800 miliardi in baionette

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La Commissione a guida Ursula Gertrud Albrecht, coniugata von der Leyen, ha annunciato un piano di riarmo per l’Europa, dal costo di circa 800 miliardi di euro. Il Parlamento europeo il 12 marzo ha approvato una “Proposta di Risoluzione sul Libro Bianco sul futuro della difesa europea” confezionata dalla vicepresidente per gli affari esteri (estone) e dal commissario alla difesa (lituano). Il documento approvato è quindi il frutto del lavoro di una estone e di un lituano, due piccole regioni baltiche, nell’estremo nord dell’Europa, inguaiate da secoli in una faccenda strettamente regionale con la Russia, che improvvisamente diventa un grosso pericolo per tutta l’Europa. Va detto, per chiarezza, che non è stato approvato un piano di Re-Arm Europe come i media hanno voluto farci credere, solo due paginette di propaganda spicciola con una serie di affermazioni più o meno discutibili da un punto di vista storico e geopolitico, niente altro. Il Corriere della Sera subito dopo ha parlato della creazione di una Centrale Europea di Acquisti di armi, per ottenere economie di scala e avere maggiori volumi di produzione.  C’è una forte somiglianza con la precedente fallimentare esperienza: la Centrale acquisti dei Vaccini Covid, dove il fornitore principale fu una delle Big-Pharm, con tutte le inchieste giudiziarie collegate che sono ancora in corso. A prima vista sembra ragionevole potenziare le FF.AA dei Paesi Europei, che dagli anni ’90 (in Italia, legge Di Paola) furono ridotte a strutture professionali, valide per missioni di peace keeping o di un qualche supporto NATO agli alleati USA, come in Iraq e Afghanistan. Insomma, il sogno di reparti tipo Commandos e Forze Speciali alla Hollywood con la realtà di pochi e malridotti reparti di Artiglieria, Carri e Fanterie d’Arresto negli Eserciti di terra. La situazione è migliore per Marina e Aeronautica, frenate dai costi elevati delle navi, aerei, sistemi d’arma, manutenzione e addestramento avanzato dei militari specialisti. L’attuale guerra Ucraino-Russa disegna un tipo di futuri scenari bellici terrestri: gli ucraini sono logorati in difesa da 3 anni, i Russi non hanno ancora vinto, ci hanno messo 2 anni ad avanzare con le fanterie e artiglieria nei quattro Oblast contesi. Uno scenario da Prima Guerra mondiale, ma con molta tecnologica, con gente nelle trincee e nel fango, con una differenza competitiva data dal controllo elettronico e per immagini dei campi di battaglia con satelliti, StarLink di Musk, i droni di sorveglianza e attacco, etc .  Insomma, appena uno si muove nel bosco o fuori della trincea, viene localizzato e fatto fuori, fante o carro armato che sia.  Nel cielo, i costosi cacciabombardieri stanno fuori dal tiro dei missili contraerei, lanciano bombe plananti, per cui si mandano i droni ad elica da pochi soldi, imbottiti di esplosivo, sperando che colgano il bersaglio. Le teorie militari vecchio stile (come all’inizio i russi) basate su avanzate massicce di carri armati alla Rommel o alla Zukov, hanno dimostrato che il ciclo di vita di un carro (dal costo ai contribuenti tra i 5 e i 10 milioni a seconda del tipo) al fronte è di sole 8 ore. Sembra evidente che il vantaggio competitivo nelle prossime (speriamo di no) guerre, sarà dato dalla superiorità dei sistemi di acquisizione, controllo, sintesi con IA e trasmissione dati, per sapere in tempo reale, le mosse dell’avversario.

