogni bambino dovrà avere un genitore 1 e un genitore 2, senza riferimento al sesso e al ruolo di madre e di padre. Saranno figli di gravidanza sociale, “anonimato di gruppo”.

Finirà nell’infelicità di molti bambini divorziati dai genitori 1 o 2 o entrambi quando sarà passato l’interesse. Finirà con bambini che cresceranno frastornati nella diversità, che non avranno mai conosciuto l’amore di una madre, involontariamente evitati dai compagni di scuola per innato senso di avversione alla loro condizione. Finirà con l’utero in affitto ridotto a importante giro di affari. Prevarrà il cinismo e la prevaricazione di una minoranza ignorante, priva di scrupoli che, con arroganza e mala fede, vorrà imporre la propria volontà.

Finirà con la clonazione riproduttiva umana. Si chiederà agli scienziati di intervenire sul genoma per costruire bambini non più nell’utero della donna ma in laboratorio, in base a specifiche di commissione, figli su misura, con gli occhi azzurri, di costituzione alta e snella, atletici, con intelligenza predeterminata. Si costruiranno automi destinati alla fornitura di organi di ricambio e alla formazione di eserciti di individui tutti uguali e tutti indirizzabili ad agire secondo la volontà di oligarchie assetate di potenza. L’idea terrorizza per le sue incognite, i difetti di clonazione, i rischi psicologici e sociali. Questa evoluzione, che tocca l’essenza stessa della vita sul Pianeta, diventerà realtà se non si bloccano le sperimentazioni irresponsabili in corso. Siamo al finecorsa del vietato vietare.

Nicola Walter Palmieri

1 Norma inutile, l’olocausto è verità assolutamente accertata, chi lo nega, dà non solo prova di ignoranza di fatti storici ma anche di mala fede e maleducazione; e si rende ridicolo. Non c’è necessità di portare in campo la legge penale per impedire alla gente di rendersi ridicola.

2 Jacobellis v. Ohio, 378 U.S. 184, 197 (1964) (il caso trattava di pornografia in un film).

3 Il progetto di legge in Senato machiavellicamente fa salvi il pluralismo delle idee e la libertà delle scelte “legittime . . . purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”, articolo 4.

4 Gli italiani ricorderanno, dai libri di storia oramai, che era così non molto tempo fa durante il fascismo. Chi è fascista? Chi vuole esprimere liberamente la sua opinione o chi glielo vuole impedire?

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