Le moschee non sono solo delle “chiese”. A Milano non l’hanno ancora capito

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Milano sembra in mano a politici non all’altezza delle necessità di una grande metropoli:  dalla rivolta di bande di immigrati al quartiere Corvetto, alle indagini della magistratura sull’abnorme volume di palazzi e palazzoni costruiti come funghi in tutta Milano negli ultimi due-tre anni, alla vicenda della moschea in zona viale Padova. Da poche settimane, il Il Giorno per primo ha diffuso il rendering della struttura, qui sopra esposto. Una questione annosa, affrontata con una certa superficialità dall’autocrate di palazzo Marino, dal PD, da Monguzzi dei Verdi, dalla benevolenza di Forza Italia e da altri della sinistra. Il PD metropolitano proclama su F.b.: “Il progetto della moschea è in lavorazione e se ne sta occupando direttamente anche Mahmoud Asfa, architetto e presidente della Casa della Cultura Islamica di via Padova, che dagli anni ‘80 promuove il dialogo costante tra la società milanese, le comunità musulmane e le altre realtà religiose della città, confermandosi esempio di integrazione virtuosa, di inclusione e costruzione di legami tra le diverse anime di Milano. Come ricordato dalla vicesindaca Anna Scavuzzo, il compito del Comune sarà accompagnare e sostenere la comunità nel fare tutto nel rispetto delle regole e del territorio.”

Gioiscono del prossimo inizio dei lavori di costruzione, come un bambino con il cono gelato, senza sapere quel che fanno. In effetti, nella sinistra ci sono altre voci più consapevoli e mature ma, a quanto pare, non sono prese in considerazione. Procediamo un passo alla volta. Vediamo in cosa consiste l’intervento urbanistico in via Esterle tramite il sito urbanfile.org “Una nuova moschea sorgerà a Milano, nell’area degli ex bagni di via Carlo Esterle alle Rottole (tra via Padova e via Palmanova), capace di ospitare 3.500 fedeli ogni venerdì su tre turni. Il progetto prevede una struttura di 750 mq coperti su un’area totale di 1.500 mq, con un design dominato da quattro cupole azzurre, scelte per armonizzarsi con il contesto italiano, nonostante il verde sia tradizionalmente il colore dell’Islam. Il costo complessivo dell’opera, incluso un parcheggio sotterraneo richiesto dalla normativa regionale, è stimato tra i 3,5 e i 4 milioni di euro. La Casa della Cultura Musulmana ha già investito 495.000 euro per il diritto di concessione trentennale dell’area. L’immobile attuale, risalente agli anni ’30, sarà demolito e la moschea costruita ex novo…   assenza di un minareto, scelta voluta per integrarsi meglio nel tessuto urbano e prevenire polemiche…”

Quelli che confondono i “ponti” con i “muri”

Abbiamo chiesto a Vittorio Zedda, già dirigente scolastico e profondo conoscitore del mondo islamico, un parere qualificato sul tema delle moschee a partire dal manifesto del PD-Milano Città Metropolitana, esposto su Facebook, intitolato ” Al via il percorso per la moschea di via Esterle,  per una Milano che COSTRUISCE PONTI e NON MURI.

Un’affermazione, nel migliore dei casi, venata di ‘umorismo’ involontario. La moschea ‘ponte e non muro‘? È esattamente il contrario, perché in una moschea entrano solo i musulmani e tutti gli altri, di qualsiasi altra religione, sono esclusi e non possono accedervi, anche perché considerati “impuri”, salvo rare eccezioni come l’accettazione in visita alla moschea di particolari persone ‘infedeli”, ma accompagnate, o scortate, da musulmani con specifici incarichi. Eccezioni a parte, resta il fatto che la definizione di “impurità” è di fatto scostante e discriminante. La moschea, verso gli “infedeli” non è affatto un ponte: È UN MURO CHE SEPARA ED ESCLUDE, ALLONTANA e quindi NON esprime accoglienza, ma al contrario rifiuto ed OSTILITA’ verso chi non appartiene alla “umma”, la comunità di fede islamica (1)”. Quindi?

Non è l’equivalente islamico di una chiesa cristiana. Si tratta di tutt’altra cosa: è un luogo di riunione, oltre che di preghiera (poiché l’islam è religione, politica, giustizia e stato) nel quale solo i musulmani sono ammessi. Uno spazio chiuso, incontrollabile, in cui si parla o si prega prevalentemente in arabo; un luogo estraneo e inconciliabile con il nostro Paese e il suo assetto culturale, civile, giuridico artistico e storico, senza alcun elemento di connessione con il nostro ambiente, globalmente inteso. E’ difficilmente compatibile con la nostra Costituzione, la nostra democrazia, i diritti dei cittadini, ecc..”

Zedda conclude mettendo in guardia: “Caro PD, è esattamente il contrario, perché in una moschea entrano solo i musulmani e i non musulmani, di regola, sono esclusi e non vi possono entrare. È un MURO che SEPARA ed esclude, allontana e quindi esprime INIMICIZIA. È un corpo estraneo, che rifiuta ciò che sta fuori e attorno in quanto inconciliabile con le sue leggi, che però vuole imporre all’esterno. E questo sarebbe un “NON MURO” secondo il PD?”