La percezione occidentale della tipologia di guerre in corso è probabilmente falsata dalle propagande dei contendenti, dal modo di pensare degli Europei globalisti, democratici ed inclusivi, per non dire altro. Eppure, ai primi anni Novanta abbiamo assistito alla frantumazione della Jugoslavia in vari Stati basati su etnie (o comunità) specifiche, serbi, croati, bosniaci serbi, mussulmani, montenegrini, etc. La frantumazione e la guerra civile non erano causate da crisi economica, ma dalle rivalità ancestrali, vecchie di secoli, fra le comunità del paese, unito nel 1945 dal comunismo di Tito. Anche in Ucraina esistono rivalità ataviche fra comunità; le comunità mitteleuropee-polacche, dell’area di Leopoli e nord ovest, sono state sempre fortemente nazionaliste, alla ricerca di un loro Stato nazionale, fin dal 1848, quando erano sotto l’Impero Asburgico, e infatti gli esponenti politici e ideologici furono repressi e incarcerati dagli austriaci di Francesco Giuseppe. La parte geografica da Kiev verso il Dnepr, era abitata da comunità principalmente slave filorusse, molte anche fatte immigrare in quella zona all’epoca dell’URSS (Krusciov era ucraino ed ha regalato la Crimea all’Ucraina). Nella II Guerra Mondiale, molti ucraini del nord si unirono ai tedeschi contro i Russi, sperando di creare una nuova Nazione, altri si unirono invece all’Armata Rossa.

Forse, si doveva capire prima che le rivalità ataviche erano alla base della strisciante guerra civile dal 2014, ma i politici europei e americani ragionano solo su concetti astratti, come ad esempio i confini nazionali. Questo pregiudizio degli Occidentali ha creato enormi errori soprattutto in Medio Oriente, dove tutti si ostinano a considerare come Nazioni singole quelle che sono comunità di tribù o movimenti religiosi in rivalità fra loro. Ad esempio, la Siria come stato unico coi confini di Sykes–Picot del 1918, è composta da comunità tribali o urbane sunnite, curde, alawite, yazide e altre minoranze che si detestano fra di loro, e che difficilmente hanno idee democratiche di convivere pacificamente. Per non parlare degli errori in Iraq, con comunità sciite, sunnite e curde rivali fra loro, tenute insieme allora dal governo autoritario di Saddam.

Ora, con il piano di ReArm-EU di 800 miliardi di euro, non è come andare al supermercato, i sistemi d’arma sono complessi e richiedono una lunga progettazione e produzione.  Ogni Paese ha le sue specialità: Leonardo Fincantieri costruisce ottime navi de guerra e sistemi radar, i cantieri tedeschi non hanno esperienza; i Francesi invece meglio, con le fregate FREMM fatte insieme all’Italia. La portaerei Queen Elizabeth, inglese, è da anni in cantiere per modifiche e difetti costruttivi. Insomma, molta parte dell’industria bellica UE ha problemi di progettazione e costruzione. Se si esclude la MBDA, consorzio per costruire missili, e altri, come gli Storm Shadow,  riguardo ai droni, l’Europa è a zero, i migliori sono quelli turchi. La Francia produce i suoi aerei Rafale, ma il resto della UE ha comprato gli Eurofighter, e adesso gli F35 americani, il cui uso resta sempre sotto controllo USA; infatti, se non viene trasmesso un ok elettronico di autorizzazione dagli americani, il motore non si accende neppure; quindi vi è zero indipendenza degli Europei. Con queste situazioni, forse la Commissione Ursula potrà definire uno standard UE solo per le baionette, come ha fatto per anni imponendo norme sulle dimensioni delle vongole.

Vi è il problema dello scenario mondiale economico-finanziario: il riarmo della UE dovrebbe essere finanziato da 800-850 miliardi di debito dei Paesi, al di fuori del Patto di Stabilità (senza aver prima spiegato e rendicontato come vengono spesi gli attuali circa 400 miliardi annui che i Paesi UE spendono nella difesa). Quindi con emissione di Bond. Il punto è capire chi li comprerà. Banche e Fondi Privati? Ma chi comprerebbe titoli di debito di Paesi forse prossimamente in guerra?  Certo, si può, ma allora l’interesse usuale non basta, deve essere molto più alto per coprire i rischi di un Titolo che rischia di valere niente dopo pochi anni. Oltre Atlantico, il famoso Ray Dalio, fondatore dell’Hedge Fund Bridgewater ha già lanciato l’allarme sul Debito USA, esploso sotto Biden, e il rischio di un infarto economico; cosa vuole dire? Che probabilmente Banche private e Fondi non compreranno più nuove emissioni dei Treasury americani, quindi per renderli appetibili, o si alza il tasso di interesse o li compra la Banca Centrale, la Federal Reserve. Trump sarà un personaggio singolare, ma si intende di finanza e farà di tutto per salvare i Debiti USA e il dollaro.

Anche in UE, nessun privato comprerebbe Bond emessi per sostenere armamenti per la guerra e allora resta solo la BCE con un altro Quantitative Easing, con i tassi all’1% o sottozero, per la felicità di Draghi. Nell’ultimo mese i giornali informano che è avvenuta un enorme fuoriuscita di capitali dall’Europa per posizionarsi negli USA; le riserve d’oro europee sono migrate in America e l’oro è arrivato a 3000 $ l’oncia.  È un segnale evidente del rischio di guerra in Europa.  Se i cosiddetti Paesi “Volenterosi“(Francia, Inglesi ecc…) intendessero per caso intervenire militarmente contro la Russia, tutto il mondo finanziario internazionale scapperà dall’Europa e dall’Euro, perché sanno che la prima cosa che i Governi in guerra tentano di fare è di  bloccare i capitali. Basta che voli qualche pallottola e si sappia di qualche militare “regolare” (non mercenario) di un esercito europeo che sia morto sul campo che dopo 10 giorni tutto il mondo – Arabi, Cinesi, USA, Giapponesi, Asiatici, Indiani – venderanno i Bond europei a qualsiasi prezzo e si verificherà il crollo dei Debiti dei Paesi Europei e l’infarto finanziario della UE e delle varie monete, sterlina, euro e altri. La Albrecht, coniugata von der Leyen, e i Commissari dell’Unione Europea dovrebbero riconsiderare i fondamentali della finanza internazionale, visto che i loro Paesi sono sul filo del rasoio di un Debito Pubblico che sta in piedi solo con la “fiducia“ dei cittadini e dei mercati.

 

Fabrizio Gonni, laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. 

Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli

mail: gonni@istitutostudipolitici.it

 

Nota Storica in due semplici esempi (senza la globalizzazione):

Il Presidente Lincoln, per avere i fondi per sostenere la Guerra di Secessione (1860) non prese prestiti di moneta bancaria a tassi del 30%, ma stampò “Biglietti di Stato o del Tesoro“ con il retro color verde, i “Greenback “, che ogni anno pagavano  al portatore un interesse del 5%. Furono un successo e finanziarono i Nordisti.

Nel 1939, Hitler fece abbandonare il supporto dei beni del Demanio alla moneta ReichsMark e ordinò di stampare a profusione per finanziare la Guerra. Era una Moneta di Stato a corso Legale. La cosa fece infuriare il Governatore della ReichsBank, Hejmar Schacht, che protestò e quindi venne arrestato. La Germania finanziò con un ReichsMark, libero da vincoli, ben 5 anni Guerra Mondiale su molteplici fronti, senza fare Debito Pubblico.

 

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Un commento su “800 miliardi in baionette”

  1. Analisi ineccepibile. Innanzitutto ha fatto bene l’autore a sottolineare che le armi americane non producono deterrenza, al contrario creano solo dipendenza dagli USA; non solo gli F16 o gli F35 ma anche i missili nucleari B61-12 situati nelle nostre basi di Ghedi ed Aviano sono ad uso e consumo dei nostri coloni. Concordo anche sull’analisi finanziaria, senza una sovranità monetaria dei singoli Stati che possano finalmente stampare la loro moneta senza debito (che verrebbe sempre sottoscritto a piacimento dai nostri coloni) non avremo la capacità di ampliare la nostra capacità industriale. Aggiungo inoltre che senza le materie prime dalla Russia, dal Sud America, dalla Cina o dall’Africa (che stanno formando quasi un blocco unico) non avremo nè materiali, nè terre rare, nè energia per affrontare qualsivoglia sfida. Se proprio la baronessa volesse fare qualcosa di buono per l’Europa dovrebbe lavorare di più per la diplomazia e soprattutto smetterla di fare dispetti (sanzioni) e minacce come una bambina capricciosa

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