Questo approccio meno populista è condiviso da alcuni sostenitori del Pd, ad esempio su Fb così si esprime N.L.:“Non dimentichiamo però che alla base della distinzione tra potere temporale e spirituale su cui si fonda la Civiltà europea o euro-americana vi è l’insegnamento di Gesù di Nazareth e non quello di Maometto (profeta dell’Islam) o di un ayatollah… Le religioni non sono affatto “tutte eguali”. L’Islam coranico o classico non prevede la “costrizione in materia di fede”, e tuttavia spinge alla conquista dei territori dei “miscredenti” (pagani idolatri) e delle “genti del Libro”. Costruire un islam liberale o sufi, una minoranza illuminata fedele alla Costituzione, è un’opera complessa… Le migrazioni di massa incontrollate e i petroldollari delle monarchie feudali del Golfo o degli emirati favoriscono la diffusione nelle società occidentali dell’islamismo politico, del salafismo e del fondamentalismo wahabita.”

Un altro militante, dello stesso livello dell’assessore del Comune, gli risponde “Non commento, perché uno Stato è laico, il resto sono questioni personali.”

A questo punto N.L. sbotta impartendo all’incolto militante e ai decisori comunali un piccola lezione:” Lo Stato laico non è un’astrazione: ha una precisa origine storica. Il concetto di “laicità” nasce nel contesto della civiltà europea e non in quello islamico… Se i musulmani divenissero maggioranza nella società italiana, la Repubblica fatalmente avrebbe FINE, e con essa il pluralismo democratico. Persino il Vaticano, monarchia assoluta retta dal papa, pur essendo uno stato levitico, non è una teocrazia come quella sciita: Gesù di Nazareth insegna, infatti, a distinguere Cesare da Dio.”

In conclusione Zedda rimarca che la moschea è “un luogo estraneo e inconciliabile con il nostro Paese e il suo assetto sociale, culturale, civile, giuridico artistico e storico, senza alcun elemento di connessione con il nostro ambiente, globalmente inteso. Il fatto che si sia già permesso localmente di costruire moschee (a Roma, Colle Val d’Elsa e altrove) “come se fosse solo un luogo di preghiera” è il frutto di un modo di operare dei pubblici poteri, che i cittadini hanno il diritto di giudicare. Pare che dovremo subire la presenza di un ulteriore elemento e simbolo di divisione, intrinsecamente totalitario e dominante, in casa nostra. Un corpo estraneo, che rifiuta ciò che sta fuori e attorno in quanto non collimante con la sua dottrina, che però vuole IMPORRE all’esterno, e a noi.”

Si spera nelle molte persone di giudizio presenti in ogni area politica, che possano trovare più spazio e rappresentanza nei vertici comunali, perché questo insipiente modo di governare genera solo guai, che trasmetteremo in regalo ai nostri figli.

 

 

 

Fig.1:  copia della schermata pagina PD metropolitano di Milano


Note:

(1) Lo conferma la prima sura coranica, denominata “Al Fatiha” (“L’aprente”) che costituisce la preghiera ripetuta almeno cinque volte al giorno: implora Allah affinché preservi i fedeli dal diventare come quelli che hanno suscitato l’ira di Dio (sono sottintesi gli ebrei) e quelli che sono stati “sviati”(cioè, i cristiani). Spiegare le ragioni di quei riferimenti ad ebrei e cristiani e relative perifrasi, comporterebbe un discorso che qui per brevità si omette. Recitare cinque volte al giorno questa sorta di anatema contro ebrei e cristiani, esclude qualsiasi convinta inclusività verso chi deve essere per fede implicitamente rifiutato. Non è poi certo un invito all’amore universale: un famoso hadith affida ai “fedeli” di Allah il compito di uccidere tutti gli ebrei prima che venga l’Ultimo Giorno (Bukhari, 52: 177). Un certo Hitler trovò interessante la cosa e stipulò un’intesa con l’Islam attraverso gli accordi con il Gran Muftì di Gerusalemme Amin-al-Husayni, coi seguì la creazione concordata col Muftì di una armata islamica, inquadrata nella Tredicesima Waffen, denominata “Freies Arabien”, che combatté al fianco delle “SS” nella Seconda guerra mondiale. Una vicenda storica che conferma la radice guerriera di quella fede, che è il contrario dell’amore universale. L’art.8 della nostra Costituzione prevede che ” le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno il diritto di organizzarsi secondo propri STATUTI , IN QUANTO NON CONTRASTINO CON L’ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO, ma di questi statuti, per la mentalità islamica, pare non ci sia bisogno, perché “c’è già tutto nel Corano”, i cui contenuti però contrastano o non collimano con il nostro ordinamento giuridico, che rifiuta e punisce violenza e discriminazione. La “Commissione Pisanu” al tempo del primo governo Berlusconi, finalizzata al tentativo di normare la crescente presenza di immigrati musulmani in Italia, composta da esponenti qualificati delle parti a confronto (Commissione per l’Islam Italiano) lavorò a lungo ma finì con un nulla di fatto per i contrasti interni alla componente musulmana della Commissione. L’assenza di una rappresentanza ufficiale riconosciuta che parli a nome delle diverse “voci” dell’islam, talvolta molto diverse, presenti in Italia, non agevola la risoluzione del problema, peraltro assai ostico.

A rigor di legge i luoghi di culto islamico in Italia avrebbero dovuto sorgere a seguito dell’emanazione di specifiche norme, non in assenza delle stesse.

Si è preferito tollerare e assecondare (ma ci sono sotto evidenti interessi politici e non solo) una situazione di fatto attendendo non si sa bene cosa. O forse si sa. Ma i nodi poi arrivano al pettine.

Altra cosa è la libertà di culto: ognuno può professare la propria fede e gli stessi musulmani affermano che in Italia questo loro diritto (costituzionale) è rispettato: in assenza della moschea, o lontano da essa, ognuno può pregare quanto vuole e in qualsiasi luogo adatto, esattamente come succede nei paesi islamici.

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